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Usa, il terrorismo domestico che continua a colpire e il fallimento di Obama sulle armi

Sembra ormai essere un’impresa irrealizzabile quella di avere una legge più severa sulla detenzione delle armi negli Stati Uniti. E infatti, purtroppo, ci risiamo con un’altra sparatoria nel PaeseGiovedì un uomo armato ha aperto il fuoco in un cinema a Lafayette, nella Louisiana, su una platea di circa cento persone, uccidendone due prima di suicidarsi, e ferendone altre nove.

Dopo le sparatorie del mese scorso a Charleston nel South Carolina e della settimana scorsa a Chattanooga, nel Tennessee, questa è l’ennesima. Pensare che questi eventi continuino a ripetersi negli Stati Uniti, come fosse un’epidemia, sembra incredibile.

Proprio poche ore prima di quest’ultima sparatoria, il Presidente degli Stati Uniti rilasciava un’intervista alla BBC in cui manifestava il suo insuccesso nel non aver fatto progressi sul controllo delle armi. “Il tema in cui mi sento più frustrato e imbarazzato è il fatto che gli Stati Uniti siano una delle nazioni in cui non vi è una valida legge sulla sicurezza delle armi nonostante le ripetute uccisioni di massa”, ha detto Obama. Mentre il governatore della Louisiana, Bobby Jindal, ha affermato che “non avrebbe mai immaginato che ciò potesse accadere nella Louisiana”. Eppure lo Stato ha il secondo tasso più alto di morti da arma da fuoco nel Paese. E uno dei regolamenti più lassisti in merito al possedimento delle armi. Lui  ne è in parte responsabile perché  durante i suoi otto anni come governatore ha cercato costantemente di indebolire la regolamentazione sulla sicurezza delle armi.

Il magazine americano Mother Jones, che in questi anni ha investigato a lungo sulla violenza armata, riporta un interessante database con una mappa interattiva delle uccisioni di massa nel Paese. In dettaglio i profili degli assassini, le armi da loro usate e il numero delle vittime. I dati sono inquietanti. Risulta che negli ultimi trent’anni ci sono state almeno settantuno sparatorie e la maggior parte degli assassini possedevano le armi legalmente. Più della metà dei casi si sono verificati nelle scuole (come dimenticare i massacri a Columbine, alla Westside Middle School, e alla Sandy Hook Elementary School) o in luoghi di lavoro. Ma non sono mancati anche i grandi magazzini, ristoranti, cinema e luoghi religiosi. Oltre trecento milioni di armi da fuoco sono in mano ai privati.

750.000 sono gli americani feriti da un proiettile negli ultimi dieci anni, e 320.000 quelli uccisi. Undicimila persone vengono uccise ogni anno con armi da fuoco, e ventimila sono quelle che si suicidano utilizzando una pistola. Di questi, centinaia sono bambini. Moltissimi muoiono accidentalmente mentre giocano con una pistola senza sicurezza.

I dati sulle lesioni da pistola e sulle sparatorie di massa sono destinati a salire se non si decide seriamente di fare qualcosa e di imporre una restrizione sulla detenzione delle armi. Soltanto le lobby delle armi possono dubitare che questo sia un problema serio. Soltanto la NRA (National Rifle Association) – la più importante lobby dei possessori di armi – ci tiene a sostenere il diritto sancito dal secondo emendamento della Costituzione che garantisce il possesso di un’arma da fuoco. Che dovrebbe fare riferimento alle forze dell’ordine e non anche ai privati cittadini. Credo siano invece moltissimi gli americani che considerano un diritto quello di sentirsi sicuri di andare al cinema, di mandare i propri figli a scuola o di andare a pregare in chiesa, senza il timore che chiunque possa possedere un’arma ed essere così agevolato nel compiere una mattanza.

Ricordo quando nel 2001 trascorsi un anno come exchange student nell’Indiana e rimasi colpita dal fatto che nel liceo che frequentavo c’erano metal detector in tutti gli accessi all’edificio, e poliziotti a vigilare costantemente la scuola. Il massacro a Columbine nel 1999, aveva richiamato l’attenzione sulla facile reperibilità delle armi e sui problemi della sicurezza scolastica. La scuola che doveva essere un luogo sicuro, semplice spazio di educazione, gioco e socializzazione, era diventato a rischio. Sono trascorsi sedici anni dall’episodio di Columbine e nulla è cambiato. Già allora, quando entravo in quella scuola in quelle condizioni, mi domandavo come mai non si risolvesse il problema a monte. Perché si doveva aspettare il compimento dei ventuno anni per poter comprare una birra e poi si poteva invece acquistare una pistola con la stessa facilità con cui si acquistano dei pomodori al supermercato?

Il Presidente Obama ha ancora a disposizione diciotto mesi prima che il suo mandato giunga a termine. Speriamo faccia in tempo a porre rimedio all’ utilizzo insano delle armi. E ad interrompere questo continuo terrorismo domestico.