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Immanuel Casto, ecco il nuovo “The Pink Album”: “Ma niente incontri con i fan. Le grosse catene non mi vogliono, troppi pregiudizi”

E' considerato il re del porn groove, nonché uno dei riferimenti più amati della comunità italiana LGBT, e svela a FQ Magazine una dinamica che potrebbe sembrare secondaria, ma che in realtà racconta molto del mondo della musica e della società italiana. In vista dell’uscita del disco il prossimo 25 settembre, dopo aver dato la disponibilità per circa 15 città da Milano a Palermo in cui incontrare i propri fan per poter firmare loro una copia del disco (i cosiddetti firma-copie), sono arrivati solo “no”

A parole tutti apprezziamo le diversità, così come sui social network siamo tutti – o quasi – cultori del politicamente corretto, ma è quando si passa ai fatti che possono nascere i primi problemi e il ritorno di Immanuel Casto con il nuovo disco “The Pink Album”, ne è l’ennesima dimostrazione. Lui che è considerato il re del porn groove, nonché uno dei riferimenti più amati della comunità italiana LGBT, svela a FQ Magazine una dinamica che potrebbe sembrare secondaria, ma che in realtà racconta molto del mondo della musica e della società italiana. In vista dell’uscita del disco il prossimo 25 settembre, dopo aver dato la disponibilità per circa 15 città da Milano a Palermo in cui incontrare i propri fan per poter firmare loro una copia del disco (i cosiddetti firma-copie), sono arrivati solo “no”. Dalle grosse catene perché “il personaggio non è in linea con le altre proposte” e da quelle indipendenti perché pare fossero spaventate dalle persone che si sarebbero potute presentare.

Fanno più paura le persone che ti seguono dei tuoi testi espliciti?
No, credo si tratti del classico e vecchio pregiudizio, niente di nuovo. Come una sorta di censura preventiva, basata appunto sul pregiudizio.

Questa cosa mi ha fatto tornare quando questa estate è apparsa la scritta “frocio” su un manifesto di Mika in concerto a Firenze ed è partita una grande gara di solidarietà su giornali e social; è stata dunque una cosa fine a se stessa?
Assolutamente sì, nonostante molte persone l’abbiano fatto con il cuore e anche io ho sostenuto la campagna in favore di Mika, perché quando si parla di omofobia sono sempre pronto a dire la mia. Ma in molti casi c’è stata sicuramente un po’ di ipocrisia. Facendo un parallelismo un po’ azzardato è come quelli che dicono: “No alle discriminazioni, però gli omosessuali non devono avere gli stessi diritti degli eterosessuali”. E quindi nella pratica? Sulla pratica cadiamo di nuovo. Non sto dicendo che sia per il mio orientamento sessuale che le grandi catene non mi vedono in linea con le loro proposte, il problema è sicuramente la mia visione artistica, però resta un problema di pregiudizi e discriminazioni, questo sì.

Cosa ne pensi del dibattito in corso sui diritti civili delle coppie omosessuali?
Cerco di vedere le cose positive. Se ne parla tanto e io lo vedo come un movimento tettonico che al momento è ancora sotterraneo, ma prima o poi succederà, lentamente ci arriveremo.
L’omofobia è dalla parte sbagliata della storia come lo erano gli schiavisti o coloro che sostenevano l’apartheid o quelli che ritenevano che le donne non dovessero avere diritto di voto; è la stessa cosa perché non c’è un motivo razionale per il quale due uomini o due donne non debbano avere il diritto di sposarsi, non c’è. Per quanto sia cinico non penso che l’Italia sia così stupida da perseverare con un atteggiamento così discriminatorio e gli italiani, eterosessuali compresi, sono stanchi.

Il disco, seppur ironico ed autoironico è pieno di messaggi importanti e sentiti… Stai diventando un’artista impegnato?
Io ho sempre avuto un lato drammatico anche se ho avuto poche occasioni di sperimentarlo. Il porn groove è un marchio di fabbrica che mi ha aiutato ad essere identificato, ma come tutte le etichette rischia di restarmi un po’ stretta. Questa volta ho quindi inserito anche pezzi che non utilizzano l’ironia per lanciare un messaggio più sentito che si compenetrano con i pezzi più goliardici.

Presto uscirà la tua biografia, avrai l’occasione di incontrare i lettori o pensi ci saranno problemi anche in quel caso?
Avremo sicuramente modo di incontrare le persone che mi seguono. Do un’anteprima: avendo un grosso seguito anche in ambito ludico (dopo la creazione del gioco “Squillo”, ndr), sono spesso ospite alle fiere del fumetto. E quindi probabilmente sfrutteremo questo aspetto per firmare anche le copie del disco.

Oltre alla musica hai realizzato un cortometraggio, un gioco di carte ed un fumetto, hai qualche altra sorpresa in serbo?
La mia creatività è a 360 gradi e credo che sia proprio questo il mio talento principale. Mi piacerebbe sia scrivere un libro come autore, sia la possibilità di creare uno spettacolo più teatrale che potrebbe spaziare dal cabaret al musical.

Nel lavoro grafico del disco si insiste molto sulla figura del triangolo, per quale motivo?
E’ un’allusione al triangolo rosa col quale venivano identificati gli omosessuali nel lager nazisti; è un’allusione nel senso che non vuole essere un riferimento storico così preciso e così forte; del resto si trova un triangolo rosa anche nel disco dei Bronksy Beat “The Age of Consent” e tra l’altro il triangolo era molto usato negli anni ’80: ho voluto abbracciare un’eredità di percorsi storici e artistici che hanno fatto sì che oggi io sia quello che sono.