Media & Regime

Rai, Mannoni quanto m’annoi

medium_110509-183945_ro171008spe_0005

Casomai fosse sfuggito, nell’ultima settimana è successo questo: il Pd trascina in Commissione parlamentare di Vigilanza il direttore di Rai3 Andrea Vianello perché in due puntate di Ballarò erano stati invitati due esponenti del M5S; il presidente del Consiglio e segretario Pd Matteo Renzi, alla direzione del partito, trova il tempo per prendersela con Ballarò e DiMartedì, rei di pessimismo disfattista perché non celebrano a sufficienza i trionfi del governo, e per raccomandare la visione di Rambo su Rete4; il governatore abusivo della Campania, Vincenzo De Luca, definisce “camorrismo giornalistico” Report di Milena Gabanelli e Presadiretta di Riccardo Iacona; un senatore Pd che non vuole declinare le proprie generalità fa sapere tramite il Corriere che “a Rai3 tra un po’ entreremo col lanciafiamme”; un deputato Pd inspiegabilmente fiero delle proprie generalità, Michele Anzaldi, ripete che i direttori di Rai3 Vianello e del Tg3 Bianca Berlinguer vanno cacciati, e non per scarso rendimento (giudizio che non spetta comunque alla Vigilanza), ma perché “non si sono accorti che c’è un nuovo segretario e premier, Renzi” e si permettono financo di “criticarlo”. Le reazioni sono le più diverse. Il Cdr del Tg3 parla di “nuovo editto bulgaro”. La Berlinguer porge il gelato della pace a Renzi, il quale assicura che non è successo niente. Grillo evoca Goebbels. Giannini dice che “Renzi ha sciolto i cani”. Floris si fa una risata. Federica Sciarelli ricorda che gli scandali Rai sono altri, ma i censori non ne parlano.

Sebastiano Messina di Repubblica – lo stesso che gridava al fascismo, all’epurazione, alla censura, alle liste di proscrizione quando Grillo (sbagliando di brutto) insultava e cacciava i giornalisti, ma senza poteri di intervento sulla Rai – dà un affettuoso buffetto al compagno De Luca: “Mafia, camorra e ‘ndrangheta sono parole esplosive, andrebbero maneggiate con cura”. E dare dei camorristi a Gabanelli e Iacona è “una follia lessicale, ma come gli sarà venuta in mente?” (forse non ricorda che De Luca minacciò un giornalista augurandosi di “incontrarlo per strada al buio a Roma”: gli viene sempre in mente). Un semplice “autogol”. Niente fascismo, censura, epurazione, liste di proscrizione: un mezzo lapsus, che sarà mai.

A questo punto, fermi tutti: arriva Maurizio Mannoni. È in tv dalla notte dei tempi. Videouno (la tv del Pci), poi naturalmente Rai3: Samarcanda, Ultimo minuto, Primo piano, Un giorno per sempre, Tg3, Gt Ragazzi, Linea Notte.

Qui, ogni sera sul far della mezzanotte, il tenutario del talk più soporifero ed emolliente della tv mondiale s’affaccia con le mani in tasca, l’occhio da triglia morente, lo sbadiglio incombente, il ruttino incipiente di chi s’è appena ingoiato una tripla porzione di supplì e coda alla vaccinara, l’aria annoiata di chi vorrebbe già essere a letto da un pezzo. Ma che mme tocca fa’, ma che mme frega ammè, ma quando finisce ‘sta palla, baaahhhh. Tipico caso di anestesista che si ipnotizza da solo. Da quell’olimpica atarassia lo ridesta soltanto l’eventuale, inconsulta presenza in studio di un critico del governo invitato da chissà chi, che lui s’incarica comunque di tacitare con slogan a pronta presa tratti dal twittario renzista; o, peggio, un titolo del Fatto Quotidiano, sparato alla velocità della luce sui titoli di coda e seguìto da un getto di liquido ignifugo appena bofonchiato: “Ah, il Fatto, mah, boh”, “Dai, su, però gli altri giornali non lo dicono” (dunque dev’essere falso).

Negli ultimi giorni, mentre governo e Pd bombardavano Rai3, lui stava digerendo nel dormiveglia e non s’è accorto di nulla. E quando il Corriere l’ha buttato giù dal letto per un parere, è caduto dal pero. Nuovo editto? Ma quando mai: “Io l’editto bulgaro di Berlusconi l’ho vissuto sulla pelle ed era un’altra cosa”. Infatti lo fece B.: male, molto male. Ora che lo fa Renzi, è diverso: “Ma in fondo che sarà successo mai? Un componente della Vigilanza che la fa un po’ fuori dal vaso, poi nemmeno tanto”. Anzaldi poi è un amico, “ci conosciamo da una vita, da quando era il portavoce di Rutelli, ci incontriamo spesso sotto casa con i cani”. Se famo du’ spaghi. Anziché “fare le vittime”, Berlinguer e Vianello dovrebbero ringraziarlo l’amico Anzaldi, e pure i cani: con i suoi attacchi li ha “rafforzati” (lo dicevano già dell’editto di B., nel 2002: “Biagi, Luttazzi e Santoro dovrebbero ringraziarlo: ora chi li caccia?”. Infatti). Era molto peggio Prodi: “Se la prendeva con noi, ho rischiato il posto, volevano cacciarmi”. Il famoso editto Prodi versus Mannoni, scontro titanico, chi non lo ricorda. Ora invece “credo davvero che Renzi voglia riformare la Rai togliendo il potere alla politica”: infatti ha riempito il Cda di portaborse e la sua riforma dà tutto il potere al governo, ma M’annoi non l’ha saputo. Il vero problema è il Tg3 che, oltre a stipendiarlo dal Mesozoico, fa “i panini al contrario: governo-opposizione-opposizione nel governo”: dà addirittura voce alla minoranza Pd, roba da matti. E poi tutti quei “talk noiosi”! Non il suo, sempre frizzante: quelli degli altri, pieni di “scontri a ogni costo” che rischiano di svegliare il conduttore.

Di qui l’ideona: “Il tg unico potrebbe essere un’opzione”. Ma certo, come non averci pensato prima? Il Tg della Nazione. Potrebbe dirigerlo lui, se aboliscono l’edizione della notte e ci rimettono al posto il monoscopio. Del resto, dai, su, boh, mah, “in Rai siamo tutti lottizzati, mai visto intorno a me tutta questa voglia di ribellarsi alla politica”. Voleva ribellarsi lui, ma aveva mangiato pesante, s’era fatta una certa, gli calava la palpebra e poi, scusa: che so’ Pasquale, io?

Il Fatto Quotidiano, 3 ottobre 2015