Donne di Fatto

Barani e D’Anna: il disprezzo delle donne abita nel Parlamento italiano

 

Le Parti intraprendono, se del caso, le azioni necessarie per includere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, la violenza contro le donne basata sul genere e il diritto all’integrità personale, appropriati al livello cognitivo degli allievi”.

E’  un articolo della Convenzione di Istanbul approvata  con il voto unanime dell’aula del Senato nel giugno del 2013. Chissà dove erano i senatori Lucio Barani e Vincenzo D’Anna, rispettivamente  medico e biologo, sospesi solamente cinque giorni per  aver fatto gesti volgari nei confronti della senatrice Barbara Lezzi. Barani mimava una fellatio e D’Anna  forse per dare man forte al collega abbassava le mani all’altezza del propri genitali. Chissà se questi due signori sanno che il femminicidio non riguarda  solo uccidere, stuprare, molestare sessualmente ma si nutre di quella sottocultura che disprezza le donne e le considera subalterne agli uomini. Il sessismo germoglia e prolifera in assenza di coscienza come il razzismo e l’omofobia. Viene perpetuato col linguaggio, alimentato da pregiudizi, dalla paura e incapacità di relazionarsi su un piano di parità con il genere femminile.

Questi due senatori della Repubblica che chiamiamo “onorevoli” erano preoccupati di  non essere stati ripresi dalle telecamere ma dovrebbero domandarsi che relazioni hanno con le donne e con quel luogo chiamato Senato dove si comportano come fossero avventori della peggiore bettola. In loro difesa è intervenuto Luigi Zanda, capogruppo Pd, che  ha accusato le donne del M5S di provocazione rispettando la logica delle chiacchiere da bar. Quelle che quando una donna viene  stuprata  sentenziano: “Se l’è cercata”.

La senatrice Lezzi ha sottovalutato il problema quando ieri  ha detto: “Ora, come gruppo parlamentare  vorremmo superare questa vicenda, lasciarcela alle spalle, e tornare a lavorare perché la gente fuori da questo Palazzo ha altre aspettative ed esigenze”. La pagina femminista di Facebook ‘Noi non ci stiamo’ le ha manifestato solidarietà e ha pubblicato un documento di protesta ma  ha criticato le sue dichiarazioni perché quel sessismo riguarda tutte le donne e i loro diritti  non si possono sacrificare sull’altare di una riforma costituzionale. Non servono smentite a presunte richieste di posticipare l’effetto della sanzione. La sanzione scelta parla da sé e racchiude tutto il disegno volto a derubricare i fatti, come se fossero irrilevanti di fronte a una “ragione politica superiore. La regola del benaltrismo è sempre in agguato quando si parla di diritti e dignità delle donne e spiace quando  le donne la applicano nei confronti di sé stesse anche con una ingenua generosità come ha fatto la senatrice. Ma la questione non può essere liquidata dando del porco a chi insulta o accettando le sue scuse. Esiste uno  stretto legame tra sfregio della Costituzione e disprezzo dei diritti altrui, compresi quelli delle donne.

Non è la prima volta che i politici denigrano sessualmente le donne soprattutto quelle delle fazioni avverse e in una sorta di dinamica tribale aggrediscono “la femmina del nemico”. La lista sarebbe lunga. Cito alcuni episodi. Lo fece il deputato Massimo Felice De Rosa nel gennaio del 2014, nei confronti di alcune colleghe: “Le donne del pd sono qui solo perché brave a fare pompini” e rinforzò la frase sostenendo che in Parlamento (le donne) entrano così e lo pensavano tutti gli italiani. Lo fecero nel 2003 alcuni deputati nei confronti di una ventina di colleghe che contestarono la legge sulla fecondazione assistita: “Voi siete contrarie alla legge perché volete continuare ad essere scopate”. Ed è del tutto ininfluente accostare nomi e sigle di partito. Il sessismo è trasversale.

Come possono  questi  personaggi legiferare per contrastare  tutte le discriminazioni che collocano il nostro Paese fra gli ultimi per la parità di genere?

 

Le istituzioni sprofondano in un pantano, legislatura dopo legislatura, inghiottite dalla visceralità primitiva di personaggi scelti da un sistema clientelare e affaristico e tutto questo mi ricorda la metamorfosi dei gremlins nel passaggio dal cosmo al caos. Invece il Parlamento dovrebbe accogliere i migliori. Non è così da un bel pezzo. Del resto solo la peggiore delle legislature poteva sfigurare la nostra Costituzione con una riforma che farebbe rivoltare nella tomba tutti coloro che per quella carta sono morti 70 anni fa.

Twitter: @nadiesdaa