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Elezioni Napoli, Pd: ‘No primarie per ex sindaci’. Bassolino: ‘Renzi disse che regole rimanevano’. Premier: ‘Moratoria’

Serracchiani: "Chi ha chiuso un'esperienza non si può più ripresentare". L'ex governatore: "Non si cambia mentre il treno è già partito". La minoranza del partito: "Niente raggiri burocratici". E in soccorso arriva anche il "rivale" di sempre Ranieri. Il segretario rinvia il confronto a gennaio, ma intanto propone il 20 marzo come data nazionale per votare i candidati. Mentre Milano e Napoli le avevano già fissate a febbraio

Il limite dei due mandati consecutivi non basta. Per il Pd uno che ha già fatto il sindaco non può più candidarsi. E se non ha altre cariche politiche, sta nel partito, sì, ma magari darsi alla bocciofila, allo scopone scientifico. E la scelta “dal basso”, la partecipazione popolare, il grido di dolore che si levò per avere “primarie aperte“? Niente, via tutto. “La proposta della segreteria, che sarà discussa nelle prossime settimane, prevede che chi è già stato sindaco non potrà candidarsi alle primarie” dice Debora Serracchiani, vicesegretario del partito. E così non ci vuole quella gran dose di malizia per pensare che sia una norma pensata nel fine settimana per rispondere alla candidatura ufficializzata da Antonio Bassolino a Napoli. E, incidentalmente, una regola che farebbe strike con Ignazio Marino, un altro che ha “minacciato” di ricandidarsi alle primarie per Roma, nonostante tutto. E quindi si profila una sfida aperta tra l’ex sindaco e ex presidente della Regione Campania da una parte e il segretario e presidente del Consiglio Matteo Renzi che ha proposto una moratoria del dibattito sulle primarie fino a gennaio. Però un colpo di mano lo tenta di sicuro, proponendo in direzione la data del 20 marzo come election day nazionale “per fare le primarie”. Sconfessando così la decisione del Pd di Milano ma anche di Napoli che avevano fissato le elezioni di primo livello al 7 febbraio.

Bassolino: “Renzi disse che le regole non cambiavano”
Bassolino sfida direttamente il segretario del partito, Matteo Renzi: “Sono d’accordo con lui – dice l’ex presidente della Campania – Le regole non si cambiano, l’ha detto il 21 ottobre scorso”. In effetti il capo del Pd e del governo, in un’intervista del 21 ottobre (un mese fa) a Otto e mezzo su La7, aveva assicurato che le regole sarebbero rimaste le stesse. “Non cambieremo le regole per le primarie”. D’altra parte, precisa Bassolino, nel primo incontro pubblico della sua campagna elettorale, “Renzi stesso è figlio delle primarie. Bersani, segretario in carica, fu un signore a fissare regole che hanno consentito a Renzi di candidarsi e vincere”. E in suo sostegno arriva ora la minoranza del Pd. “I problemi politici si affrontano con la politica, non cambiando le regole” dice Roberto Speranza. E’ “una decurtazione delle libertà personali – aggiunge Nico Stumpo – Servono soluzioni politiche, non raggiri burocratici”. “Non si cambiano mai le regole in corso di gioco ma ben prima e a Napoli è stata già fissata la data del 7 di febbraio. E poi io in generale penso che sono giuste le regole che tengono a includere e ad aumentare la partecipazione, non ad escludere” aveva detto alla Telefonata di Belpietro, su Canale 5. Il suo obiettivo, ha precisato più volte, è far terminare quello che definisce “l’isolamento” di Napoli avvenuto con l’amministrazione di Luigi De Magistris.

Serracchiani: “Non è una regola contro di lui”
No, precisa la Serracchiani, non è una regola contra personam perché “varrebbe anche per Renzi a Firenze e Delrio a Reggio Emilia“, anche se la differenza che il primo è presidente del Consiglio e il secondo ministro dei Trasporti verosimilmente fino al 2018. Ma la Serracchiani precisa: “È solo un modo per dire che quando un’esperienza si è chiusa, si è chiusa per davvero. Nulla di strano: lui ha già dato”. Certo, la vicesegretaria concede a Bassolino di “decidere liberamente di fare qualunque scelta, ma non potrà correre alle primarie del Pd”. Ad ogni modo ci saranno “le stesse regole ovunque. Chiare, per tutti: da Aosta a Marsala“.

Guerini: “Quando un’esperienza è chiusa, è chiusa”
Ma è chiaro che il messaggio arriva in modo concentrico. Le stesse parole, quasi in fotocopia, le pronuncia infatti l’altro vice di Renzi nel partito, Lorenzo Guerini, intervistato dalla Stampa: “Tanto per cominciare, le amministrative non possono essere occasione di rivincite personali ma devono essere collegate ad un progetto condiviso” dice. E ribadisce, quasi da copione: “Chi ha già fatto il sindaco per due mandati, anche in tempi lontani, è bene lasci il testimone ad altri. Quando un’esperienza è chiusa, è chiusa. Varrebbe per Delrio a Reggio Emilia, per Renzi a Firenze o per me stesso se pensassi di ricandidarmi a Lodi”. Stessi esempi, anche se in situazioni diverse.

Ranieri, l’eterno rivale: “Non si cambia in corsa”
E in sostegno di Bassolino, arriva Umberto Ranieri, rivale storico di Bassolino e rivale di Andrea Cozzolino (candidato bassoliniano) alle primarie del 2011, quelle annullate e finite con la scelta dall’alto del prefetto Mario Morcone (poi sconfitto alle Comunali). “Le regole non si cambiano in corsa” dice Ranieri, parlamentare dal 1994 al 2008, ex sottosegretario agli Esteri e ritenuto vicino a Giorgio Napolitano. “Non ho condiviso la scelta di Antonio Bassolino di candidarsi alle primarie per il sindaco di Napoli del centrosinistra – spiega Ranieri – ho sostenuto una strada diversa: una personalità espressione delle forze vitali e delle energie che animano la società napoletana, in ogni caso lavorerò perché una nuova generazione entri in campo. Considero tuttavia inaccettabili le discriminazioni verso Bassolino e l’adozione di misure che ne impediscano la partecipazione alle primarie”. Anche per il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta è una “norma ad personam”: “Gli si dica di non candidarsi e basta”.