Governo

Nucleare, l’ad di Sogin Casale non si dimette, scontro con il governo

Lettera del ministro Padoan all'ad della società che si occupa dello smantellamento delle centrali nucleari. Per comunicargli l'intenzione di accogliere le sue dimissioni. Ventilate in una missiva dello scorso ottobre. Ma Casale è intenzionato a restare. Avviando così un braccio di ferro dagli esiti imprevedibili

Contrordine. L’amministratore delegato di Sogin Riccardo Casale è intenzionato a restare alla guida della società che si occupa dello smantellamento delle centrali nucleari italiane. Resistendo persino all’opera di moral suasion del governo di Matteo Renzi racchiusa in una lettera inviata il 12 gennaio dal ministro dell’Economia (azionista unico di Sogin) Pier Carlo Padoan che prende atto della disponibilità manifestata ad ottobre da Casale di rimettere il suo mandato. Casale invece, ecco il colpo di scena, non si dimetterà forte dei risultati raggiunti che saranno presentati con l’approvazione del bilancio ad aprile che coincide con la conclusione naturale del suo mandato. E fermo nell’intenzione di non cedere alle pressioni che produrrebbero un effetto paradossale: lui a casa e invece ancora in sella il presidente della Sogin, Giuseppe Zollino di cui Casale aveva denunciato “i comportamenti privi del minimo senso istituzionale”.

NOTA STONATA Indirizzata per conoscenza anche al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti e al ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, la lettera di Padoan, che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare, è molto asciutta. Fa riferimento alla missiva di Casale del 26 ottobre, “con la quale la S.V, nel rappresentare la situazione che si è determinata negli organi societari, ha rimesso all’azionista il suo mandato”. Ma soprattuto comunica una decisione assunta nelle alte sfere del governo: “In considerazione dell’importanza strategica della società e della necessità di assicurare la piena operatività della stessa, nel ringraziarla per il lavoro svolto, d’accordo con la presidenza del Consiglio dei ministri e con il ministro dello Sviluppo economico, si prende atto della disponibilità a rimettere il suo mandato, manifestato dalla S.V., con la nota in riferimento”.

RESA DEI CONTI Insomma, la resa dei conti è vicina e passa, per ora,  per un atto di resistenza all’input concordato da Padoan con la Presidenza del consiglio. La lettera del ministro dell’Economia viaggia del resto con oltre quattro mesi di ritardo. E nel frattempo in Sogin le cose sono molto cambiate, come emerge dai dati di andamento del 2015, già comunicati nei giorni scorsi da Casale al Tesoro e al Ministero dello Sviluppo. Il budget è in linea con le previsioni: le attività del 2015 chiuderanno sopra i 77 milioni di euro, il miglior risultato raggiunto in un anno se si pensa che mediamente il loro valore si è attestato a quota 58 milioni nel triennio 2010-2013 e a 68,4 milioni nel 2014. Il 2015 segna dunque una netta progressione delle attività nonostante avessero subito effettivamente, in precedenza, un rallentamento. Determinato anche dalla mancata convocazione per diversi mesi del consiglio di amministrazione utile a liberare le opere in progetto. “Verbali attendono da quasi cinque mesi di essere approvati, il Consiglio non viene convocato da quasi quattro mesi, opere soggette a prescrizione Via non vengono deliberate con il rischio di illeciti penali”, denunciò Casale nella  lettera inviata all’indirizzo dei ministri Pier Carlo Padoan e Federica Guidi sottolineando quelli che secondo lui erano i motivi all’origine dell’impasse.

CARTA PARLA Il 26 ottobre, l’ad di Sogin aveva infatti preso carta e penna per rivendicare il lavoro svolto: l’aver riportato la società nel solco della legalità, aver fatto ripartire le attività industriali e naturalmente l’elaborazione della carta nazionale utile ad individuare le aree idonee ad ospitare il deposito nazionale per i rifiuti nucleari. In quella lettera si rivendicava inoltre il rilancio delle attività internazionali, lo svuotamento della piscina di Trino fermo da anni, l’avvio dell’impianto Cemex, l’aumento delle attività di smantellamento, la crescita di Nucleco che Casale, ingegnere e geofisico aveva contribuito a risanare in un recente passato. Proprio questa esperienza lo aveva accreditato con il governo di Enrico Letta che aveva puntato su di lui per assicurare la discontinuità necessaria a Sogin per svolgere la sua missione.

SCONTRO APERTO Nonostante tutto, nella lettera di fine ottobre indirizzata al governo Casale aveva dato la propria disponibilità a rimettere il mandato “pur di evitare inutili e dannose sofferenze alla società” derivanti dalla “interminabili e sterili polemiche instillate irresponsabilmente dal presidente dell’organo di presidenza della società”.  Il braccio di ferro tra lui e il presidente di Sogin, Zollino dura pressoché da sempre. Significativo in questo senso lo scontro su un aspetto di grande importanza: Casale si oppose alla proposta del presidente Zollino di associare Sogin all’Associazione italiana nucleare (Ain) che, come noto, si è sempre spesa per tenere acceso il lume della speranza di un ritorno all’uso del nucleare nel nostro Paese. E di cui, non a caso, è consigliere delegato alle attività esecutive, Raffaella Di Sipio il cui nome, secondo fonti qualificate, è molto sponsorizzato in vista della defenestrazione di Casale.

 

PRECISAZIONE

Nell’articolo “Nucleare, l’ad di Sogin Casale non si dimette, scontro con il governo”, l’Associazione Italiana Nucleare, che ho l’onore di presiedere, viene citata in maniera inappropriata sia in relazione al contesto dell’articolo che nel merito delle attività portate avanti dalla stessa associazione.L’Ain non può essere descritta come il pomo della discordia intorno al quale è maturato lo scontro in atto tra i vertici di Sogin. La questione di un eventuale ritorno in Ain di Sogin (già associata in passato all’Ain) non rappresenta di certo un punto della polemica organizzativa e viene inserita ad arte nell’articolo. Inoltre, mi preme sottolineare come l’Ain sia attualmente impegnata soprattutto sul tema del decommissioning, non limitandosi ad analizzare le cause dei ritardi riscontrati nell’attuazione del programma nazionale, ma avanzando anche proposte operative che possano permettere all’Italia di cogliere una straordinaria occasione di sviluppo per l’intero sistema Paese.

In parallelo, l’associazione ha  più volte sollecitato gli organi istituzionali competenti affinché sia definita una rapida pubblicazione della Cnapi e successivamente gli altri step che condurranno alla costruzione del deposito nazionale. Appare pertanto quanto mai riduttivo e approssimativo descrivere l’Ain come un’ associazione impegnata a “tenere acceso il lume della speranza di un ritorno all’uso del nucleare nel nostro Paese”.Auspichiamo che le polemiche in corso sulla governance di Sogin giungano presto a termine e l’azienda possa ripartire a pieno regime nell’interesse degli operatori del settore.

Umberto Minopoli, presidente Associazione italiana nucleare (Ain)