Media & Regime

Rai: se manca il contratto di servizio, qual è la missione del servizio pubblico?

Rai675

Mentre Renzi pensa a come far pagare agli italiani il canone, la Rai deve ancora rinnovare il contratto di servizio ormai scaduto da tre anni. Una petizione lanciata qualche mese fa su change.org da Cittadinanza Attiva, mobilitava la rete a prendere atto che non esiste un contratto con i cittadini nel quale venga definita la missione del servizio pubblico (il precedente contratto è visibile qui).

Come cita il testo della petizione online:

Il contratto di servizio rappresenta quindi un documento fondamentale, attraverso il quale noi utenti possiamo comprendere per quale motivo siamo tenuti al pagamento di un Canone annuale, e quali sono i servizi che in cambio possiamo ottenere. Di fatto, stiamo pagando da tre anni un canone senza però sapere a quali servizi e attività vengano destinati i fondi così raccolti, e che dovrebbero appunto essere ancorati allo svolgimento del servizio pubblico radio-televisivo e multimediale.

Il contratto di servizio è infatti uno strumento fondamentale e poco conosciuto dai cittadini per definire le linee del servizio pubblico. All’interno sono contenute delle tematiche fondamentali in materia di diversità culturale, minoranze etniche, integrazione, coesione e l’inclusione sociale, nonché nella rappresentazione della figura femminile e le pari opportunità. Ma soprattutto nel contratto di servizio sono enunciati temi di importanza pubblica e sempre più attuali, come l’informazione obiettiva ed equamente bilanciata. Ma anche aspetti che riguardano la produzione di audiovisivi su temi e aspetti di interesse sovranazionale.

Cosa infatti “la nuova Rai” ha in programma per affrontare e sviluppare questi aspetti che, se consideriamo proprio il biennio 2010-2012 e anche i precedenti, hanno dimostrato l’arretratezza dell’informazione e del servizio pubblico nei confronti della sua missione fondativa?

Proprio gli avvenimenti terroristici, i conflitti internazionali recenti e i flussi migratori necessitano sempre più un orientamento editoriale interno al Paese, oltre che di un’offerta all’altezza della concorrenza, anche in materia di nuove generazioni multiculturali e localistiche. Temi che l’azienda pubblica deve condividere con le iniziative dei cittadini e degli utenti.

Proprio per far sì che il contratto non rimanga solo uno “specchietto per le allode” per muovere altri interessi, quelli partitici e lobbystici.