Cultura

Firenze, città merce

Se si escludono il tunnel Tav e il nuovo aeroporto, la principale emergenza urbanistica fiorentina è rappresentata dalla mercificazione della città, attuata tramite la svendita del patrimonio edilizio pubblico – osso della società civile e speranza per la sua rifondazione – e tramite l’abdicazione al controllo della trasformazione di quello privato.

Dei 59 immobili pubblici e privati che il sindaco Nardella – tramutatosi in agente immobiliare, in linea con l’art. 26, comma 8, dello “Sblocca Italia” – promuoveva alle fiere internazionali della speculazione finanziario-immobiliare, alcuni sono stati venduti, sottocosto.

Il Teatro Comunale, proprietà Nikila Invest, acquistato per 25 milioni dalla Cassa depositi e prestiti che a sua volta lo aveva rilevato da Palazzo Vecchio per 23 milioni nel Natale del 2013 (il provvidenziale acquisto natalizio permise a Renzi sindaco di evitare lo sforamento del patto di stabilità). Il progetto di 120 appartamenti «stile Fifth Avenue» è di Marco Casamonti, architetto dal problematico rapporto con la Magistratura.

Per il palazzo Vivarelli Colonna (4.400 mq), sede dell’Assessorato alla cultura, Cassa Depositi e Prestiti versa 12 milioni di euro nelle casse comunali ed è ora in trattativa con una società che vorrebbe realizzarvi un hotel di lusso.

Venduto nelle ultime ore anche l’istituto Demidoff.

Tra gli edifici ancora in cerca di nuovo padrone spicca l’ex Tribunale in piazza S. Firenze (11.000 mq), ceduto per 29 anni alla Fondazione Franco Zeffirelli.

La villa rinascimentale di Rusciano, sede dell’Assessorato all’ambiente, fu donata al Comune nel 1977 con vincolo di assistenza ai giovani, stravolto in turistico-ricettivo.

La Manifattura tabacchi (88.687 mq), proprietà Fintecna, è in vendita con annessa variante che prevede due torri di 53 m in deroga al regolamento edilizio. Sarebbero previste 700 unità edilizie. Il teatro Puccini, attivo sull’area, diventerà occasionalmente centro congressi.

Il Palazzo del sonno: 21.000 mq di fronte al polo fieristico della Fortezza (polo oggi in via di ristrutturazione cementizia). L’acquisizione dell’edificio – boccone prelibato per “The Student Hotel”, «giovane» società olandese – sarebbe stata realizzata in collaborazione con Invest in Tuscany, il sito della Regione «che aiuta a investire in Toscana». Architetto: Casamonti.

La Caserma in costa San Giorgio, in attesa del nulla osta della Soprintendenza, si trasforma in hotel a 5 stelle e centro benessere. Lowenstein, imprenditore argentino operante sulla villa medicea di Cafaggiòlo, vi investirà 40 milioni. Si servirebbe di Casamonti.

Hotel a 5 stelle anche al Monte dei Pegni (10.000 mq a Santa Maria Novella) in mano al colosso Accor (lo stesso dell’hotel nell’ex cinema Apollo). Per il cambio di destinazione d’uso il Comune riceve 900.000 euro di “compensazione”: la stessa cifra che ricava dall’apertura di un negozio di computer in piazza della Repubblica. La monetizzazione è «resa possibile grazie alle nuove norme»: tutto può farsi, basta pagare (art. 25.2.4 delle Note Tecniche del Regolamento Urbanistico).

E poi le poste di Michelucci; le Murate (23.500 mq); la Cassa di Risparmio (19.000 mq all’ombra del Duomo valorizzati dal previsto parcheggio interrato, acquisiti da Tom Barrack della Colony Capital); la Rotonda di Brunelleschi; caserme e perfino la Questura messa all’asta dalla Città metropolitana.

Da qualche settimana è in vendita Leopolda, emblema del nuovo corso politico, ma ora anche del vecchio sistema per far cassa. Chissà, forse con i fondi sovrani arabi.

Tutte misure che rafforzano il futuro di un centro storico troppo indulgente alle lusinghe del turismo internazionale, avviato verso la trasformazione in una luxury-city (o wedding-city) che espelle i residenti e cancella le funzioni civiche e gli spazi pubblici vitali per la convivenza civile.