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Marina militare, un vero affare: stessa nave, prezzo doppio

Maritime Security Operations UNCLASS (APPROVED FOR PUBLIC RELEASE) Cleared for public release by COMUSNAVCENT PAO, CDR Jeff Breslau.  For additional information, contact PHC Anthony C. Casullo at anthony.casullo@me.navy.mil or DSN 318-439-6250 or COM 011

Gli idraulici, si sa, godono di pessima fama. Non certo per le pochade sexy che ormai hanno fatto il loro tempo, quanto per i ritardi (“vengo verso le 14” e arriva se va bene tre giorni dopo) e per la tombola dei prezzi. Ognuno di noi ha la propria riserva di disastri e storielle da raccontare. Una guarnizione che perde può costare dai 40 ai 200 euro. Se poi il malcapitato dovesse chiedere la ricevuta (ma perché dovrebbe farlo stante l’andazzo?) scopre che l’IVA è sempre da aggiungere. Una sorta di mistero mistico: appare solo a chi la invoca.

Facciamo adesso un giochino. Mettiamo al posto del cliente con il tubo che perde, chessò, un Parlamento. Magari quello italiano. Un po’ screditatello, ma insomma pur sempre un Parlamento. Invece dell’idraulico, ecco qua: un bel Governo. Forse anche un governicchio qualsiasi, ma un Governo. Il governicchio dice: ci servono delle navi da guerra, ma attenti è solo per portare il pane ai terremotati e ridare la vista ai bambini ciechi. Gesù di Nazareth non avrebbe saputo fare meglio. È il traslato istituzionale del mettete dei fiori nei vostri cannoni, iconizzato dalle foto di Marc Riboud e Bernie Boston. O forse l’onda lunga della rivoluzione portoghese dei garofani. Ma fare beneficenza, si sa, costa. Diciamo 5,4 miliardi di euro secondo un primo conto.

Non starò a tediarvi con gli avanti e indietro di questi miliardi. Vi racconterò solo la conclusione. Lo scorso gennaio le commissioni Difesa dettero l’ok all’acquisto, tra le altre, di una nave anfibia del tipo LHD, Landing Helicopter Dock. Una nave di oltre 20 mila tonnellate con bacino allagabile dove trasportare i mezzi da sbarco, un ponte di volo per elicotteri e (scommettiamo?) caccia F-35B. Naturalmente ai deputati e senatori nessuno ha detto veramente come sarà questa nave. Solo fumo, e un gran parlare di doppio uso, anzi dual-use, sempre rigorosamente in inglese che fa tanto, ma tanto più figo.

Primo principio dell’idraulica dal manuale L’idraulico for dummies: siate vaghi, approssimativi, lasciate intendere che potrebbe essere niente o forse tutto.

In questa vaghezza, a gennaio il Ministero dello sviluppo economico (scusate, avevo dimenticato: i soldi non vengono dalla Difesa ma dal MISE, altrimenti come faremmo a tenere le spese militari sotto l’1 per cento del PIL?) spiegò al Parlamento che la nave sarebbe costata 844 milioni. Ammettiamolo: un sacco di soldi per una nave che è poco più di un traghetto considerando che la sua missione non è combattere nemici sofisticatissimi ma portare, scortata, qualche centinaio di uomini il più vicino possibile a una costa e poi togliere il disturbo il più velocemente possibile.

Grave errore, è stato violato il secondo principio dell’idraulica: mai dare cifre esatte.

Arriva l’estate e a inizio luglio non il Governo, non un ministro qualsiasi, anche screditato, ma Finmeccanica e Fincantieri annunciano di aver firmato un contratto per costruire quella benedetta LHD. Un totale di € 1.126.000.000. Avete letto bene: un miliardo e 126 milioni. Ma non erano 844 milioni, si sarà chiesto il camallo di Sampierdarena? Una domanda sorge spontanea, avrebbe reagito il buonanima Riccardo Pazzaglia: ma quei quasi 300 milioni in più a cosa servono?

Qualcosa del genere se l’è chiesta anche Massimo Artini, che non è né un emulo di Pazzaglia né tantomeno un camallo genovese, ma è vicepresidente della commissione Difesa della Camera. Artini, già pentastellato espulso e ora transitato ad Alternativa Libera, si è chiesto come mai questa stratosferica differenza e ha girato la domanda al Governo. Il quale Governo anziché dire, come avrebbe fatto anche il gatto preso con il sorcio in bocca, “carissimi vi abbiamo gabbato” mentre accenna al gesto dell’ombrello o si esibisce in un pernacchio alla De Filippo (sostituendo “Duca Alfonso Maria di San’Agata dei Fornari” con “italiani”) è riuscito a produrre uno dei più straordinari esempi di sintassi burocratica.

Perfetta applicazione del terzo principio dell’idraulica: se ti beccano, spara cazzate una dopo l’altra.

Tre-pagine-tre di risposta, lette senza vergogna dal sottosegretario Gioacchino Alfano, di cui vi propongo alcuni passaggi topici (il resto lo potete leggere qui). Comincia con “In esito al portato dell’articolo 1, comma” (in esito al portato? Siamo sicuri?) e dopo una quindicina di righe di nulla si arriva finalmente alla nave che serve “per la proiezione di assetti (sic!) operativi ad elevata prontezza, militari e umanitari, per il concorso della Difesa ad attività di soccorso umanitario in occasione di eventi straordinari/calamità naturali con spiccati requisiti di standardizzazione e interoperabilità nell’ambito della politica di difesa comune europea”. Da cui si capisce che se non ci fossero terremoti, maremoti, disastri assortiti questa nave non servirebbe a nulla perché la guerra non fa parte delle sue prospettive. E l’omaggio di rigore alla politica di difesa europea è del tutto vuoto perché, come si sa, non esiste.

Andiamo avanti. “La progressiva definizione… hanno, nel contempo, portato a determinare, nel dettaglio, la tipologia e il costo delle acquisizioni necessarie per il soddisfacimento del requisito operativo… sono state individuate le capacità che non rientravano nel volume finanziario effettivamente disponibile”. Traduzione: pensavamo di spendere 844 milioni per una nave che non ci serviva perché non rispondeva al requisito operativo (portare pane agli affamati, se abbiamo ben capito). Mancanze che non dovevano essere poche se fanno aumentare il prezzo di un circa 300 milioni. Alfano chiama questo abominio semantico “processo di rimodulazione”. Beato lui che riesce a dirlo senza contorcersi dalle risate per cui, prosegue senza il minimo di ironia l’omonimo del ministro degli Interni, “è stata data priorità alla compiuta realizzazione dei singoli progetti e al consolidamento dei contenuti tecnologici sottesi al loro sviluppo”. Par di capire dunque che l’alternativa, senza questi 300 milioni, sarebbe stata comperare della navi che non servivano o non funzionavano. Interessante.

Ma le coup de théâtre arriva adesso: “l’integrazione di 282.295.487 euro (precisi al centesimo, ndr) non ha comportato alcun incremento delle capacità originariamente previste dal requisito operativo della LHD”. No,  davvero? Spendo 300 milioni in più per nulla? Questo è fondamentale: pago un sacco di soldi in più ma non mi viene in tasca un beata mazza. Per cui, sembra voler dire l’indefettibile Alfano, noi Governo non vi abbiamo imbrogliato a voi parlamentari e italiani. La nave è la stessa. Costa trecento milioni in più, ma non starete a guardare il pelo sull’uovo. O gufoni.

È l’apoteosi: il quarto principio dell’idraulica assurto a imbroglio sublime, tanto perfetto da lasciare senza fiato per l’ardire. Se ti beccano con le mani nello scarico mentre smonti il tubo che funziona perfettamente, parla della tua infanzia infelice. Naturalmente tutto ciò non avviene davanti a un lavandino che perde, ma in un’aula del Parlamento.

E speriamo che non pretendano anche l’IVA (quinto principio dell’idraulica).