Società

Prostituzione: per alcune abolizioniste lo zoning è ‘istigazione’. Denunciateci tutt*

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Un comunicato di ieri (26 novembre) di tre associazioni napoletane informa che, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, è stato depositato presso la Procura di Napoli l’esposto denuncia “contro chiunque sarà ritenuto responsabile” del reato di “istigazione al favoreggiamento della prostituzione”.
Istigazione al favoreggiamento della prostituzione? Ma che reato è? E chi lo avrebbe commesso? Leggendo il testo della denuncia, allegato al comunicato, si capisce che le associazioni ce l’hanno niente meno che con la mozione radicale sulla zonizzazione votata dal Consiglio di Zona 2 di Milano.

Così comincia il comunicato dell’Associazione Radicale Certi Diritti che in un altro passaggio così commenta: “Insomma siamo arrivati al punto in cui non solo non si rispetta più la libertà di espressione e di pensiero dei cittadini e dei loro rappresentanti istituzionali, ma si arriva a denunciare penalmente tutti coloro che non sono abolizionisti. (…) Tutti coloro che pensano che la zonizzazione possa essere uno strumento del governo del fenomeno si preparino a difendere le proprie opinioni non in un dibattito, ma in un tribunale. Questa è l’idea di democrazia che hanno certe femministe che evocano senza pudore persino il T.U. di Pubblica Sicurezza fascista del 1931.

Primo firmatario della mozione è Yuri Guaiana, vicepresidente di Zona 2 e segretario dell’associazione Certi Diritti. “Io vado avanti per la mia strada continuando (…) a fare politica per garantire i diritti di tutte e tutti, a partire da quelli di lavoratrici e lavoratori sessuali“, dichiara Guaiana.

Nel giorno contro la violenza sulle donne le femministe abolizioniste prendono una iniziativa a danno di altre donne. Un vergognoso attacco contro la libertà e il diritto di integrazione di ogni persona che pratica sesso in cambio di denaro. Sostenere il teorema che comprare servizi sessuali sia in se una violenza è un falso ideologico. Alla fine il risultato è cucire la veste di vittima addosso ad ogni donna negando l’autodeterminazione per tutte. Nessuno nega che esista la tratta ma voler dimostrare che la prostituzione ne sia la causa principale e unica è palesemente una mistificazione”, aggiunge Pia Covre, presidente del Comitato per i diritti civili delle prostitute.

Secondo le firmatarie del comunicato che dà notizia dell’esposto/denuncia, in rappresentanza delle associazioni Salute Donna, Arcidonna Napoli, Udi di Napoli: “Tanto le dichiarazioni pubbliche quanto le iniziative sul territorio nazionale, che a vario titolo mirano a legalizzare le attività criminali che mercificano “le prestazioni sessuali”, costituiscono (…) un grave ostacolo alle politiche antitratta di esseri umani: sono pubblici i dati che dimostrano, sul territorio Europeo, l’inclusione violenta, per inganno e coercizione, di donne non native, ridotte in schiavitù, nella forza lavoro del mercato prostitutivo criminale. La denuncia allegata dettaglia gli estremi delle violazioni, finora impunite, a leggi dello Stato pienamente vigenti che nel garantire le cittadine salvaguardano la loro libertà.

Personalmente, devo dire, dato il clima proibizionista che si respira quando si “discute”, eufemisticamente parlando, del tema della prostituzione la cosa mi sorprende poco. Ho sempre spiegato quanto fosse difficile offrire un altro punto di vista sulla questione. Non mi sorprende il fatto che qualcuna abbia sentito la necessità di delegare ad un tribunale la facoltà di decidere su chi, politicamente parlando, ha ragione o torto. La stessa teoria abolizionista in effetti si basa sull’idea che tutte le prostitute siano vittime e che sia necessario salvarle da se stesse, in senso parecchio paternalista, anche quando urlano forte di aver scelto liberamente di vendere servizi sessuali. Così le sex workers che vogliono autorappresentarsi sono delegittimate e disconosciute. Così si immagina che un’idea possa prevalere su un’altra.

A parlare positivamente di zoning, di decriminalizzazione della prostituzione, quest’ultima raccomandata da Oms, Women UN, Amnesty International, sono in tant*. Mi chiedo perciò quanto sia esteso il senso di quel “chiunque” palesato nell’esposto denuncia. Denunceranno anche Amnesty (recentemente al centro di una campagna che scredita l’organizzazione)? Che dire delle sex workers che si raccontano a partire dalla propria libera scelta, continuando a precisare che il sex working autodeterminato non ha nulla a che fare con la tratta? E il Comitato per la difesa delle prostitute? E i parlamentari, o le parlamentari, che presentano proposte di legge non abolizioniste?

Secondo tutto quel che è scritto in quell’esposto denuncia, alla fine, siamo tutt* querelabili. Tutte le persone che non la pensano come le abolizioniste, che concordano con l’idea dello Zoning, o con quella della decriminalizzazione, o della regolarizzazione, praticamente potrebbero essere passibili di denuncia. Sto scherzando. Chi mai penserebbe a fare diventare un’idea politica un problema penale? Che ridere. O forse no, non scherzo affatto.

Dicevamo a proposito di libertà di opinione? Chissà se esiste ancora. Chissà.