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Armi italiane all’Arabia Saudita, il ministro Pinotti sotto accusa: “Il nostro paese alimenta la guerra”

Una doppia interrogazione del Movimento 5 Stelle sia alla Camera che al Senato. Per avere chiarimenti dalla titolare della Difesa su una compravendita di bombe. Che potrebbe coinvolgere la dinastia di Riyad. Impegnata nel conflitto in Yemen. I pentastellati all'attacco: “Prima le facciamo lanciare e poi mandiamo gli aiuti alla popolazione colpita”

L’Italia arma l’Arabia Saudita. Che bombarda lo Yemen per contrastare i ribelli sciiti. E, dopo aver armato la mano della dinastia di Riyad, ecco che il governo di Roma invia aiuti umanitari alla popolazione yemenita colpita. Un “comportamento incoerente e ipocrita”, accusa il Movimento 5 Stelle, chiedendo alla ministra della Difesa, Roberta Pinotti(nella foto), di “assumersi le proprie responsabilità”. Per questo i pentastellati hanno presentato un’interrogazione identica sia al Senato, con primo firmatario Vincenzo Santangelo, che alla Camera, con Luca Frusone come proponente. Certo, non esiste alcun embargo sulla vendita di armi: i sauditi sono partner economici in molti settori. Tanto che sul tema Roberta Pinotti si è già giustificata: “Chi decide se si possono vendere o meno? In Yemen c’è una coalizione della Lega Araba autorizzata dall’Onu, questo non è un giudizio etico. Ma dico che tutto è stato fatto secondo le regole. Non è poi una decisione dell’Italia, che ha solo autorizzato il transito delle armi”. Vincenzo Santangelo, capogruppo dei 5 Stelle nella commissione Difesa del Senato, punta però l’indice contro di lei. “C’è ipocrisia intorno alla gestione della Difesa italiana: è inconcepibile che si vendano armi a un Paese impegnato nel conflitto in Yemen, mandando poi aiuti umanitari alla popolazione dello stesso Paese. Ma di cosa stiamo parlando?”, attacca.

GUERRA ALLA GUERRA Carte alla mano il Movimento 5 Stelle solleva una questione costituzionale. Nell’interrogazione viene infatti sottolineato che la legge italiana in vigore prevede alcuni punti fermi: “L’esportazione, l’importazione e il transito di materiale di armamento, nonché la cessione delle relative licenze di produzione devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia. Tali operazioni vengono regolamentate dallo Stato secondo i principi della Costituzione repubblicana, che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Per questo Santangelo non le manda a dire: “Il ministro Pinotti deve assumersi le proprie responsabilità. Le sue dichiarazioni hanno dell’incredibile. L’Italia in Costituzione ripudia la guerra, ma vende le armi, alimentando nei fatti i conflitti”.

BOMBE IN ITALY Ma non c’è solo il dubbio sulla condotta etica dell’Italia. La ministra Pinotti ha sostenuto anche che“le bombe non sono italiane” e che sono soltanto di passaggio nel nostro Paese. Una spiegazione poco convincente secondo il Movimento 5 Stelle, che ha voluto vederci chiaro attraverso l’impegno della commissione Difesa a Palazzo Madama. E grazie a una visura camerale sostiene di avere scoperto che la società, produttrice delle bombe, la Rwm Italia Spa, è di proprietà della tedesca Rheinmetall, ma con sede a Ghedi, in provincia di Brescia, e con uno stabilimento in Domusnovas, nel cagliaritano. Si tratta di “una società italiana a tutti gli effetti e produce bombe, proiettili, spolette e mine; come si evince da una relazione al Parlamento, presentata in base alla legge 185/1990 e riferita al 2013, tale società era tra le prime dieci società italiane esportatrici di armamenti con un volume di affari all’esportazione di 72.141.148 di euro pari al 3,36% del totale italiano”, si legge nell’interrogazione. Certo, nulla di male: è solo un’azienda che opera in questo settore. Ma il sospetto dei pentastellati è che una delle destinazioni degli armamenti sia proprio l’Arabia Saudita, intervenuta nel conflitto in Yemen con pesanti bombardamenti. Per questo la domanda rivolta alla Pinotti: “È davvero in possesso di altri documenti che smentiscono l’italianità dell’azienda in questione?” Perché in caso contrario, sostengono i grillini, è forte il timore che l’Italia possa alimentare i conflitti, come quello in Yemen dove l’Arabia bombarda da mesi le postazioni dei ribelli sciiti.