Cultura

Libri, la sinistra ipnosi delle fascette

Libri

Orientarsi nello sterminato mare di pubblicazioni che cercano spazio in libreria non è affatto facile. Ogni mese infatti escono tantissime novità, e siccome ognuno cerca di fare il suo lavoro, i rappresentanti dei vari gruppi editoriali difficilmente si sbilanciano azzardando delle critiche, anzi…

Rappresentante: “Questo è un libro fondamentale, l’editore ci punta tantissimo. Ha già venduto i diritti in mezzo mondo, e rappresenta un vero e proprio caso, perché colma una lacuna sull’argomento che…”

Libraio: “Sì caro, capisco l’idea che forse… ma non ti sembra che…”

R: “Poi c’ha già fissate tre ospitate in tv, che lo sai che il giorno dopo la gente sta qui ancora prima che alzi la serranda perché giustamente è curiosa di provare…”

L: “Io insisto con avere però qualche dubbio sul fatto che I cento modi di rompere le noci forse non è proprio quel genere di titolo che la gente viene a comprare con la bava alla bocca…”

R: “Pensa che io una volta non avevo lo schiaccianoci e allora ho usato un metodo del mio povero nonno. Devi avvicinarti di notte a un asino mentre non raglia e… Te ne mando tredici copie?”

L: “Piuttosto mandami l’asino…”

Questo accade soprattutto con i gruppi più grandi i quali, avendo dalla loro parte un marchio riconoscibile e media compiacenti, puntano ormai più sulla quantità che sulla qualità. Così rischiamo sempre di avere il tavolo invaso da titoli simili, con copertine fotocopiate e temi spremuti come l’escamotage dello spaccio d’erba per rimediare alla disoccupazione, mentre titoli eccellenti come Chiederò perdono ai sogni vengono pubblicati da editori indipendenti come Keller che, non avendo soldi da buttare, lavorano con molta più attenzione dei loro fratelli più grandi.

Il vero termometro di questa follia che porta a pubblicare qualunque cosa è rappresentato dall’invasione delle fascette. Io personalmente le trovo uno degli elementi più sgraditi del lavoro. Innanzitutto perché sono totalmente inutili e fuorvianti, poi perché sono piene di errori e pietose bugie, e infine perché sono pericolose. Maneggiando tutto l’anno libri abbracciati da fascette, finisco infatti inevitabilmente per ritrovarmi le dita piene di tagli.

Ma la cosa peggiore è che, oltre al loro costo in termini di allestimento e spreco di carta, le fascette non contengono nessuna informazione realmente utile per la scelta del titolo, e anzi spesso sostituiscono la prefazione. L’unico vero utilizzo per queste infami mostrine gialle è stato scoperto da alcuni dei miei clienti più dispettosi che, durante la pausa caffè, si divertono a scambiarle tra libro e libro, non solo per accelerare il mio esaurimento nervoso, ma soprattutto per scoprire che possono essere collocate praticamente ovunque senza per questo sembrare fuori posto, a meno di casi clamorosi come “La storia d’amore più commovente dell’anno” spostata sulla biografia di Berlusconi curata da Friedman.

Ecco una lista di bugie proposte su questi affilati specchietti per allodole:

1. Il titolo numero uno secondo i librai indipendenti (Ma chi sono? Dove sono le firme?);

2. La storia d’amore che ridimensiona Giulietta e Romeo (Che il Grande Bardo possa tirarvi i piedi nel letto!);

3. Il giallo che avrei voluto scrivere io – Simenon (ma non era morto?);

4. Un caso letterario senza precedenti (almeno fino alla prossima fascetta);

5. Per i diritti si sono scatenate aste sanguinarie! (Bravo, diglielo a Keller! Vedi come si buttano i soldi…);

6. Il libro che ha entusiasmato un miliardo di lettori! (Anche da altri pianeti…)

7: L’America non sarà più la stessa – New York Times (Voglio sapere dove sta scritto, giorno e pagina!)

8. Il titolo numero uno secondo i librai indipendenti (Ehi, ma questa l’ho già letta su quello di prima!)

Quindi cari amici, diffidiamo di fronte alle fascette. Esse non vogliono il nostro bene, vogliono solo condizionarci. E forse sono tra noi col recondito obiettivo di conquistarci.

Scorgo con timore un futuro in cui anche il latte è avvolto dalle fascette (Munto dalla mucca più in forma della stalla), o la carta igienica (Con questo rotolo J.Lo ha conquistato il pubblico di Seattle), fino a quando non ci troveremo noi stessi una di quelle cose sulla fronte, o in luogo di una giarrettiera, per ridurre al minimo le difficoltà di presentarci, rimanendo nella più totale approssimazione, come già succede con alcuni tipi di social network.

E dannazione, ve lo sto dicendo coi cerotti sulle dita.