Calcio

Diritti tv, intercettazioni e Guardia di Finanza: “Ecco il sistema Infront per favorire Mediaset”

Secondo gli investigatori nel 2014 è stata truccata l'asta per l'assegnazione delle dirette televisive del triennio 2015-2018 dove l'offerta migliore era stata fatta da Sky: "Non c'era trasparenza ed equità". Adriano Galliani al telefono: "Bisogna fare pressione sulle altre squadre"

Centinaia di intercettazioni telefoniche, alcune inequivocabili, a supporto di un’indagine che va avanti dalla primavera dello scorso anno, disegnano quello che gli investigatori non esistano a definire “un vero e proprio sistema” imperniato sul ruolo di Infront nel calcio italiano. Due relazioni della Guardia di finanza, anticipate da La Repubblica, descrivono in maniera limpida quanto l’advisor della Lega Serie A pesi nelle decisioni prese dalla Confindustria del calcio italiano, grazie alle numerose attività svolte per conto dei club e alla vicinanza dei suoi manager, Marco Bogarelli in primis, con il mondo Mediaset e in particolare con Adriano Galliani, ad del Milan e vice presidente della Lega.

Nei primi mesi dell’inchiesta – che ha subito una nuova accelerazione negli scorsi giorni con il sequestro di tutti i contratti che legano Infront ai club di A per i quali cura il marketing – gli inquirenti si sono imbattuti nell’ultima trance di assegnazione dell’asta dei diritti tv del giugno 2014. La Lega era infatti chiamata a piazzare il pacchetto C, quello che dà la priorità per le interviste nel pre e post partita, oltre all’accesso delle telecamere negli spogliatoi e ai commenti dei bordocampisti accanto a entrambe le panchine. Un ramo apparentemente insignificante ma comunque appetitoso per le emittenti per fornire un’esperienza completa ai loro clienti. Tanto che – stando alle relazioni delle fiamme gialle – Mediaset prova a forzare la mano per vincere la gara. La proposta del Biscione è infatti più vantaggiosa, ma sarebbe “assolutamente non valida” perché legata a un accordo di sub licenza, secondo quanto riportato da Repubblica. Di conseguenza il reale vincitore sarebbe Sky, che ha imbustato un’offerta più bassa.

Ma le intercettazioni telefoniche ci sono alcuni passaggi che chiarirebbero come in quelle ore sia stata indirizzato l’esito. Da Rti infatti chiamano subito Bogarelli: “Adesso devi convincerli tua eseguire la sub licenza”, ordinano. E il presidente di Infront Italy risponde: “Va bene, va bene, va bene, va benissimo (…) date un colpo anche ad Adriano Galliani”. E l’amministratore delegato rossonero, sempre in un’intercettazione riportata da Repubblica, a riguardo dice: “Bisogna fare pressione sulle altre squadre… che abbiamo noi come diritto di marketing”. Un passaggio chiave perché i soldi che arrivano da Infront alle squadre per la gestione del marketing sono un tesoretto importante per la loro sopravvivenza e verrebbero usati come leva per convincere i club a votare ciò che interessa a Infront. E le società sono tante, praticamente tutte tranne Juventus e Roma. Che spesso si mettono di traverso, provocando apprensione all’advisor.

Riporta ancora La Repubblica un’intercettazione tra il direttore generale dell’azienda Giuseppe Ciocchetti e il legale della stessa, Antonio D’Addio: “Dopo il precedente dello scorso luglio, che abbiamo molto forzato la mano, io sconsiglierei di forzarla ancora”. Un’opinione condivisa da Ciocchetti, eppure quel pacchetto finisce Mediaset. Gli investigatori allora annotano: “Atteso il ruolo di advisor, Infront dovrebbe agire garantendo ai partecipanti assoluta equità, trasparenza e non discriminazione, garanzia che, dalla lettura delle intercettazioni, non è ravvisabile non solo per il pacchetto C ma anche per i pacchetti A, B, D, E”. Aggiungendo che “risulta significativo che nello stesso periodo non ci sono stati contatti con Sky”. Uno strapotere al quale, come anticipato giovedì da IlFattoQuotidiano.it, ora anche la politica vuole mettere un freno con una revisione della legge Melandri-Gentiloni che impedisca a Infront di occupare più settori, scardinando così il suo grado di influenza. Che arriva, e questo è un altro filone d’indagine già noto, al ‘salvataggio’ di società in difficoltà.

Sarebbe accaduto, ipotizzano i pm, con il Genoa di Enrico Preziosi.  Illuminante un dialogo tra Ciocchetti e Bogarelli: “Gli abbiamo salvato la vita perché non ha preso sei punti di penalizzazione, per quello che abbiamo fatto, ricordatelo”. “Quello” sarebbe un prestito da 15 milioni di euro arrivato dallo stesso Bogarelli e da Riccardo Silva, numero uno di Mp&Silva, tra i leader mondiali nella commercializzazione dei diritti tv, compresa la Serie A all’estero. Secondo gli inquirenti i soldi arrivati a Preziosi sarebbero provenienti “dalle disponibilità di Silva” accreditate “presso un rapporto bancario estero riferibile a un veicolo Infront”. Una ricostruzione smentita da Mp&Silva che definisce Infront “un competitor con cui capita spesso di intrattenere normali rapporti economici”, specificando che “cosa poi loro facciano dei soldi che prendono da noi, non ci riguarda”.