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Elezioni Turchia, sondaggi: sale l’Akp (+2%) ma non ottiene maggioranza assoluta

Il partito di Erdogan, dopo la strage di Ankara, cresce al 43% delle intenzioni di voto. Sopra la soglia di sbarramento del 10% il filo-curdo Hdp, togliendo per la seconda volta dopo le elezioni dello scorso giugno seggi decisivi per la formazione politica del presidente

Il partito islamico Akp del presidente uscente Recep Tayyip Erdogan è in crescita nelle intenzioni di voto ma non ha i numeri per governare da solo. In vista delle elezioni politiche anticipate al 1 novembre, i primi sondaggi effettuati dopo la strage di Ankara, che il 10 ottobre ha colpito un corteo pacifista provocando almeno 97 morti, mostrano come il Partito Giustizia e Sviluppo continui ad essere il primo nel Paese ma che, però, non otterrebbe la maggioranza sufficiente per governare senza alleati.

Nei tre sondaggi pubblicati, il partito-filo curdo Hdp è nettamente al di sopra della soglia di sbarramento del 10% necessaria per entrare in parlamento, togliendo così per la seconda volta dopo le elezioni di giugno seggi decisivi all’Akp. In due di questi, condotti dagli istituti di ricerca Mak e Argetus, il partito islamico al governo dal 2002 si attesta sopra il 43%, in crescita di oltre due punti, mentre il Partito democratico dei popoli del leader Selahattin Demirtas cala ma senza mai scendere sotto il 12% dopo aver ottenuto alle elezioni del 7 giugno il 13,1% dei voti.

Un terzo sondaggio effettuato dall’istituto Sonar tra l’8 e il 15 ottobre, quindi nei giorni immediatamente precedenti e successivi alla strage di Ankara, indica invece una situazione di sostanziale stabilità per Akp e Hdp. Tutti i tre sondaggi evidenziano inoltre una rilevante crescita del partito socialdemocratico Chp, attualmente il secondo nella Grande Assemblea Nazionale Turca per numero di rappresentanti eletti, e un calo di quello nazionalista Mhp.

E intanto il Washington Post ha descritto Erdogan come “la principale causa dell’instabilità del suo Paese e che alimenta la sua polarizzazione con tattiche autocratiche e sempre più spericolate”. L’editoriale pubblicato dal quotidiano statunitense definisce inoltre un “errore” la tendenza dell’Occidente, in particolare dell’Unione europea, ad assecondare e sostenere il presidente turco.