Società

Gender a scuola: chi ha paura degli studi di genere?

Dart Gender

Oggi mi ha scritto un’amica che insegna alle scuole medie di Ravenna perché disorientata da tutte le polemiche sul comma 16 del ddl Buona Scuola. Mi ha inviato alcuni articoli di giornale che criticano la ministra Giannini accusandola di censura perché ha minacciato querela nei confronti di chi parlerà di “teoria del gender”. Una ministra (o un ministro) non dovrebbe mai minacciar querela nei confronti di chi esprime critiche, a torto o a ragione, alle leggi dello Stato ma è anche vero che sul tema si sta facendo da mesi una grave disinformazione.

La scorsa primavera su WhatsApp era stato diffuso un volantino che distorcendo un testo dell’Oms terrorizzava i genitori dicendo loro che la scuola avrebbe insegnato la masturbazione ai loro figli e alle loro figlie. La notizia era del tutto falsa e con il  buon senso si scoprirebbero  le bufale, un insegnante che insegnasse la masturbazione finirebbe sotto processo per pedofilia ma le isterie collettive sono contagiose e si cede spesso alle proprie angosce più o meno inconsce. Il testo dell’Oms di fatto parlava dei vari stadi di sviluppo sessuale. Nella realtà i bambini e le bambine o gli adolescenti, imparano a masturbarsi da soli per istinto e senza che nessuno glielo insegni ma sarebbe ora di aiutarli a capire e ad affrontare serenamente i vari stadi della crescita senza ansie e gettando alle ortiche le minacce genitoriali di imminente cecità.

Chi ha contestato la ministra Giannini ha dimenticato o sorvolato con una certa disinvoltura sulla reale censura fatta lo scorso mese di luglio dal neoletto sindaco di Venezia, che sollevando le proteste di intellettuali, dell’Associazione Italiana Biblioteche e dell’Associazione Italiana Editori ha censurato ben 49 libri per l’infanzia dalla biblioteche cittadine perché erano in odore sulfureo di “teoria del gender” (per esempio la scandalosissima Pimpa e il depravatissimo Piccolo blu e piccolo giallo). L’altra amnesia di chi contesta il comma 16 del ddl Buona Scuola e rivendica la libertà di educare i propri figli riguarda tutte quelle famiglie di non cattolici che da decenni esonerano i loro figli dall’ora di religione imposta nelle scuole dal Concordato e accadde anche alla sottoscritta di essere esonerata nei verdissimi anni.

Giovedì l’Ordine degli psicologi dell’Emilia Romagna dopo quello del Lazio ha divulgato un comunicato stampa nel quale spiega per l’ennesima volta che non esiste nessuna teoria del gender ma esistono studi di genere che con fondatezza scientifica hanno dimostrato come l’omofobia, il sessismo, i pregiudizi di genere sono appresi culturalmente e che le indicazioni normative contenute nella legge sono state pretestuosamente accusate di voler diffondere la cosiddetta “teoria del gender”, che affermerebbe la natura sociale dei ruoli sessuali senza considerare la natura umana. Sono state attaccate altresì le Linee Guida dell’Oms in materia di educazione sessuale a scuola, accusate anch’esse di voler promuovere “l’ideologia del gender”, mentre esse indicano tra le tematiche da trattare lo sviluppo del corpo umano e la sua salute, la riproduzione, il rispetto dell’intimità propria e altrui, la genitorialità consapevole, l’orientamento sessuale e l’identità di genere.

Sono anni che i centri antiviolenza organizzano incontri nelle scuole e offrono spunti di riflessione agli studenti e alle studentesse contro i pregiudizi sessisti, il bullismo e gli stereotipi di genere e ben venga che nelle scuole finalmente siano svolti programmi per educare le nuove generazioni a vivere in un mondo complesso che dovrà far convivere pacificamente culture differenti nel rispetto del prossimo.

Nel mio lavoro di counseling ho accolto, più di una volta, il pianto di uomini che mi rivelavano una sofferenza tenuta nascosta per anni per le imposizioni, le vessazioni, le umiliazioni legate alle trasgressioni adolescenziali o infantili del ruolo di genere che gli veniva imposto dalla famiglia. Ho ascoltato il ricordo doloroso di un ragazzo umiliato violentemente dalle maestre quando frequentava l’asilo perché si sedeva con le bambine a giocare con le bambole. Ricordo gli sfoghi di ragazze e donne che non avevano potuto scegliere la loro vera vocazione di studi o professionale perché i loro più profondi desideri non rispecchiavano il concetto di femminilità dei genitori. Un’amica mesi fa mi ha cercata per parlarmi. Era addolorata per la sofferenza del figlio adolescente: il papà lo incalzava quotidianamente con ostilità perché non lo riteneva un “vero macho”. E ancora mi vengono in mente i suicidi di giovani vittime di un bullismo armato di odio e pregiudizi.

Chi rivendica le leggi della natura e della biologia dimentica che nessuno nasce razzista, sessista o omofobo ma lo diventa. Il sessismo, l’omofobia, il razzismo impongono il loro credo con l’esclusione, lo stigma a chi non ne rispetta i codici e si afferma con la violenza.

E tutto questo non vi fa paura?