Società

‘Io non sono come te’: l’adolescenza, l’amore e il dolore

Per parlare con bambini e adolescenti noi adulti dobbiamo alzarci al loro livello, questo implica una capacità di tornare a noi stessi che spesso perdiamo con il passaggio alla vita adulta. Adulti lo si diventa, bambini ci si nasce. Un tempo noi eravamo loro, gli anni portano esperienza, ma tolgono innocenza, i ricordi ci cullano, ma non sempre ne facciamo strumenti di apprendimento e di empatia. Non è considerata l’età matura quella dei primi anni, ma in realtà è l’età della ragione non vincolata, è l’età della lotta del nostro sé per venire fuori e rimanere esattamente quel che è, una battaglia con troppi perdenti purtroppo. In adolescenza tutto si fa più difficile, la ragione comincia a essere condizionata, ma ancora è in grado di ribellarsi e farsi beffe delle regole del mondo. L’adulto dovrebbe servire a confrontare il giovane con la frustrazione e uscirne vincitore, non dovrebbe farsene promotore.

Leggo un romanzo che mi apre a queste riflessioni, è Io non sono come te di Giovanna Bandini. Un racconto che attinge a piene mani dal mondo degli adolescenti in quanto a sentimenti, speranze e ostacoli. Nello specifico il romanzo parla di due baby squillo, vicende apparse anche recentemente nelle cronache.

Io non sono come te è una provocazione al perbenismo di facciata che ci circonda, è un racconto il cui valore sta nell’andare oltre l’apparenza dalla quale amiamo farci ingannare. Due ragazze di 14 e15 anni si prostituiscono, amori a pagamento e amori spontanei come la nascita e la crescita del fiore di gioventù che la vita ha reciso loro.

Angela e Marta, in arte Esmeralda e Giada, non potrebbero essere più diverse, eppure si cercano, sanno che la loro diversità è superficiale, il dolore che le accomuna è che le porta a prostituirsi è lo stesso, ma sfocia in atteggiamenti, motivazioni e modalità diverse. Con loro due madri sullo sfondo, entrambe a pretendere dalle figlie quello che non sono ed è proprio questo che le conduce alla perdizione del corpo pur di salvare la mente.

Angela, convinta di quel che fa, trova piacere e vive del piacere che il mondo materiale può darle con “così poco”. Marta che prima ancora di vendere il suo corpo è come se vendesse il suo senso di colpa al miglior offerente, prova a tirarsi indietro, ma non ce la fa da sola. Loro sono il diavolo e l’acqua santa, la malizia e la purezza, gli uomini le pretendono entrambe. Anche l’amore sano di Marta per un ragazzo, Leo, non può che portarsi dietro il passato come una catena, segnandone il futuro.

C’è sempre possibilità di scegliere e Marta lo dimostrerà chiamando a raccolta tutta la sua innocenza che, a dispetto dei soprusi che lascia infliggere al suo corpo, sembra rimanere intatta. In tutto il romanzo sembra di vivere con lei, condividendone le angosce, ma anche le emozioni più belle. Nulla in Marta è fuori posto, nulla in lei è sotto processo, anche se è sempre lei a scegliere cosa dare e cosa non dare. Angela e Marta sono ragazze normali ed è questa la drammaticità della loro storia.

Essere in due è spesso l’obiettivo di una vita proprio come in due sono sempre l’amore e il dolore, presi da soli non varrebbero niente, uno è la misura e la possibilità dell’esistere dell’altro. Fuggiamo la solitudine, ma qualcosa di noi è troppo intimo perché non possa contemporaneamente anche rincorrerla.