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Tennis: Bracciali colpevole di essere pirla

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Bracciali è stato un po’ pirla. E’ ufficiale. Lo ha sancito la Corte Federale di Appello della Federazione Italiana Tennis, punendolo con un anno di sospensione per aver “interloquito con scommettitori abituali” ma riconoscendogli di non aver mai combinato alcun incontro di Starace o di chicchessia.

I tennisti Potito Starace (ora completamente riabilitato) e Daniele Bracciali erano stati radiati dal Tribunale Federale nell’agosto scorso, ma il secondo grado di giudizio ha ribaltato una condanna oggetto di più di qualche legittima perplessità. Bracciali ha ammesso di aver conosciuto Manlio Bruni e Roberto Goretti, ritenuti personaggi cardine nell’indagine sulle scommesse sportive portata avanti dalla Procura della Repubblica di Cremona, ma al contempo ha sempre negato di aver dato corso ad alcuna eventuale sollecitazione come invece sarebbe emerso da una serie di comunicazioni via Skype. Un po’ pirla, ma non baro o bandito.

La sanzione – comunque esemplare – serve da monito per tutti. Quante volte si è leggeri nell’instaurare rapporti interpersonali senza valutarne le possibili conseguenze. Bracciali vantava un significativo credito nei confronti di un club sardo che non aveva liquidato le spettanze pattuite e Bruni aveva detto di poter spendere una buona parola. Qualche telefonata nella speranza di sentirsi dire “Ci ho parlato” oppure “Tutto Ok. Adesso ti pagano il dovuto” sono stati la base per un giallo dai contorni torbidi.

I dialoghi online avvenuti tra Bruni e “Braccio2” (che tutti immaginavano come secondo nickname di Daniele “Braccio” Bracciali) facevano effettivamente rabbrividire e gettavano fango a palate. Peccato che la Squadra Mobile della Questura di Cremona abbia poi appurato che quell’identificativo telematico riconducesse ad una utenza mobile intestata ad altra persona e utilizzata da un terzo soggetto.

Mentre l’accusa infamante di aver truccato partite e agevolato scommesse ha fatto il giro del mondo e quella della condanna è cupamente rimbombata ovunque, la revisione processuale non sembra trovare analogo eco.

Bracciali dovrà stare più attento. E forse anche noi. Lui nello scegliere gli interlocutori. Noi, che possiamo aver dubitato della sua lealtà, nel non condannare in partenza chi è solo stato macinato da impietosi (ed iniqui) titoli di giornale.

@Umberto_Rapetto