Scuola

Attentati Parigi: lunedì, non aprite i quaderni ma i giornali

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L’attacco dei terroristi a Parigi non può lasciarci in pace. Non può lasciare in pace soprattutto chi ha un ruolo educativo, chi ogni giorno entra in classe e insegna ai ragazzi storia, geografia, italiano, educazione civica. E’ impossibile, lunedì, entrare in aula e aprire i quaderni senza parlare di ciò che è successo a un’ora di aereo da casa nostra, nella “nostra” Europa.

Parigi, esige un atto di conoscenza. Lunedì non possiamo aprire i libri facendo finta di nulla. Spieghiamo ai nostri ragazzi che sta accadendo, raccogliamoci in silenzio pensando alle vittime di ogni Paese. Informiamoci. Sarebbe utile iniziare le nostre lezioni aprendo i quotidiani. Ragionando con i nostri ragazzi, riflettendo, cercando di capire, approfondendo. L’attacco a Parigi è un attentato all’Europa tutta ma questo non deve giustificare la facile demagogia contro il mondo arabo e la meravigliosa cultura islamica. La rabbia non può prendere il sopravvento.

In queste ore, seguendo attimo per attimo, gli eventi della capitale francese mi sono chiesto: cosa comprenderanno i miei alunni di quanto sta accadendo? Chi è l’Isis per un ragazzo di 10 anni? Quali paure ha scatenato l’atto terroristico compiuto allo stadio, al ristorante a al Bataclan? Un mio ex alunno mi raccontava: “Sai maestro che l’Isis non scherza e cerca di farsi conoscere il meno possibile? Ho letto che l’ha creata Putin, era un’organizzazione russa che non ricordo a cosa servisse ma ho sentito dire che è stata ideata dall’Urss. L’Isis vuole conquistare il mondo per poi farlo diventare sempre più ignorante; fa in modo che le persone non frequentino le scuole in modo da lasciarle analfabete, in questo modo li possono manovrare, fargli fare quello che vogliono. Forse questo non accadrà solo perché il mondo è contro di loro. Se dovessero sfiorare qualcuno dei nostri Paesi si scatenerebbe la Terza guerra mondiale”.

Per la prima volta i nostri figli, i miei allievi crescono con queste parole nel loro dizionario, vivono con la paura. L’11 settembre 2001, per molti di loro è solo una data letta sul libro: non è ancora nati quando il terrorismo colpì le Torri Gemelle ma il 13 novembre 2015 così come il 7 gennaio 2015, è entrato a far parte della loro vita.

A noi insegnanti, il compito di informarci e informare, di provare a capire e far capire perché non sia il Salvini di turno a entrare nella testa dei nostri ragazzi e a trasformare il mondo solo in una stupida divisione tra buoni e cattivi.

Mi auguro che prima di lunedì, il ministero dell’Istruzione inviti ogni scuola a fare un minuto di silenzio. Ma non solo: ad aprire i quotidiani con i ragazzi. Perché fare scuola è stare nella storia. Non chiudere le porte delle nostre classi alla storia.