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Migranti, il piano Ue: “Redistribuirne 120mila, sanzioni per chi non accoglie”

Sono i punti principali della proposta che il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker presenterà il 14 settembre al vertice dei ministri di Interni e Giustizia. L'obiettivo: creare un meccanismo permanente di ricollocamenti intra-Ue. L'asse Germania-Francia-Italia punta a scardinare le resistenze interne all'Unione. Renzi: "Doveroso il diritto d'asilo europeo"

Redistribuzione di 120mila profughi. Possibilità per ogni Paese di scegliere se partecipare o meno alla redistribuzione. “Multe” per quelli che non faranno la loro parte. Sospensione del Trattato di Dublino. Sono i punti principali della proposta che il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker presenterà il 14 settembre al vertice dei ministri di Interni e Giustizia per un meccanismo di ricollocamenti intra-Ue permanente, da attivare in situazioni di crisi, secondo quote obbligatorie, su cui sta lavorando la Commissione Ue.

La Commissione Ue ha intenzione di proporre 120mila ricollocamenti intra-Ue (“relocation” nei documenti ufficiali”) in aggiunta ai 40mila già pianificati per Italia e Grecia, includendo anche l’Ungheria. Bruxelles sta poi ragionando sulla possibilità di prevedere l’opt-out per i Paesi che non vogliono partecipare, ma accompagnato da sanzioni. Ognuno dei 28 Stati avrà la possibilità di dichiarare a priori se è disponibile ad accogliere una parte degli arrivi, prerogativa finora riservata a Regno Unito, Irlanda e Danimarca: i Paesi che non vorranno fare la loro parte dovranno versare un contribuito economico che servirà a sostenere le spese dell’accoglienza negli Stati che si sono detti disponibili a concederla.

L’obiettivo: trasformare quello che doveva essere un sistema di quote temporaneo, rifiutato in primis dal Regno Unito e da buona parte dei Paesi dell’Est con in testa l’Ungheria, in un meccanismo permanente, un automatismo da applicare negli anni a venire.

Dopo anni di immobilismo, questa volta qualcosa potrebbe muoversi. Anche perché a pesare ora sono le cifre. Ad agosto, per esempio, come ha spiegato il ministro dell’Interno tedesco Thomas De Maizier, i richiedenti asilo in Germania ha superato per la prima volta la soglia dei 100mila. Quanto all’Italia Matteo Renzi ha spiegato proprio oggi che sono 115.544 le persone salvate dalle navi italiane nel Mediterraneo con Lampedusa al primo posto di approdo seguita da Augusta, Reggio Calabria e Pozzallo.

Il 14 settembre l’asse GermaniaFranciaItalia chiederà di ridiscutere le regole del diritto all’asilo previste dagli accordi di Dublino (il quale prevede che un asilante debba restare nel Paese che gli ha riconosciuto lo status) e sembra in grado di scardinare le resistenze interne all’Ue. Nella prima iniziativa congiunta intrapresa da molti anni a questa parte, scrive il Corriere della Sera, i ministri degli Esteri di Roma, Parigi e Berlino hanno inviato una lettera all’Alto Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza dell’Unione, Federica Mogherini invitandola a promuovere una profonda riflessione sulla questione nel corso dell’incontro informale dei ministri degli Esteri in programma venerdì pomeriggio in Lussemburgo. La Francia e la Germania hanno proposto “un meccanismo permanente e obbligatorio” di quote per la redistribuzione dei rifugiati e richiedenti asilo nell’Unione europea, soprattutto dei siriani, ha dichiarato il presidente francese, François Hollande: “Credo ci siano Paesi (…) che non si assumono i loro obblighi morali, quindi dobbiamo fare di più”, ha aggiunto.

“E’ dovere dell’Europa dare una risposta unitaria  – ha detto Matteo Renzi durante un incontro a Firenze con il premier maltese Joseph Muscat – dare una risposta che parta dal diritto d’asilo europeo, da iniziative europee sull’accoglienza e gestione dell’emergenza, dal rimpatrio europeo, ma anche da una strategia globale che tenga insieme gli interventi fondamentali da fare nei paesi d’origine”.