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Banche, nuove inchieste ma Bankitalia chiede a Bce di ammorbidire i paletti

Ci voleva giusto l’inchiesta sulla Banca Popolare di Vicenza e la disastrosa gestione della coppia Gianni Zonin-Samuele Sorato per illuminare in tutta la sua portata la richiesta fatta dalla Banca d’Italia a Francoforte ad agosto. Nella lettera, i cui contenuti sono stati anticipati da Bloomberg, il vicedirettore generale Fabio Panetta parla addirittura di “ingiustificato e generalizzato inasprimento degli obiettivi di capitale” che potrebbe frenare l’economia e vanificare almeno in parte gli effetti delle misure straordinarie messe in campo dalla Bce. Scontato il plauso dei banchieri italiani, di cui Panetta evidentemente si è fatto portavoce rubando autorevolmente la scena al presidente dell’Abi Antonio Patuelli. Meno scontato è l’effetto che quella missiva ha prodotto a Francoforte, dove gli ispettori della Bce sono al lavoro a pieno ritmo da quasi un anno per tamponare le falle di diversi istituti di credito italiani (MontePaschi, Popolare Vicenza, Veneto Banca, Carige) sul cui stato di salute la Banca d’Italia non ha mai avuto nulla da eccepire, se non quando era troppo tardi e le crisi erano ormai conclamate.

Proprio in questi giorni stanno arrivando da Francoforte i risultati preliminari dell’esame Srep che attribuisce un voto complessivo al patrimonio di ognuna delle 120 banche europee in relazione ai rischi assunti chiedendo, nel caso, dei correttivi e fissando dei requisiti caso per caso. Dalle prime indiscrezioni sembrerebbe che – a eccezione di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca – il sistema bancario italiano sia stato sostanzialmente promosso, anche se con qualche “riserva”, cioè con alcuni aggiustamenti da fare. Aggiustamenti che a giudizio di Panetta – che rappresenta la Banca d’Italia nel Consiglio di sorveglianza di Francoforte – sarebbero invece “ingiustificati” e dannosi, nonostante ora con le regole del “bail in” azionisti, obbligazionisti e correntisti delle banche si ritrovino coinvolti in prima persona nel salvataggio delle banche. Un problema che, evidentemente, Banca d’Italia non sente come proprio pur essendo preposta alla tutela del pubblico risparmio e pur essendo l’Autorità nazionale di risoluzione e gestione delle crisi per gli istituti non sottoposti alla vigilanza diretta di Francoforte.