Scuola

Scuole paritarie cattoliche in crisi. ‘Difficile per le famiglie affrontare spese’

A dimostrarlo è il rapporto del Centro studi per la scuola cattolica della Cei, che spiega quanti istituti abbiano chiuso e, di conseguenza, quanti docenti abbiano perso la cattedra. Il direttore Sergio Cicatelli: “Siamo di fronte al proseguimento di un declino iniziato da anni"

Scuole paritarie cattoliche che chiudono e docenti che rimangono senza classi. A causa della crisi economica, in un anno 5mila professori hanno perso la cattedra e 72 delle 8.691 scuole registrate sono state cancellate. A lanciare l’allarme per questa emorragia dovuta alla crisi economica è il Centro studi per la scuola cattolica della Conferenza episcopale italiana che ha presentato la XVII edizione del rapporto che fotografa la situazione delle istituzioni paritarie che garantiscono l’istruzione a chi sceglie questo modello.

I dati negativi con i quali hanno dovuto fare i conti le associazioni che aderiscono al Cssc diretto da Sergio Cicatelli, hanno fatto suonare il campanello d’allarme ai gestori delle scuole cattoliche che continuano a comporre la maggioranza delle paritarie (63,8%).

Lo scorso anno a settembre erano entrati in classe 12.556 alunni in più. A perdere ragazzi sono soprattutto l’infanzia (- 3.121), la primaria (- 3.660) ma anche la secondaria di primo grado e le superiori dove appare il segno meno davanti al numero degli alunni: – 2.846 alle medie e – 2.929 alla secondaria di secondo grado.

“Siamo di fronte al proseguimento di un declino iniziato da anni. La crisi economica – spiega Sergio Cicatelli, direttore del Cssc – rende sempre più difficile per le famiglie affrontare le spese per mandare i figli nelle nostre scuole. Da quando non è stato più indicizzato il contributo statale fissato dalla Legge 62/200 la situazione è peggiorata. Abbiamo bisogno della ripresa di capacità di offrire un servizio sempre più adeguato ma anche di avere un sostegno economico. La detrazione prevista dal governo è una misura irrisoria che non risolve nulla. Di fatto consta di 76 euro che non sono certo sufficienti a convincere alcuna persona ad iscriversi ad una scuola paritaria. E’ una misura assolutamente inadeguata. Dobbiamo tornare ai livelli di finanziamento della Legge 62: da 500 milioni l’anno dopo più di un decennio siamo scesi a 470 milioni”.

Nel frattempo le scuole che riescono a mantenersi e a non chiudere perdono sezioni: nel 2015 sono diminuite 625 unità (-303 sezioni dell’infanzia; -87 alle elementari; – 102 alla secondari di primo gradi e – 133 alle superiori).

“La perdita media – precisa Cicatelli che ha curato il rapporto – di circa tremila alunni in ogni livello scolastico incide ovviamente in maniera diversa su ognuno di essi e pesa sensibilmente di più soprattutto sui due gradi della secondaria, dove nell’insieme si è perso in un anno il 5% degli studenti. A parziale conforto si può solo osservare che l’anno scorso la perdita di alunni rispetto all’anno precedente era stata quasi tripla”.

Tra i dati presentati si nota una presenza degli studenti di origine straniera anche nelle paritarie cattoliche: sono 32.163 ovvero il 4,9% del totale con una concentrazione maggiore nell’infanzia. Si tratta di immigrati di seconda generazione: “C’è persino – precisa il direttore – una minoranza di alunni non cattolici che scelgono i nostri istituti per la loro validità indipendentemente dal credo”.