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Pubblica amministrazione, al via la stretta su ‘furbetti del badge’ e dirigenti, ma anche alla trasparenza su stipendi

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera nella notte a 11 decreti, che ora passeranno all'esame del Parlamento. I provvedimenti prevedono tra il resto licenziamento e niente stipendio per i fannulloni e il taglio delle partecipate. Eccoli in dettaglio

Stretta sui fannulloni e taglio delle partecipate statali, con relativa gestione degli esuberi e controllo sulla razionalizzazione affidato a un ufficio del ministero dell’Economia, ma anche più trasparenza sugli stipendi dei funzionari pubblici. Nella notte di mercoledì 20 gennaio il Consiglio dei ministri ha approvato 11 decreti attuativi della riforma della Pubblica amministrazione, che ora passeranno all’esame del Parlamento. Previste sanzioni e licenziamento per i cosiddetti “furbetti del cartellino”: il dipendente pubblico colto in flagranza a falsificare la sua presenza in servizio, come chi striscia il badge e poi esce, verrà punito entro 48 ore con la sospensione dall’incarico e dalla retribuzione. E se quanto successo non verrà denunciato il dirigente rischia pesanti sanzioni, fino al licenziamento (oggi al massimo c’è la sospensione). Il decreto inoltre prevede un iter accelerato per l’espulsione: il procedimento per il licenziamento che oggi dura fino a 120 giorni, dovrà chiudersi entro un mese. Via libera anche a una disciplina completa sulla crisi d’impresa e alla riforma delle classi di concorso attesa dagli insegnanti. Nonché alle annunciate nomine di Carlo Calenda alla guida della delegazione italiana a Bruxelles e di Maria Angela Zappia, attuale ambasciatrice presso la Nato, a nuovo consigliere diplomatico di Palazzo Chigi.

“Abbiamo preso l’impegno di attuare tutta la delega P. A. entro la legislatura e siamo a oltre metà del lavoro”, ha detto il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia sottolineando che “ogni pubblica amministrazione dovrà pubblicare con chiarezza quanto il dirigente guadagna dalla finanza pubblica. Una norma fondamentale di trasparenza per cui sono previste sanzioni in caso” non si rispetti la norma.

Taglio delle partecipate – E’ adottato un Testo unico che si applica a società di capitali (Spa o Srl). Le amministrazioni dovranno fare una ricognizione delle partecipazioni pubbliche e, passato un anno, eliminare quelle non strettamente necessarie o con più amministratori che dipendenti. E ancora, si dovrà fare piazza pulita delle imprese con fatturato sotto il milione, delle scatole vuote, delle società inattive e di quelle che non producono servizi indispensabili alla collettività. Quanto alla governance, un decreto dovrà stabilire se la guida spetterà a un amministratore unico o a un cda di massimo 5 membri. A vigilare sui tagli sarà posto un organismo ad hoc istituito presso il ministero dell’Economia.  “C’è stata un pò di confusione sull’organo di vigilanza. Noi abbiamo cambiato il nome a questo organismo, che è una struttura del Mef, però per dare cogenza alla riduzione delle partecipate abbiamo bisogno che ci sia una struttura, affidata sempre al ministero dell’Economia, che abbia il ruolo di attuare le norme previste nel dlgs Partecipate con poteri sostitutivi”, ha precisato il ministro della Pubblica amministrazione. “Per fare questo – ha aggiunto – il Mef dovrà per forza fare un monitoraggio”. Saranno escluse dal taglio delle partecipate “le società quotate, quelle che hanno emesso bond entro il 31 dicembre 2015 e possono essere escluse anche le società che sono in una fase avanzata verso la quotazione. Abbiamo lasciato poi la possibilità, con dpcm, di escludere altre società”.

Licenziamenti – Il decreto interviene sulla disciplina prevista per la fattispecie di illecito disciplinare denominata falsa attestazione della presenza in servizio. L’intervento, oltre a specificare tutte le condotte riconducibili alla fattispecie, prevede la sospensione obbligatoria dal servizio e dalla retribuzione in caso di illecito riscontrato in flagranza. Il provvedimento di sospensione scatterà entro 48 ore e il procedimento disciplinare dovrà concludersi entro 30 giorni. Sono previste la responsabilità per danno erariale del dipendente, con una condanna minima, ove la condotta illecita abbia comportato un danno di immagine all’amministrazione, e la responsabilità disciplinare del dirigente che non proceda alla sospensione e all’avvio del procedimento. “L’ammontare del danno risarcibile è rimesso alla valutazione equitativa del giudice anche in relazione alla rilevanza del fatto per i mezzi di informazione e comunque l’eventuale condanna non può essere inferiore a sei mensilità dell’ultimo stipendio in godimento, oltre interessi e spese di giustizia”, si legge nel testo del decreto attuativo. Il testo, un solo articolo, detta anche i tempi: “La Procura della Corte dei conti, quando ne ricorrono i presupposti, emette invito a dedurre per danno d’immagine entro tre mesi dalla conclusione della procedura di licenziamento”. L’azione di responsabilità è esercitata, viene aggiunto, “entro i centoventi giorni successivi alla denuncia, senza possibilità di proroga”.

Stretta sui manager, mobilità per i dipendenti – Sarà a un decreto a fissare nuovi massimi retributivi dei dirigenti, escludendo buone uscite e premi in presenza performance negative. Non solo, nelle società partecipate da enti locali potrebbe essere possibile la revoca. Quanto ai dipendenti, se la scure dovesse comportare esuberi è prevista la mobilità, tanto che c’è il blocco delle assunzioni, con un meccanismo per incrociare posti liberi ed eccedenze. I futuri tetti per gli stipendi degli amministratori delle società partecipate saranno invece decisi con un decreto del ministero dell’Economia da emanare entro il 30 aprile, che dividerà le società in cinque diverse fasce, tenendo conto di indicatori quantitativi e qualitativi. Resta fermo il limite massimo dei 240mila euro annui, ma resteranno esclusi i vertici delle società quotate. Una norma simile era stata inserita in precedenza in una delle bozze di legge di Stabilità circolate alla fine del 2015 poi cancellata. Viene quindi riproposto il limite stipendiale a “fasce”, affidando i paletti al Mef (e non a Palazzo Chigi come deciso in un primo momento). Il decreto dovrà passare al vaglio della Conferenza unificata e delle commissioni parlamentari competenti. Lo stesso provvedimento fisserà i criteri per determinare la parte variabile dello stipendio che sarà legata alle performance dell’azienda pubblica.

Corruzione e trasparenza – E’ reso strutturale il sito soldi pubblici. Si introduce l’obbligo di pubblicare in forma aggregata e disaggregata l’ammontare complessivo delle retribuzioni dei dirigenti della Pubblica amministrazione. Ogni singola amministrazione sarà obbligata ad indicare in modo chiaro le spese complessive e, in dettaglio, le retribuzioni dei dirigenti. E i dirigenti delle Pubbliche amministrazioni dovranno comunicare obbligatoriamente alla propria P.a. gli “emolumenti complessivi” percepiti a carico della finanza pubblica. Gli inadempienti potranno incorrere in multe da 500 a 10mila euro.  Dovranno inoltre essere pubblicate tutte le informazioni relative ai titolari di incarichi di collaborazione o consulenza e ai titolari di posizioni organizzative. Si prevede l’accesso dei cittadini a tutti i dati in possesso dell’amministrazione. L’accesso ai dati è gratuito e la richiesta andrà soddisfatta in 30 giorni.

Maglie più strette per la selezione dei dirigenti delle Asl – Il decreto istituisce presso il ministero della Salute un elenco nazionale di quanti hanno i requisiti per la nomina a direttore generale delle Aziende sanitarie italiane. L’elenco sarà stilato da una Commissione istituita presso il ministero e composta da 5 esperti che parteciperanno a titolo gratuito. Il direttore generale dovrà essere scelto all’interno di una terna individuata da una commissione regionale tra gli iscritti all’albo nazionale. Il suo operato è sottoposto a valutazione e, in caso di gravi motivi o di una gestione che presenta un disavanzo importante, entro 30 giorni dall’avvio del procedimento, la Regione provvederà alla sostituzione.

Servizi pubblici locali, arrivano i distretti – Un altro decreto disciplinerà la fusione delle spa locali che si occupano di servizi pubblici, dall’acqua ai rifiuti.Al fine di garantire qualità e efficienza dei servizi per i cittadini sono previsti, tra l’altro, modalità competitive per l’affidamento, costi standard e livelli dimensionali di ambiti, almeno provinciali, di erogazione dei servizi. Si prevede l’aggregazione, incentivata, su base territoriale, con la creazione di distretti. A disegnare gli hub saranno le Regioni e se non provvederanno sarà l’esecutivo a intervenire. Giro di vite sul regime delle esclusive. D’altra parte l’obiettivo del governo è passare da 8mila a mille società pubbliche.

Sblocca-burocrazia, tempi dimezzati per le grandi opere – Arriva il restyling della Conferenza dei servizi: le riunioni diventano telematiche, scatta il silenzio-assenso, massimo 60 giorni per le decisioni, ci sarà un rappresentante unico per ogni livello di governo. Al via il regolamento che taglia i tempi: 50% in meno per opere pubbliche, insediamenti produttivi e attività imprenditoriali rilevanti. Il dimezzamento riguarda diverse pratiche che oggi hanno termini tra i 30 e i 180 giorni che dovrebbero scendere a 15-90. Anche il Codice delle procedure ha l’obiettivo di semplificare la vita di cittadini e imprese, mettendo nero su bianco quali sono le pratiche da sbrigare. Accanto o in alternativa a procedure ordinarie (Conferenza dei servizi, silenzio assenso), Comuni e Regioni potranno individuare, con cadenza annuale, investimenti strategici di grande rilevanza finanziaria e forte impatto occupazionale per i quali richiedere alla Presidenza del Consiglio dei ministri una procedura accelerata. Ulteriori interventi potranno essere proposti dallo stesso Presidente del Consiglio. In entrambi i casi spetterà al Consiglio dei ministri disporre il taglio dei tempi burocratici previsti per tutte le procedure autorizzatorie cui è sottoposto un investitore per aprire l’attività.

Riordino delle funzioni di polizia e addio alla forestale – Nel decreto sulla forestale è stata inserita anche la razionalizzazione delle funzioni di tutte le forze di polizia, con l’assegnazione di aree di specializzazione. Anche dal punto di vista territoriale, c’è una divisione delle competenze: per cui la polizia vigilerà sulle grandi aree mentre ai carabinieri è affidato il resto. Un articolo è riservato al numero unico per le emergenze, il 112. Il pacchetto include anche un decreto sulle autorità portuali che scenderanno da 24 a 15 che avranno sede nei porti definiti core secondo la normativa europea. Sono inoltre introdotte significative norme di semplificazione fra cui lo sportello unico doganale, lo sportello unico amministrativo e lo sportello unico di controllo. Si dispone altresì un efficientamento degli organi di governo per le Autorità di sistema portuale. Come previsto il Corpo forestale dello Stato verrà assorbito nell’Arma dei carabinieri. Il passaggio riguarda funzioni e personale, ad eccezione delle competenze anti-incendio, da attribuire al Corpo nazionale dei vigili del fuoco. I forestali chiamati al passaggio sono circa 7mila, con piccoli contingenti riservati ai Vigili del fuoco, alla Polizia e alla Guardia di finanza.

Cittadinanza digitale, lancio del Pin unico – Ogni cittadino avrà il proprio domicilio digitale, ovvero un recapito elettronico. E’ una delle principali novità del nuovo Codice dell’amministrazione digitale. Tra i punti salienti il rafforzamento dei pagamenti elettronici (si potranno usare le prepagate telefoniche) e il lancio del Pin unico. C’è poi il potenziamento dei sistemi di sicurezza sul digitale.

“Il decreto sui licenziamenti nella Pubblica Amministrazione, dopo tanti annunci mediatici da parte del governo, non rappresenta uno stravolgimento rispetto al passato. Per riorganizzare davvero la Pa occorre aprire alla contrattazione ed alla partecipazione dei lavoratori. Questa è la vera riforma da fare”, ha dichiarato il Segretario confederale della Cisl con delega al Pubblico Impiego, Maurizio Bernava. “La Cisl aveva già chiesto da tempo di intervenire concretamente sulla mancanza di responsabilità e di controllo da parte dei dirigenti di fronte ai casi di assenteismo – ha aggiunto -. Tuttavia non crediamo che questi provvedimenti annunciati dal governo stravolgeranno la riorganizzazione della Pubblica Amministrazione. Come Cisl vogliamo essere chiari con il Ministro Madia: se bastasse solo fare leggi e norme per dire che il Paese si è modernizzato, saremmo di sicuro il Paese più efficiente, trasparente ed innovativo al mondo. E’ da anni che subiamo leggi che si emanano per fare applicare norme precedenti e mai applicate”.

“Noi crediamo, invece, che sia fondamentale investire in una profonda riorganizzazione della Pubblica Amministrazione mirata a migliorare la qualità dei servizi per i cittadini con una maggiore produttività e responsabilità – ha proseguito -. Ma per fare questo occorre aprire alla partecipazione dei lavoratori, avviare un rapporto negoziale tra i rappresentanti sindacali e la dirigenza”. E ancora: “Noi vogliamo che tutta la Pubblica Amministrazione abbia obiettivi generali molto chiari e precisi con tempi di attuazione stabiliti e rispettati. Per questo la Cisl chiede al Ministro Madia, se vuole realmente modernizzare la pubblica amministrazione, di aprire il confronto sia sui decreti attuativi ma soprattutto sul contratto dei dipendenti pubblici, in particolare per una maggiore valorizzazione della contrattazione di secondo livello, perché è lì che si stabiliscono regole e modelli sindacali moderni che permettono al lavoratore di contribuire e partecipare attivamente alla necessaria riforma della Pubblica Amministrazione”.