Cronaca

Poste, Tar dà ragione al comune di Olevano di Lomellina: “No a chiusura ufficio, ingiustificata”

Il tribunale amministrativo boccia il piano di razionalizzazione del gruppo pubblico: "Non ha provato il disequilibrio economico" che sarebbe stato causato dal servizio e non ha tenuto conto che il paese non ha nemmeno uno sportello bancario

Il piccolo comune di Olevano di Lomellina vince la sua battaglia contro la spending review di Poste italiane: una sorta di trasposizione della battaglia tra Davide e Golia. Sullo sfondo gli sforzi dello Stato per tagliare ciò che è giudicato improduttivo e poco remunerativo per i conti pubblici. Ma il centro della provincia di Pavia, 800 anime o poco più, non intende rinunciare al proprio ufficio postale e si è opposto con forza alle direttive date dall’amministratore delegato, Francesco Caio, che impongono una forte cura dimagrante. Queste, per il piccolo ufficio di Olevano, prevedevano una riorganizzazione dei giorni di apertura al pubblico, e quindi “la chiusura permanente del Presidio postale sito in detto Comune nelle giornate di lunedì, mercoledì e venerdì”, come ha comunicato una nota della direzione provinciale delle poste di Pavia l’1 luglio 2015. Il municipio ha fatto ricorso al Tar della Lombardia.

I giudici del tribunale amministrativo di Milano, in questi giorni, hanno dato ragione al Comune costringendo Poste a mantenere il servizio. Scrive il Tar che la giustificazione addotta per la chiusura “risulta disancorata da qualunque esplicitazione di fatti riferibili al caso di specie, tanto da ridursi ad una mera clausola di stile, replicabile in maniera identica in qualunque situazione, non comprendendosi le ragioni poste a base del provvedimento”. Insomma, l’idea di chiudere indistintamente uffici postali o di contingentarne il funzionamento ad alcuni giorni della settimana, indiscriminatamente e senza calcolare conseguenze specifiche, lede il diritto dei piccoli comuni italiani che, a secondo di proprie caratteristiche particolari, possono trovarsi senza un servizio pubblico di essenziale importanza.

In accordo a quanto sostenuto dal Comune di Olevano, il Tar ricorda che la motivazione che Poste adduce a giustificazione del proprio provvedimento è “un generico e non meglio precisato disequilibrio economico nella prosecuzione dell’erogazione del servizio, senza però dare prova del disequilibrio economico stesso e del rispetto del criterio della distanza”. Olevano di Lomellina infatti non ha uno sportello bancario: non c’è quindi un bancomat, un luogo ove effettuare un bonifico, svolgere un versamento, pagare una bolletta. Quindi se fosse stato chiuso l’ufficio postale il disagio per anziani, disabili e cittadini senza l’auto sarebbe stato evidente. Di tutto questo il gruppo guidato da Caio non ha tenuto conto.

Il sindaco, Luca Mondin, è soddisfatto. “Credevano di fare spending review limitando gli orari di funzionamento di uno sportello con un solo dipendente”, chiosa. “Dipendente che tra l’altro, l’anno scorso, ha ricevuto un cospicuo premio di produttività, segno che di lavoro da fare ce n’era. Quel che non mi piace è la demagogia che viene messa in certi proclami sui risparmi nella spesa pubblica. Noi amministratori locali, soprattutto di piccoli comuni, ci vediamo limitare in tutti i modi, ci bloccano i trasferimenti e poi ci vengono a tagliare servizi essenziali per la cittadinanza. A Roma, viceversa, hanno difficoltà a tagliare i senatori, senza parlare dei loro di sprechi”.

“Poste italiane è un soggetto privato (a capitale pubblico, visto che è in mano a Tesoro e Cassa depositi e prestiti, ndr) che gestisce un servizio universale, quello postale, in virtù di una legge che glielo attribuisce, attraverso il Ministero dello sviluppo economico, con una concessione in vigore sino al 2026. Per questa attività vengono erogati fondi statali, quindi Poste viene pagata e quel servizio deve garantirlo”, spiega l’avvocato Flavio Crea che ha seguito il comune di Olevano nel dibattimento di fronte al Tar. “Inoltre – aggiunge il legale – una direttiva dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, l’Agcom 342 del 2014, definisce il servizio postale come un servizio avente carattere socio-economico, per cui decidere sulle sorti di un presidio solo per questioni di budget significa disconoscerne la funzione sociale. In un piccolo comune un ufficio postale potrebbe essere anche un centro di ritrovo oltre che un luogo deputato alla trasmissione della posta”.

E’ grave, secondo il primo cittadino di Olevano di Lomellina, che nella razionalizzazione degli sportelli di Poste italiane non si stabilisca di valutare in anticipo se nel centro dove si va a tagliare o a limitare il funzionamento di un ufficio Pt ne esista un altro o almeno ci sia uno sportello bancario. Insomma, la cura dimagrante iniziata già nel 2012 non tiene conto delle specificità del territorio e soprattutto delle esigenze dei piccoli comuni e delle comunità meno numerose.