Ambiente & Veleni

Parco dello Stelvio: no allo smembramento

orso bruno

Il Parco dello Stelvio è un patrimonio nazionale di tutti i cittadini italiani e non può essere gestito come un condominio per soddisfare interessi locali e gli appetiti dei partiti, un’area protetta che non può rischiare di entrare nel mirino dei cacciatori o di chi preme per grandi opere devastanti.

Così inizia la petizione che si trova on-line su Change.org che il Wwf ha pensato di indirizzare al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che oggi è promossa anche da altre otto associazioni ambientaliste (Cts, Fai, Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Touring Club Italiano). Pietra dello scandalo è l’Intesa firmata l’11 febbraio 2015, tra Ministero dell’Ambiente, Regione Lombardia e Province di Trento e di Bolzano, che di fatto de-nazionalizza il parco nazionale dello Stelvio, che con i suoi 80 anni (è stato istituito nel 1935) è uno dei parchi più antichi d’Europa ed il più esteso dell’arco alpino. Un’area protetta nata per tutelare aquile, stambecchi, orsi e camosci eil gruppo montuoso dell’Ortles-Cividale.

Tutto ha avuto inizio con una norma introdotta nella Legge di Stabilità 2014 solo all’ultimo minuto sulla questione del parco nazionale dello Stelvio, compresa tra le materia da delegare alle Province autonome di Trento e di Bolzano. Un blitz  frutto di un accordo politico-elettorale tra forze del centro-sinistra locali e nazionali (Svp e Pd), che nulla ha che vedere con un’efficace tutela della natura.

Nella sostanza, sostengono gli ambientalisti per effetto della Mal/Iintesa dell’11 febbraio 2015, ci troviamo di fronte non solo ad un parco che non può più qualificato come nazionale, ma ad un’area in cui difficilmente si può dire che sussistano più particolari misure coordinate di tutela e un’attiva gestione unitaria a difesa della biodiversità, che vengono richieste per i parchi nazionali dalla legge quadro sulle aree protette.

A seguito dell’Intesa non esiste più una gestione affidata ad un ente nazionale autonomo con propria personalità giuridica, né una governance unitaria a tutela della natura, ma d’ora in poi le due Province di Trento e di Bolzano e la Regione Lombardia possono decidere di operare indipendentemente nelle loro rispettive zone di competenza. Viene sì creato un comitato di coordinamento, che ha solo poteri generici di indirizzo, in cui prevalgono gli interessi locali e non c’è alcuna vigilanza sulla gestione quotidiana dell’area protetta da parte dal Ministero dell’Ambiente.

Gli ambientalisti nella Petizione popolare chiedono al Presidente della Repubblica di non avallare con propri atti la Mal/Intesa sullo Stelvio in modo che sia garantita una gestione autonoma, unitaria, nazionale e non si assecondino gli appetiti localistici contro natura. In questi giorni è previsto un passaggio in Consiglio dei ministri ed è bene quindi che tutti/e facciano sentire la loro voce!

Firma la petizione qui