Fatti a motore

Rapporto Aci-Istat 2014, 3.381 morti in incidenti stradali. Più di 500 sono pedoni

Il numero dei decessi è sempre in calo, ma la diminuzione rallenta anche a causa dall'aumento degli incidenti mortali in città. Fra le persone coinvolte in uno scontro, i pedoni muoiono quattro volte di più degli automobilisti. E a mietere più vittime sono gli impatti frontali-laterali fra veicoli

Fra chi viene coinvolto in un incidente, in Italia, chi è in bici rischia la vita il doppio di chi è in macchina e chi è a piedi addirittura il quadruplo. Il venerdì, giorno di inizio del fine-settimana, di grandi stress e code interminabili, è il giorno in cui facciamo più incidenti, ma la domenica, quando prende l’auto anche chi è meno abituato a guidare, avvengono quelli più gravi. Le strade più pericolose sono quelle extra-urbane, perché ci sono pochi incidenti (34 mila) ma si muore quasi come in città (più di 130.000 incidenti, ma i decessi sono in aumento del 5,4% a 1.505 morti). In calo, invece, le morti un autostrada. È questo, in estrema sintesi, il quadro dipinto dall’ultimo rapporto Aci-Istat. La tendenza generale dice che, dopo diversi anni di riduzioni consistenti, nel 2014 il numero di morti causati da incidente stradale è sceso solo dello 0,6% (3.381 contro i 3.401 decessi del 2013). Un trend che si è già invertito nei primi 6 mesi del 2015, in cui sono morte venti persone in più che durante lo stesso periodo dello scorso anno, come confermato dalla Polizia di Stato.

Il quadro è preoccupante e in pochi hanno il coraggio di parlare delle cause, una su tutte la distrazione, che è in fortissima crescita a causa dell’uso degli smartphone, seguita dal mancato rispetto della precedenza e dall’eccesso di velocità. Tuttavia, se è vero che “mal comune mezzo gaudio”, in Europa le cose non vanno affatto meglio, anzi la riduzione delle vittime nel 2014 è stata di poco inferiore (-0,5%). Questo vuol dire che l’obiettivo che la Comunità Europea si era data per il 2020 – dimezzare il numero di morti rispetto al 2010 – difficilmente sarà raggiunto. L’Italia, in ogni caso, si posiziona a metà nella classifica dei Paesi UE, ultima dei cinque che rappresentano i mercati più grandi per i mezzi a motore (Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna), sia come tasso di riduzione dei decessi, che come morti ogni milione di abitanti.  In Italia, “in base ai costi generali medi per incidente stradale calcolati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti”, dice l’Istat, “si può stimare un costo totale per gli incidenti stradali con lesioni a persone pari a quasi 18 miliardi di euro, circa 4 miliardi in meno rispetto al 2010″.

In Italia, lo scontro più frequente è quello frontale-laterale, causato, quindi, da un passaggio col rosso, dalla non osservanza di una precedenza o di uno stop (759 vittime), mentre il tamponamento è secondo in classifica (336). Impressionante è anche il numero di investimenti dei pedoni, che sono costati 548 vite, mentre altre 632 persone sono spirate per “fuoriuscita dal veicolo”, che vuol dire non aver allacciato la cintura. I giovani, invece, sono quelli che muoiono di più: tra 20 e 29 il rischio è ai massimi livelli. Quanto alla geografia degli incidenti, invece, Verona, Catania, Roma e Messina guidano la classifica dei comuni più mortali, mentre Valle d’Aosta, Molise, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna sono in testa a quella delle regioni.