Politica

Mario Mantovani, il forzista da 13mila preferenze. La collezione di poltrone e i conflitti d’interesse

Il vicepresidente della Regione Lombardia arrestato per corruzione è stato una colonna del partito berlusconiano. Il culto di "mamma Rosa", l'aereo con lo striscione "Meno male che Silvio c'è". E dietro lo show una solida rete di potere da senatore, eurodeputato, sottosegretario, assessore regionale e sindaco di Arconate per tre mandati. E la rete privata di case di riposo convenzionate con la Sanità

Un fortino di voti: questo è sempre stato Mario Mantovani – arrestato con l’accusa di corruzione – per Forza Italia. Aveva sfiorato 13mila preferenze alle ultime elezioni regionali in Lombardia ma aveva abituato il partito a ben altri numeri: 39mila voti alle Europee del ’99, 50mila solo cinque anni dopo. Classe 1950, entra in politica con la Democrazia Cristiana, ma è un berlusconiano della prima ora. Sempre di fianco all’ex Cavaliere negli incontri di partito in Lombardia, conquista la sua fiducia con l’assistenza alla madre dell’ex premier grazie all’ esperienza nelle residenze per anziani (Rsa), settore in cui è molto attivo.

Fan di Mamma Rosa Berlusconi
Nel 2007 concede la cittadinanza onoraria di Arconate (Mi) a ‘mamma Rosa’ per lo stile di “sobrietà e dolcezza” che la caratterizzava. Ma Mantovani è un habitué degli omaggi in grande stile: nel 2010 noleggia un aeroplano con la scritta “Per fortuna che Silvio c’è”, che sorvola i cieli di Igea Marina, luogo in cui ogni anno organizzava incontri di partito in concomitanza con il meeting di Rimini di Comunione e Liberazione. Un’idea riproposta due anni dopo, con lo striscione ‘Silvio ritorna’ per invitarlo a tornare al centro della vita politica del Paese. Sposa la visione partitica di Berlusconi ‘vittima’ della giustizia italiana, dichiarando di pensare a lui mentre pianta un albero nel giardino dei Giusti a Gerusalemme o al partito, quando fa dipingere le strisce pedonali di azzurro. E’ stato assessore alla Sanità di regione Lombardia fino a un mese fa, quando Maroni gli ha sfilato la delega dopo mesi di trattative tra Lega e Forza Italia per mantenere compatta la maggioranza.

Collezionista di incarichi
I reati contestati dalla procura di Milano sarebbero stati commessi fra il 6 giugno 2012 e il 30 giugno 2014, quando Mantovani era senatore, sindaco di Arconate e assessore alla Salute della Lombardia. Non si è mai sentito un simbolo della Casta, visto che quand’era primo cittadino e senatore aveva rinunciato al primo stipendio in favore di quello più remunerativo da parlamentare. E alle critiche sugli incarichi politici che collezionava, ha sempre risposto con le dimissioni date in extremis per non rischiare di decadere da una carica per incompatibilità. Eletto contemporaneamente a Palazzo Madama e al Pirellone nel 2013, si dimette 98 giorni dopo aver tenuto il doppio incarico. Temporeggia anche con il mandato regionale e quello da primo cittadino, facendo ricorso al Tar.

Sindaco ‘faraone’
L’incarico politico a cui è più legato è quello di sindaco di Arconate, paesino di 6500 abitanti in provincia di Milano dove ha è diventato primo cittadino nel 2001. Un mandato caratterizzato oltre che per la rielezione tre volte consecutive alla carica di sindaco, anche per una gestione estremamente diretta delle vicende cittadine. Dai colloqui individuali a chi doveva rinnovare la carta d’identità (soprattutto ai cittadini stranieri), all’organizzazione di viaggi-studio per gli studenti arconatesi a Bruxelles, dove era eurodeputato. Ma è sulla promessa di posti di lavoro che Mantovani ha costruito il legame con i suoi concittadini che da anni lo chiamavano ‘il Faraone’. “Ho nelle mie possibilità perché voi me le avete consentite, eleggendomi in Regione Lombardia, anche di segnalare delle persone. Ho bisogno di direttori generali, ho bisogno di persone. Anche lo Stomatologico di Milano me lo sta chiedendo, io… come prima cosa mi vien da segnalare la gente di Arconate”: questo l’accorato appello, da far invidia a Cetto La Qualunque, che aveva fatto alle ultime elezioni comunali per fare eleggere sua nipote Samantha Rellamonti. Elezioni perse.

Il business della sanità
L’assessorato alla Sanità è l’incarico più adatto, secondo la giunta Maroni, per Mantovani che aveva collezionato 13mila preferenze e del settore socio-sanitario è un gran conoscitore. Nel 1996 aveva aperto  la Fondazione Mantovani, specializzata nella costruzione e gestione di case di riposo per anziani, accreditate in regione Lombardia anche durante il suo mandato da assessore. Poi si era allargato all’assistenza dei giovani, visto che tra Bellaria e Igea Marina l’ente di famiglia ha aperto una serie di residenze e colonie estive. Ma del business dell’assistenza agli anziani si occupa anche un altro ente, Sodalitas, la cooperativa che gestisce (in provincia di Milano e a Igea Marina) case di riposo e nel cui consiglio direttivo siede la moglie di Mantovani, Marinella Restelli. I conflitti di interesse che i partiti di opposizione denunciano in consiglio regionale restano inascoltati: a garantire per lui davanti a Maroni c’è sempre stato Silvio Berlusconi. Almeno fino a qualche mese fa, poi i rapporti si sono raffreddati e le uscite pubbliche di fianco all’ex Cavaliere azzerate: decisione caldeggiata dalla compagna dell’ex premier Francesca Pascale, dicono alcuni ‘retroscenisti’. La reazione alla notizia dell’arresto è piuttosto fredda: “Francamente conosciamo Mantovani come persona corretta e siamo in attesa di notizie”, ha commentato Berlusconi da Roma.