Politica

Molfetta, si dimette il sindaco Paola Natalicchio: ‘Giunta destabilizzata da Pd’

Era diventata primo cittadino dopo Antonio Azzollini, la sua maggioranza ha iniziato scricchiolare dopo le regionali, quando le pressioni del Partito Democratico per un rimpasto di giunta si sono fatte sempre più pressanti

Paola Natalicchio si è dimessa da sindaco di Molfetta, ruolo che ricopriva dal 2013. Lo ha fatto nella tarda serata del 17 luglio e lo ha dichiarato lei stessa con un post sul suo profilo facebook: “Non è un tradimento – scrive -. Se l’ho fatto è proprio per non tradire il patto del 2013, messo in crisi da un Partito Democratico che dopo le dimissioni prima di un assessore e poi del presidente della commissione urbanistica ha dimostrato di volersi porre come elemento di destabilizzazione del nostro progetto”. Era stata eletta due anni fa – dopo le dimissioni dalla carica di primo cittadino di Antonio Azzollini – a capo di una coalizione di centro sinistra, candidata in una lista civica.

L’assessore dimissionario di cui parla è Tommaso Spadavecchia, mentre la presidente della commissione urbanistica è Annalisa Altomare, entrambi del Pd. Strascichi della campagna elettorale per le regionali avrebbero creato all’interno del partito, organico alla maggioranza di centro sinistra, divisioni e richieste di modificare l’assetto politico in giunta.
“Ho fatto argine finché ho potuto – aggiunge Natalicchio – credetemi, finché ho potuto. Ho amato con ogni mia cellula questo lavoro di servizio alla città, ho stravolto la mia vita per 25 mesi indimenticabili in cui ho vissuto solo in funzione del bene di Molfetta. Spero di aver lasciato un umile segno di impegno civico – ha concluso – e di aver seminato un pò di speranza nella buona politica”.

Nelle ore successive al primo annuncio su Facebook è comparso un nuovo post, con l’intento di fare chiarezza e mettere in fila i fatti che hanno portato il sindaco Paola Natalicchio alla scelta delle dimissioni: “Abbandoniamo le analisi, che possono essere “fuorvianti”. Passiamo ai fatti. Nudi e crudi, degli ultimi 16 giorni – scrive -. Dimissioni dell’assessore del Pd il 2 luglio. Lettera del sindaco immediata in cui sono respinte e richiesta di tornare in giunta a votare il bilancio. No del PD: o un assessore in più o usciamo dalla giunta. Votazione del bilancio senza l’assessore del Pd per scelta del Pd. Disponibilità del sindaco a “riequilibrare” la giunta a favore del Pd, obtorto collo. Comunicata al segretario cittadino e a quello regionale. Associazione vicina al Pd che svolge – nel cuore della crisi politica – una manifestazione contro l’amministrazione, nonostante tutto. Dimissioni del presidente della commissione urbanistica, consigliera del Pd, nelle stesse ore della manifestazione, nonostante tutto. Dimissioni difese dal segretario del Pd al tavolo di maggioranza, nonostante tutto. Difese dal presidente della commissione Affari generali del Pd al tavolo della maggioranza, nonostante tutto”. E poi continua la sintesi degli accadimenti: “Due dimissioni in due settimane: un assessore e un presidente di commissione del Pd. Una manifestazione pubblica contro l’amministrazione. Una posizione ferma del segretario del Pd in difesa delle dimissioni di due cariche istituzionali, in nome dell’orgoglio Pd, dei diritti dei consiglieri comunali, dei “giusti equilibri”. Dov’è l’amore per la città? Non chiedetelo a me, non sbagliate indirizzo. Mi hanno terremotata, per settimane. Non c’è niente di personale nelle mie dimissioni. Niente di psicologico. Sono dimissioni politiche. Che piaccia o no. Ci sono le carte sul tavolo, ci sono i fatti. Chi lavora per la pace e per l’unità rinuncia agli strumenti di guerra. Il Pd da 16 giorni non mi ha dato il piacere di valutare alcuna richiesta senza un ricatto sul tavolo. Porgo i miei sinceri complimenti. E le mie scuse alla città se non sono più disponibile a fare questa vita. Un sindaco non è una monade. Deve avere una squadra dietro che rema nella stessa direzione della corrente. Queste condizioni sono venute a mancare. Alzo le mani, con grande dolore”.

Paola Natalicchio è una giornalista professionista, nel 2005 è stata il capo ufficio stampa del Comitato nazionale per il Sì ai referendum sulla procreazione medicalmente assistita. Nel 2006 è stata capo ufficio stampa e portavode del Ministro per le Politiche giovanili e le Attività sportive Giovanna Melandri. Nel 2008 è diventata portavoce di Patrizia Sentinelli, viceministro agli Esteri e coordinatrice romana de La Sinistra L’Arcobaleno, con funzioni di addetta stampa e responsabile della comunicazione. Poi è arrivato l’impegno all’Unità di Concita De Gregorio, cui seguono altri incarichi professionali di rilievo nel campo dell’informazione. Nel 2013 firma il romanzo “Il regno di Op” (ed. Einaudi), che raccoglie i post dell’omonimo blog nel quale ha raccontato le vicende autobiografiche di genitori di bambini oncologici. Nello stesso periodo è arrivata la scelta di tornare nella sua Molfetta, per tentare l’avventura civica a capo di una coalizione di centrosinistra. Ora le dimissioni che, per legge, sono revocabili entro 20 giorni.