Politica

Riforme: dopo la ‘porcata’ di Calderoli ci regalano la ‘fetenzia’ di D’Anna

Non bisogna essere faziosi. Spesso su un qualche provvedimento il giudizio più meditato non è quello dei suoi avversari, ma degli stessi autori, che solo per il fatto di averlo elaborato sono più in grado di conoscerlo e di giudicarlo. Per questo motivo, pur avendo una grande stima dei Rodotà, dei Pace, dei Besostri e di mille altri costituzionalisti e studiosi, sono convinto che le loro motivazioni di radicale dissenso nei confronti delle riforme istituzionali e del sistema elettorale possono peccare di pregiudizi malevoli. Spesso la dottrina e l’aver trascorso troppi anni curvi sui libri, invece d’andare in discoteca, possono fuorviare. Al contrario, una mente fresca che abbia una conoscenza direi molto approssimativa della storia del nostro paese e delle sue istituzioni, come per esempio quella della ministra Boschi, possono far piazza pulita dei preconcetti. Il legislatore totalmente inesperto è vero che non sa neppure di che si tratti ma è più libero, più fantasioso, più moderno. E quasi sempre ci azzecca.

Su questo c’è un esempio addirittura “di scuola”, davvero luminoso: prendete Calderoli. È stato l’autore materiale della legge elettorale precedente, quella bocciata sonoramente dalla Corte costituzionale. Naturalmente la logica che la ispirava era dettata da Berlusconi, da Casini e da Bossi, ed era semplicissima: nelle prossime elezioni perderemo, allora occorre fare in modo che il vincitore non vinca del tutto e rimanga bloccato da maggioranze incerte al Senato. Berlusconi, come era abituato ad “aggiustarsi” i processi in cui era coinvolto decise di “aggiustarsi” anche il sistema elettorale. Nasce così il Porcellum. Nome quanto mai rappresentativo di quella legge, che però non fu inventato dagli studiosi che lo criticarono. Nessuno più di Calderoli, che l’ aveva scritta, aveva il diritto e la capacità di giudicarla. Fu lui a chiamarla “una porcata”. Aveva ragione. Rodotà che, con tutto quello che ha studiato, sarebbe incapace di scrivere una legge incostituzionale, non sarebbe mai arrivato a partorire una definizione così calzante.

Ma arriviamo all’oggi. Palumbo, che pubblichiamo in anteprima sul nostro quindicinale che trovate qui sotto, è troppo esperto per dare un giudizio. Ci spiega perché i Padri Costituenti avessero in mente altre procedure per un rovesciamento completo della Costituzione, ma – lo vedrete voi stessi – non riesce a sintetizzare in una parola e con compiutezza il provvedimento Boschi-Verdini che sta in lettura al Senato. Consiglio allora di affidarci tutti al giudizio che emerge all’interno della nuova maggioranza costituente. L’illustre costituzionalista D’Anna, con vasta esperienza politica in molti partiti, è uno dei votanti favorevoli alla nascita di una sorta di aborto di Senato. Deve aver studiato bene il provvedimento che sta votando, infatti il suo giudizio meditato è lapidario: “E’ una fetenzia”. Potete essere accaniti nemici del trasformismo e dei parlamentari che si vendono al Foro Boario, ma dovete essere onesti intellettualmente e quindi dargli perfettamente ragione. Il nuovo Senato, che si somma alla nuova legge elettorale, è appunto una fetenzia. La nuova destra renziana e la vecchia destra bancarottiera, nostalgiche della Porcata, si uniscono per regalarci la Fetenzia.

di Enzo Marzo

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