Ambiente & Veleni

Referendum anti-trivelle ed election day: Renzi imiterà Berlusconi?

Greenpeace ha lanciato su Change.org una petizione affinché il referendum anti-trivelle, dichiarato ammissibile dalla Corte Costituzionale, si celebri lo stesso giorno delle elezioni amministrative. L’accorpamento di referendum ed elezioni si chiama con il solito inglesismo “election day”.

Come ho avuto altre volte modo di sottolineare, nel nostro Paese ben poco democratico, la democrazia diretta fa venire l’orticaria a chi governa. Il fatto che il popolo si possa esprimere con un referendum su una norma e magari la cassi è visto come il fumo negli occhi. Ed uno degli espedienti più utilizzati per fare in modo che nulla cambi è l’escamotage di indire il referendum in un giorno diverso rispetto a quello in cui l’elettorato è già chiamato alle urne, per elezioni amministrative o politiche.

Questo perché il governo spera che l’elettore – chiamato due volte nell’arco di poco tempo a votare – diserti il referendum, facendo così mancare il quorum. E chissenefrega se oltre alla miope visione democratica si sprecano soldi pubblici che invece potrebbero essere risparmiati con l’accorpamento. La campagna lanciata da Greenpeace in questi giorni è proprio volta a far sì che le date coincidano e Mattarella dovrà esprimersi al riguardo fra il 10 ed il 15 febbraio su proposta del governo.

Che farà Renzi? Non ho la sfera di cristallo, ma, personalmente, vorrei ricordare un fatto. Nel 2011, quando si trattava di tenere la consultazione referendaria su legittimo impedimento, acqua pubblica e nucleare, il governo Berlusconi pensò bene di evitare che essa coincidesse con le elezioni amministrative, che si tennero il 15 e 29 maggio, mentre il referendum si tenne il 12 giugno.

Allora, Dario Franceschini (attuale ministro nel governo Renzi) a nome del Pd, insorse: “Il Consiglio dei ministri ha anticipato il no all’election day, dicendo di no al voto sul referendum sul legittimo impedimento lo stesso giorno delle amministrative. Significa buttare dalla finestra 300 milioni di euro, unicamente per impedire che il referendum raggiunga il quorum”.

Diciamo che coerenza vorrebbe che il Pd, oggi al governo, mantenesse tale linea di condotta e aderisse alla richiesta dell’election day. E’ del tutto evidente che dietro le trivellazioni petrolifere vi è la lobby delle compagnie e che il governo è nient’altro che la loro longa manus e vorrebbe che non fosse raggiunto il quorum. Ma mi auguro che, quanto meno nella fissazione della data della consultazione, coerenza, ma anche decoro, prevalgano.