Capitoli

  1. Missionari, fine di un’epoca. Offerte in crisi, vincono le emergenze mediatiche
  2. SAVERIANI, "DAL 2002 OFFERTE SCESE DA 100 A 50 MILA EURO L'ANNO
  3. "I NOSTRI SEMINARI? ORA OSPITANO I MIGRANTI, COME CHIEDE IL PAPA"
  4. LA' DOVE C'ERA LA RADIO ORA ARRIVA INTERNET: LA CRISI DELLE RIVISTE
  5. LA CONCORRENZA, DA EMERGENCY AGLI SMS: "OGGI SI PUNTA SU PROGETTI"
Società

LA CONCORRENZA, DA EMERGENCY AGLI SMS: "OGGI SI PUNTA SU PROGETTI" - 5/5

Fino agli anni Ottanta erano figure centrali nella vita di parrocchie, scuole, quartieri, paesi. "A Brescia facevamo 50 giornate missionarie l'anno, oggi 5", dice padre Giannattasio dei Saveriani. "E le cifre raccolte sono dimezzate". Il calo delle vocazioni italiane è compensato dal boom di Africa e Asia, ma è cambiato il mondo intorno. I sostenitori degli anni passati scompaiono, si fa sentire la concorrenza di onlus laiche, come Emergency e Msf, e delle campagne sull'onda di calamità e guerre. Così molte congregazioni si riconvertono. Per esempio nell'accoglienza dei profughi

E poi c’è la “concorrenza” di soggetti che un quarto di secolo fa non esistevano o erano meno esposti mediaticamente. Basti pensare alla quantità di fondi raccolti da organizzazioni laiche come Emergency (nata nel 1994) e Medici Senza Frontiere (fondata nel 1971 e vincitrice del Nobel per la Pace nel 1999), attive in molte aree un tempo presidiate soltanto dalle missioni. E basti pensare ai battage pubblicitari delle grandi agenzie che a colpi di spot (spesso anche criticati per la loro impostazione pietistica) si contendono il mercato delle donazioni; o alle campagne di raccolta fondi tramite sms che anche le associazioni più piccole usano per autofinanziarsi.

«Una volta – prosegue padre Anataloni – avevamo una rete di 400 missionari che giravano l’Italia, oggi quelli attivi che possono fare attività di sensibilizzazione e raccolta fondi sono 50». Il missionario conferma non solo il calo delle donazioni, ma anche la loro “mutazione genetica”: «Se un tempo si dava un’offerta generica per le missioni, oggi si contribuisce solo a progetti specifici, scelti e soppesati».

I numeri, per i missionari della Consolata, sono abbastanza stabili e si aggirano attorno alle mille unità; gli italiani sono in calo continuo: attualmente 350, fra 10 anni forse 100. Crescono in maniera esponenziale gli africani. «Abbiamo 200 seminaristi in totale, di cui quattro italiani, con 20-30 ordinazioni l’anno. Nella mia comunità l’età media è di 75 anni. Stante questa tendenza, quando finirò, a dirigere la rivista verrà probabilmente un africano».

Una testata come ‘Missioni Consolata’ non attira. Ma mica possiamo cambiarle nome dopo cent’anni

Sulla crisi della stampa, poi, aggiunge un altro dato: «La crisi economica ci ha ammazzati, unita all’aumento delle tariffe postali che nel 2010, dal 30 marzo al 1 aprile, ha aumentato del 450% le spese. Tra il 2010 e il 2011 le riviste missionarie italiane hanno speso un milione di euro in più solo per la posta. Alcune hanno dovuto chiudere, costava più spedire che stampare». La rivista di cui padre Anataloni è direttore ha dimezzato gli abbonati, passando da 100mila a 49mila copie. «Del resto – ironizza – una rivista che si chiama Missioni Consolata non attira, pur avendo contenuti solidi. Ma mica possiamo cambiarle il nome, dopo cent’anni».

E conclude: «È una fase di passaggio che non ha ancora una direzione precisa. Non capisco bene dove ci sta portando il Padreterno – scherza –. Noi ci mettiamo tutto il nostro impegno, poi ci vuole fede: siamo al servizio, se non serviamo più, qualcun altro raccoglierà la nostra eredità».