Musica

Lindemann: ‘Skills In Pills’, l’esordio solista del gigante del metal

A Till Lindemann va il rispetto per chi ha venduto decine di milioni di dischi (con i Rammstein) e, sopratutto, nella vita si è cimentato davvero in tutto oltre che nella musica: scrive poesie, libri, vanta qualche comparsata al cinema e in TV e nel 1980 fece addirittura parte (salvo poi esserne escluso in corsa) della selezione tedesca di nuoto che partecipò alle Olimpiadi di Mosca del 1980. Ciò detto, per chi ha già avuto modo di apprezzarne l’estro provocatorio nel corso di più di 20 anni di Rammstein, non potrà non riscontrarne gli stessi pregi e difetti anche da solista con questo primo “Lindemann”, realizzato assieme a Peter Taegtren: amico di vecchia data e già membro degli Hyporcrisy e dei Pain.

Skills In Pills è un album onesto, laddove l’aggettivo in questione può suonare al contempo come un complimento ma anche come una sorta di indizio di colpevolezza. Gli elementi sono quelli di sempre (ad eccezione della lingua: i testi sono tutti cantati in inglese): le chitarre in primissimo piano (sgravate e scordate con dovizia di particolare), la batteria che mena dritta neanche fosse suonata da un fabbro (a proposito: uno dei tanti mestieri ‘provati’ da Lindemann), un pizzico di basso e tante tastiere a colorare una atmosfera (coerente tra i brani) surreale e divertente.

Il trucco è sempre quello: Lindemann sceglie di incarnare un tema, un personaggio, una fobia, una caratteristica invalidante (da qui l’uso reiterato della prima persona singolare), lo spiaccica senza troppi complimenti su di uno strumentale ‘heavy’ quanto ‘catchy’ e ripete il concetto esasperandolo al limite dell’ossessivo viaggiando lungo la sottile linea tra ‘cantato’ e ‘parlato’, forte di un timbro che definire caratteristico è un eufemismo. A corredo di quanto appena descritto l’album si presenta in un’unica edizione che lo rende prossimo per formato e grandezza ad un libro di favole, con tanto di immagini e disegni più che esplicativi al suo interno: non bastassero già i testi che, complice una pronuncia volutamente folkloristica, arrivano chiarissimi all’orecchio dell’ascoltatore.

Al netto di 3-4 brani sopra la media (Ladyboy, Praise Abort, Fat) e tanti scarti o presunti tali dal recente passato dei Rammstein (Golden Shower = Links 2 3 4) Skills In Pills è – per farla breve – un disco mediocre (a conferma quindi degli indizi di cui sopra): di quella mediocrità di cui non ci si deve però vergognare perché comunque frutto della sincerità di un artista consapevole (fin troppo forse) dei suoi limiti. Ed in fin dei conti tutto dipende da quella che è l’attesa: se la richiesta, da parte vostra, è quella di un po’ di sana compagnia, allora avete il disco che può fare al caso vostro. Se siete invece alla ricerca della nuova pietra miliare del metal moderno, la colpa non è del buon Till.