Mafie

Mafia, Confalonieri visita Dell’Utri in carcere. Mattiello (Pd): ‘Lo faccia pentire’

"La mia paura è che vada fuori di testa: va fatta giustizia come nel caso Contrada", dice il numero uno di Mediaset, fresco di visita penitenziaria all'ex senatore condannato per mafia, citando la sentenza della Cedu sull'ex superpoliziotto. La replica del parlamentare dem: "Non si illuda, anzi gli consigli di raccontare la verità"

Le visite penitenziarie di Fedele Confalonieri all’amico di una vita Marcello Dell’Utri? Dovrebbero essere utilizzate per convincere l’ex senatore a pentirsi. Parola del deputato Pd Davide Mattiello, che così commenta l’intervista rilasciata dal presidente di Mediaset al Corriere della Sera.

“Marcello, che finora si sentiva un carcerato, adesso si sente un sequestrato. La mia paura è che vada fuori di testa”, è la confessione del numero uno di Cologno Monzese, fresco di visita all’ex senatore, condannato in via definitiva a sette anni di carcere per concorso esterno a Cosa nostra, latitante per alcune settimane in Libano, e poi estradato in Italia, dove dal giugno 2014 è detenuto nel carcere di Parma, lo stesso che ospita il superboss Totò Riina.

La “nuova condizione mentale di Marcello”, spiega Confalonieri, è dovuta al “caso Contrada” e cioè alla sentenza con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che l’ex numero tre del Sisde non andava condannato per concorso esterno, dato che all’epoca dei fatti contestati (dal 1979 al 1988), quel reato non “era sufficientemente chiaro” (il concorso esterno in associazione mafiosa non è previsto dal codice penale come reato a se stante, ma è frutto dell’unione tra associazione mafiosa e concorso in reato, ndr). “Anche per Marcello è così – dice Confalonieri- anche lui ha subito una condanna per fatti antecedenti all’introduzione della norma: perciò va fatta giustizia. E mi auguro che il suo caso venga affrontato senza guardare a Dell’Utri come all’amico di Silvio Berlusconi, come al politico. Qui non c’entrano le toghe rosse, non c’entra la politica. Anzi, la polemica politica deve restare fuori da questa storia: questo è un caso di giustizia che va risolto il prima possibile”.

Già subito dopo la condanna Dell’Utri, indicato dalle sentenze definitive come l’uomo cerniera tra Berlusconi e Cosa nostra, aveva annunciato l’intenzione di appellarsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo.  Più che i ricorsi a Strasburgo, invece, le visite a Dell’Utri del numero uno di Mediaset dovrebbero servire ad altro per il deputato dem Mattiello. “Confalonieri non si illuda e all’ amico Dell’Utri farebbe meglio a consigliare di raccontare la verità” dice il parlamentare Pd. “La sentenza della Cedu – aggiunge Mattiello – è frutto di una interpretazione delle norme superficiale: il concorso esterno è un reato come tutti gli altri”.

“All’amico Dell’Utri varrebbe piuttosto la pena consigliare di mettersi a raccontare la storia recente italiana, anziché studiare quella medioevale: c’è sempre tempo per un ravvedimento operoso che può cambiare anche le condizioni della detenzione. Ma per chi è condannato per mafia, l’unico modo per ravvedersi è collaborare con lo Stato, vuotando il sacco. In tutti i sensi. Prospettiva questa complicata per chi considera un mafioso come Mangano un eroe“.