Politica

Unioni civili, il Family Day: “Il cattolico Renzi fermi la legge”. I vescovi: “Se resta così, tocca a Mattarella”

Il coordinatore della manifestazione del Circo Massimo Gandolfini: "Il premier ha grande fiuto politico, capirà". Avvenire: "Servono serie correzioni di rotta". Il Pd: "Possibili modifiche, ma andiamo avanti"

L’avevano scritto sugli striscioni, l’avevano accennato dal palco, avevano giurato che un giorno i politici “dovranno rendere conto di quello che fanno” e che avrebbero fatto attenzione “a chi ci aiuta e a chi ci oscura”. Ora, all’indomani del Family Day, il richiamo del leader Massimo Gandolfini al presidente del Consiglio Matteo Renzi è aperto e esplicito. “Faccio appello alla coscienza cattolica del premier Renzi, che penso sia una persona intelligente, con un grande fiuto politico. Quel ddl va bloccato”. Una sorta di avvertimento simile a quello pronunciato al microfono del palco del Circo Massimo. “Qui ci sono elettori di tutti i partiti – aveva detto Gandolfini – Vi dico: guardate chi ci sta aiutando e chi vi oscura. I prossimi passaggi della legge li seguiremo minuto per minuto e vedremo chi ha ascoltato il messaggio di questa piazza e chi lo ha messo sotto i tacchi”. Ma l’offensiva del mondo cattolico – a due giorni dai primi voti (sulle pregiudiziali di costituzionalità) sul disegno di legge Cirinnà che propone le unioni civili – non si ferma qui.

Su Repubblica, infatti, a parlare è stato monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso, ex presidente della commissione della Cei su sociale e lavoro e attualmente membro della Commissione Pontificia per il clero. “Renzi non può non ascoltare la maggioranza del Paese- ha detto Bregantini – L’Italia che era qui a Roma per il Family Day”, aggiunge, aprendo comunque a una legge che garantisce “diritti ovvi come l’assistenza in ospedale o in carcere e la reversibilità della pensione”. Per Bregantini, che sabato era al Family Day, “già da martedì, alla discussione al Senato, i termini del ddl Cirinnà dovranno cambiare. Anche perché credo che se il ddl rimarrà così com’è toccherà al presidente della Repubblica Mattarella intervenire”. A queste voci si aggiunge anche quella di Avvenire, il giornale dei vescovi che ha chiesto alla politica di ascoltare “la corale domanda che sale ‘dal basso’. Cioè di serie correzioni di rotta e di scelte coraggiose, davvero eque e lungimiranti”.

La Santa Sede appare più cauta rispetto al dinamismo della Conferenza episcopale. La risposta che arriva da Renzi per ora è il silenzio che peraltro conferma per il momento le prese di posizione prese nei giorni scorsi a favore della legge così com’è, compresa l’adozione del figlio acquisito, sulla quale il Partito democratico – ad eccezione di un gruppo ristretto di senatori – sembra compatto. Da parte del Vaticano, però, spiega l’Ansa, non sono mancati contatti e colloqui con rappresentanti del governo, in particolare col sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti: sono stati espressi chiari rilievi, soprattutto sull’equiparazione col matrimonio e sulla stepchild adoption. Le stesse perplessità, insomma, dichiarate in forma pubblica dai rappresentanti dell’episcopato italiano. E un prossimo appuntamento – pubblico – sarà la “bilaterale” per l’anniversario dei Patti Lateranensi, a Palazzo Borromeo il 23 febbraio.

Di ufficiale ci sono le dichiarazioni dei due capigruppo. “Siamo aperti alle modifiche purché non stravolgano il testo e solo se migliorative”, spiega il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda parlando a Repubblica. “Se la piazza chiede di lavorare per migliorare la legge è un imperativo che dobbiamo seguire. Ma se invece la si vuole archiviare o buttarla nel cestino questo non è possibile, verremmo meno al nostro giuramento laico di parlamentari”. Lo stesso concetto viene espresso da Ettore Rosato, capogruppo a Montecitorio: “Faremo una buona legge – dice – con il rispetto dei diritti di tutti e con la consapevolezza di dover colmare questo ritardo”. Per la piazza di Roma c’è “grande rispetto, ma grande consapevolezza del ruolo del Parlamento, che deve finalmente legiferare sul tema delle unioni civili, sul quale siamo l’ultimo paese europeo ad aver normato dei diritti che sono attesi ormai da troppi anni”. Di certo arrivano altolà dal resto del partito che vuole che il testo che ha come prima firmataria Monica Cirinnà (che è renziana): “Non deve essere modificato” dicono sia Federico Fornaro sia Cesare Damiano, i quali rappresentano due anime della sinistra Pd. Una più oltranzista su riforme e Jobs act, l’altra più dialogante e infatti premiata nei ruoli di governo, a partire da Maurizio Martina.

Intanto però gli appelli a Renzi da parte dei partiti che si oppongono al ddl Cirinnà (Forza Italia, Lega Nord) si moltiplicano. Nell’attesa di capire se questi richiami provocheranno effetti in Parlamento,  si registrano le minacce sul web contro Beppe Fioroni, contrario al ddl e unico esponente di prima fila tra i democratici a partecipare al Family Day. Su un blog è apparsa una vignetta che rappresenta lo stesso Fioroni vestito da prete cattolico, con una mano che indica il suolo. Sopra compare la scritta: “Don Giuseppe Fioroni celebra i funerali di un anziano ma all’improvviso si accascia e muore anche lui per solidarietà”. A Fioroni sono arrivati i messaggi di solidarietà di molti esponenti politici.