Ambiente & Veleni

Smog, comune campano di 6mila abitanti più inquinato di Milano. E il sindaco vieta la pizza nel forno a legna

L’ordinanza è firmata dal primo cittadino di San Vitaliano, paese a nord di Napoli, che secondo Arpac, in quanto a polveri sottili, è più inquinata del capoluogo lombardo. Cittadini: "Sbagliata"

Niente pizza nel forno a legna, fino a primavera: l’ordinanza antismog è firmata dal sindaco di San Vitaliano, comune di 6mila anime a nord di Napoli che, secondo i dati dell’Arpac, in quanto a polveri sottili è più inquinata di Milano. Il provvedimento vieta la combustione di biomassa solida, come legno e carbonella. Una decisione che ha fatto molto discutere quella del primo cittadino, anche se in questi giorni si moltiplicano le ordinanze dei sindaci italiani per limitare i danni dell’inquinamento. In Pianura Padana soprattutto. Solo per fare alcuni esempi, a Monza sono stati imposti lo stop ai veicoli diesel Euro 3 e ai furgoni, la riduzione dei riscaldamenti e l’obbligo di chiusura delle porte dei negozi. Nuove regole anche a Brescia e nell’hinterland e a Vincenza il sindaco ha vietato, tra le altre cose, l’utilizzo di camini e stufe. Eppure quello di San Vitaliano è di certo ‘uno strano caso’.

POLVERI SOTTILI DA RECORD Nel comune campano c’è una centralina (nei giardinetti di una scuola) che dal gennaio 2015 ha registrato sforamenti rispetto ai limiti consentiti per 114 giorni. Per comprendere la portata del dato basti pensare che, secondo i dati forniti nei giorni scorsi da Legambiente nell’ambito della campagna ‘PM10 ti tengo d’occhio’, è Milano il capoluogo di provincia più inquinato. Nella metropoli lombarda per 86 giorni (meno che a San Vitaliano) si è superato il limite stabilito dalla legge dei 35 giorni all’anno con concentrazioni superiori a 50 microgrammi per metro cubo di polveri sottili. Allontanandosi poi dalla Pianura Padana e tanto per fare un esempio più vicino, a Napoli tale limite è stato superato per 59 giorni. Sconcertano dunque i dati su San Vitaliano relativi all’ultimo mese: dal 1 al 13 dicembre, solo per un giorno i livelli di Pm10 sono rimasti sotto la soglia dei 50 microgrammi, con una media che supera quella dei vicini comuni di Pomigliano, Casoria e Acerra. Con la differenza che queste ultime cittadine hanno rispettivamente quasi 40mila, 77mila e 59mila abitanti. Il caso è stato anche oggetto di un’interrogazione parlamentare presentata dal deputato del Movimento 5 Stelle Salvatore Mucillo, membro della Commissione Ambiente e più volte denunciata dal Comitato per la salute di San Vitaliano. Eppure nessuno è stato ancora in grado di comprendere le cause di questi livelli di inquinamento.

L’ORDINANZA DEL SINDACO Dopo una riunione che si è tenuta nei giorni scorsi alla presenza di Arpac e Asl, il sindaco Antonio Falcone (lista civica) ha deciso di prendere provvedimenti, giacché con l’inverno il fenomeno ha registrato un’impennata. “Per le attività produttive di panificazione e ristorazione, quali le pizzerie – si legge nell’ordinanza – è vietato utilizzare la combustione di biomassa solida (legna, cippato, pellet, carbonella, etc.) per la cottura di cibi, in apparecchiature varie inclusi i forni chiusi o aperti e i foconi per le griglie”. Ovviamente il diktat vale solo nel caso in cui tali apparecchiature non siano dotate “di idonei sistemi di abbattimento delle polveri sottili nei fumi, realizzati secondo le migliori tecnologie disponibili, che eliminino almeno l’80 per cento delle polveri sottili PM10”. Ma c’è di più. “Qualora un singolo sistema di abbattimento (per esempio un filtro ad acqua) non garantisca la prestazione richiesta – si specifica nell’ordinanza – si dovranno istallare due sistemi di abbattimento in serie, in generale di tecnologie diverse, la cui prestazione complessiva soddisfi i requisiti”.

LE REAZIONI L’ordinanza introduce anche una serie di obblighi di comunicazione a carico dei titolari delle attività in questione. Insomma, in assenza di impianti adatti niente pizza né focaccia né pane fino al 31 marzo. Poi le limitazioni riprenderanno dal 15 novembre 2016, a meno che la situazione non migliori. Insomma a San Vitaliano più che aria di festa, si respira un’aria inquinata. E questa storia va avanti da circa un anno. I cittadini sono molto preoccupati e lo sono doppiamente i ristoratori, alle prese con queste nuove e ‘dispendiose’ regole. Domenica 20 dicembre, mascherine alla mano, alcuni cittadini si sono riuniti in una manifestazione di piazza, organizzata da Ciro Coluccino del Comitato della Salute di San Vitaliano. E si è parlato anche dell’ordinanza. “È completamente sbagliata – dice l’organizzatore a ilfattoquotidiano.it – perché Napoli, dove ci sono migliaia di pizzerie in più del paesello, non ha i nostri valori di PM10”. Per Coluccino le ragioni delle polveri sono altre “e non si vogliono trovare”. Di fatto ad oggi non si conoscono le cause di tali livelli di smog. “Bisogna escludere i camini e le stufe visto che in estate gli sfioramenti sono stati continui – conclude – e bisogna escludere il traffico visto che Napoli ha un traffico cento volte maggiore”. Un’alternativa? “Tutto ciò che rimane da fare è il controllo delle attività, che sicuramente ci darà sorprese”. Al momento l’unica sorpresa è l’ordinanza del sindaco. Decisamente poco natalizia.