Società

Nella patria del ‘dare l’impressione di fare…’

A volte anche piccoli aneddoti di quotidianità danno la cifra di atteggiamenti diffusi e che caratterizzano un’epoca. Questa che stiamo vivendo, dal mio punto di vista, è della serie: “Diamo l’impressione che stiamo facendo”.

Premessa: spesso mi trovo a pensare che l’Italia sia una Repubblica fondata sul potere. Concetto discutibile, ovviamente, ma che nasce dalla considerazione che il potere non è solo dei “grandi” centri o “grandi” personaggi. C’è un potere dei piccoli centri e dei piccoli uomini/donne. Anzi, più sono mini e più hanno bisogno di dimostrare che contano, e dunque esercitano potere.

Nel Medioevo la società era fondata, suddivisa in vassalli, valvassori, valvassini e servi della gleba. Che brutta cosa, osserveranno i difensori del rispetto della persona, eppure! Oggi, anche se queste categorie non sono ufficialmente riconosciute, la situazione è tale per cui,  solo per citare un esempio tra i tanti, a Roma di notte gli angeli dei distributori di benzina sono indiani, cingalesi, pachistani, stranieri in genere. Ometti confusi nel buio della notte, seduti su seggiole vecchie, arrugginite e collocate di solito tra le due pompe di carburante. Se non fossero illuminati dalle fioche luci del distributore neppure si vedrebbero. Passano la notte ad aiutare chi deve fare il pieno, incassano il corrispondente in denaro e confidano negli spicci di generosità lasciati da chi usufruisce del solo “service” senza self.

Non servono le regole del Jobs act per capire che queste persone per chi li prende per la sorveglianza notturna non rientrano neppure nella categoria lavoratori. E non mi pare eccessivo definire, a tutti gli effetti, quelle stesse figure come “servi della gleba” contemporanei che all’albeggiare  spariscono come le stelle in cielo.

Ma, tornando al concetto del “diamo l’impressione che stiamo facendo”, ritengo che sia il modo migliore per conservare invece il potere dei vassalli, valvassori e valvassini. “Fare” produce cambiamento e induce al confronto con diversi punti di vista e diverse capacità. “Non fare”, ma dare l’impressione “di”, invece, innesca pacche sulle spalle, alleanze trasversali e soprattutto la sicurezza del proprio piccolo ruolo ed eviterò di banalizzare richiamando alla memoria categorie maestre di questa teoria: politici e affini avvezzi ad arrabattarsi perché tanto, quello che conta è dare l’impressione che si stia facendo…

e.reguitti@ilfattoquotidiano.it