Politica

Legittima difesa: Maroni cowboy (con i soldi dei lombardi)

Sparare a un uomo che scappa è sparare a un uomo che scappa. Sparare a un uomo che scappa è un omicidio. Saranno le indagini a far luce sui fatti di Vaprio d’Adda – dove un pensionato ha ucciso un albanese di 22 anni che si era introdotto in casa sua, di notte, per rubare – e stabiliranno se sia stato eccesso colposo di legittima difesa oppure omicidio volontario. Questa settimana talk show e giornali si sono esercitati parecchio sul diritto di difendere la propria casa e l’incolumità dei propri cari. Una cosa, vera, è stata spesso ripetuta: è difficile stabilire seduti sul divano, alla luce del giorno, senza timori, come reagiresti trovandoti in casa uno sconosciuto, di cui sono sconosciute anche le intenzioni. Mors tua vita mea? O “non uccidere”? Forse entrambe le cose e, insieme, un milione di altri sentimenti e riflessi condizionati.

Il giorno dopo il delitto di Vaprio, un corteo si è fermato sotto casa dell’uomo intonando l’inno di Mameli e urlando “sei uno di noi”. Lui si è affacciato per salutare. Dal balcone. E questo è solo il primo di una lunga serie di “ma” in questa storia, oltre la comprensione del panico in cui ci si può trovare. I “ma” sono impopolari perché le persone hanno paura ed è una paura giustificata visto che, secondo l’Istat, le rapine in abitazione sono aumentate (del 22% dal 2011 all’anno successivo), in alcune zone del Paese come il Nord-est addirittura del 69,7%. Non solo: dal 2004 al 2012 i furti in casa sono aumentati del 16,7 per cento. Nel 2006 però è cambiata la normativa: il vecchio articolo 52 del codice penale (non è punibile chi reagisce in una situazione di pericolo a patto che la difesa sia necessaria, attuale e che sia proporzionale all’offesa) è stato modificato. Come ha spiegato Alfonso Maria Stile, professore di Diritto penale alla Sapienza, a ilfattoquotidiano.it il nuovo articolo disciplina il diritto all’autotutela di un domicilio privato, un negozio o un ufficio, autorizzando il ricorso a un’arma “legittimamente detenuta” per difendere “la propria o altrui incolumità” e “i beni propri o altrui”. A condizione che il rapinatore non desista e che vi sia pericolo di aggressione. Le maglie dell’autotutela sono già state allargate, ma la Lega ha presentato un’altra proposta di legge che consentirebbe a chi viene aggredito di difendersi sempre e comunque.

In questi giorni i leader del Carroccio si affannano a chiedere l’abolizione del reato di eccesso colposo di legittima difesa. Gianluca Buonanno, europarlamentare della Lega e sindaco di Borgosesia, ha annunciato l’introduzione del “bonus pistola” nel suo Comune: 250 euro a chi compra un’arma. Per essere sicuro che il messaggio arrivasse forte e chiaro, ci ha regalato una delle sue pagliacciate: in diretta su Sky ha mostrato una pistola. Evviva: Borgosesia potrà diventare un pezzetto di America, Paese che conta il maggior numero di proprietari di armi da fuoco e la più alta incidenza di morti causate dalle medesime armi da fuoco e dove si sta dibattendo di come mettere fine alle stragi. Il governatore della Lombardia Bobo Maroni invece ha promesso al pensionato di Vaprio l’assistenza legale e ha portato in giunta il disegno di legge sul patrocinio gratuito per chi si rende responsabile di eccesso colposo di legittima difesa. C’è un problema di competenze: la materia non è affare delle Regioni. E pure di principio: se Maroni vuol fare campagna elettorale a suon di demagogia, vellicando le paure dei cittadini, lo può fare con i soldi della Lega. Non con quelli degli abitanti della Lombardia. Il dibattito sulla sicurezza non può ridursi alla fiera della forca, all’urlo di “la difesa è sempre legittima”.

 

Natalino Balasso (che non per niente in 1992 interpreta Piercamillo Davigo) ha scritto su Facebook: “I politici che offrono soldi e patrocini ai cittadini che sparano per difendersi dai ladri, dovrebbero stare attenti a quello che dicono. I cittadini attratti dagli incentivi, potrebbero sparare proprio ai politici”.

il Fatto Quotidiano, 25 ottobre 2015