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Buona Scuola, fine pena mai: ecco la seconda parte del ‘film’

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Non ci resta che sperare in Agnese. Lei è una professoressa. Li conosce i colleghi o almeno dovrebbe averli ascoltati qualche volta in corridoio, in aula insegnanti. Forse anche lei ha incontrato quelle come Sonia, immessa in ruolo quest’anno dopo dodici anni di precariato in provincia di Cuneo. Il suo fidanzato è di Civitavecchia. La sua famiglia abita a Forlì. Si sono incontrati tre anni fa: precario lui, precaria lei. Quando l’estate scorsa ha avuto il posto di ruolo che significa una stabilità economica, la possibilità di avere un finanziamento in banca, un prestito con una finanziaria, si sono visti più vicini. Hanno sperato in un futuro insieme. Un’illusione.

Il prestigiatore di Firenze ha solo tirato fuori dal cilindro il coniglio della Buona Scuola, spacciando alle migliaia di docenti assunti, una nuova vita. Ma c’era il trucco perché Sonia, è entrata di ruolo ma per tre anni dovrà restare a Cuneo. Per lei la mobilità è solo provinciale. Così hanno deciso e così sembrano non voler cambiare al ministero, nonostante le proteste di tutte le organizzazioni sindacali in questi giorni.

Sonia si è chiesta il perché. Che senso ha bloccare la vita di una persona, vincolarla ad un luogo, costringerla a restare in una provincia quando potrebbe fare il suo lavoro da un’altra parte, crearsi una stabilità non solo professionale ma anche esistenziale, costituire una famiglia, legarsi ad una persona. Perché costringere Sonia ad aspettare tre anni? A che serve? Quale risparmio ha lo Stato da questa norma? Chi ci guadagna? Qualcuno lo spieghi a Sonia.

Forse Agnese ha incontrato anche quelli come Giovanni, insegnante delle scuole superiori. Lui è uno di quelli del potenziamento, la cosiddetta fase C. Giovanni non ha alcuna intenzione di spostarsi. Vorrebbe restare nella scuola che gli è stata assegnata ma dovrà, invece, entrare nel carosello degli ambiti territoriali. Tradotto fuori dal burocratese, Giovanni entrerà a far parte di una lista lunga lunga di persone che potranno finire in una scuola che fa parte di questo “ambito” che comprenderà istituti parecchio distanti l’uno dall’altro: dagli attuali 759 distretti si è passati, infatti, a 360 ambiti territoriali raddoppiando l’estensione chilometrica dei primi. Giovanni sarà scelto da un dirigente scolastico come già previsto.

E’ la “Buona Scuola 2”, l’altra parte del film, quella che non abbiamo ancora visto. La parte peggiore. Il colpo di scena che in queste ore tra una Leopolda e l’altra, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e i suoi dirigenti, stanno confezionando per i docenti italiani.

Come sempre ha capito tutto lui, il cantastorie fiorentino. Dal palco della sua Leopolda in tema di scuola ha usato i cartoon americani dei Griffin per dire che non solo all’estero hanno degli stereotipi sulla scuola italiana ma anche in Italia: “Sulla scuola ci sono più pregiudizi in assoluto. Pregiudizio che troppo spesso è interno, siamo noi a parlarne male della nostra scuola”. Sonia, Giovanni, le migliaia di supplenti precari che ancora non hanno ricevuto uno stipendio non hanno voglia di cartoni animati.

Forza Agnese, provi lei a spiegare, almeno stavolta, le storie dei suoi colleghi.