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Grecia, il piano di Atene: tasse su ricchi e aziende, blocco dei prepensionamenti

Le proposte presentate alla ex troika in cambio dello sblocco degli aiuti comprendono l'aumento dell'Iva su alcuni prodotti, imposte sui beni di lusso e sulle società con più di 500mila euro di utili e tagli di spesa automatici se le uscite correnti superano le entrate. Il ministro dell'Economia ha negato interventi sulle pensioni, ma sono previsti una stretta sulle uscite anticipate e l'innalzamento dei contributi

Più tasse per i cittadini ad alto reddito e per le aziende, un aumento dell’Iva su alcuni prodotti ma non sull’elettricità. Nessun ulteriore taglio a pensioni e stipendi pubblici ma un innalzamento dell’età di uscita dal lavoro e un graduale blocco dei prepensionamenti. Sono i punti principali del piano presentato da Atene ai creditori come contropartita per l’auspicato sblocco dell’ultima tranche di aiuti prevista dal secondo piano di salvataggio del Paese. Piano naturalmente suscettibile di modifiche, visto che l’intesa non è stata trovata nemmeno lunedì e tecnici e ministri delle Finanze dell’Eurozona sono di nuovo al lavoro per colmare il divario tra le proposte della Grecia e le richieste di Fondo monetario internazionale, Commissione europea e Bce. La proposta comprende misure per circa otto miliardi di euro: 2,7 per il 2015 e 5,2 per il 2016. La proposta, come riferisce l’edizione online del quotidiano To Vima, comprende un obiettivo dell’1% di avanzo primario per il 2015 e del 2% per il 2016.

Il documento sottoposto dal governo di Alexis Tsipras alla ex troika prevede per la prima volta misure ad hoc per aumentare il gettito fiscale, calato a picco dopo la vittoria elettorale di Syriza. Il tutto con l’obiettivo di raggiungere un avanzo primario, cioè la differenza tra entrate dello Stato (tasse) e uscite (stipendi, pensioni, acquisti di beni), pari all’1% del pil quest’anno. Percentuale su cui l’esecutivo ellenico e il Brussels group sono arrivati a un’intesa dopo un lungo tira e molla.

In particolare Tsipras e il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, che finora in concreto non hanno fatto nulla per eliminare i privilegi di “caste” come quella degli armatori, hanno messo sul piatto un’imposta del 12% per le aziende con oltre 500mila euro di utili e una tassa di solidarietà sui redditi di oltre 30mila euro. Verrebbe poi introdotta una tassa sulla pubblicità in televisione, che permetterebbe secondo i calcoli del governo di avere 100 milioni di euro di entrate nel 2015 e altrettanto nel 2016. Infine. l’aumento della tassazione sui beni di lusso e sulla proprietà degli yacht privati porterebbe 47 milioni di euro in questo esercizio e pari ammontare nel 2016.

Le aliquote Iva dovrebbero restare salire a tre, contro le due chieste dai creditori: una al 6% riservata ai beni di prima necessità come le medicine (ma anche i libri), una mediana al 13% e quella massima salirebbe al 23%. Due anni fa il governo presieduto da Antonis Samaras, per rilanciare il turismo, aveva abbassato dal 23 al 13% quella pagata da ristoranti, bar e caffè. Ora Tsipras sarebbe disposto ad aumentare quella sugli hotel a patto di non dover abolire le aliquote scontate applicate sulle isole.

Sul fronte delle uscite, l’esecutivo intende ridurre le spese per la difesa di 200 milioni di euro nel 2016.

Infine, il governo di Atene propone una specie di clausola di salvaguardia sul deficit, che farà scattare tagli di spesa automatici nel caso le uscite correnti superino le entrate. Tutte insieme, queste misure fiscali permanenti valgono il 2% del pil, contro il 2,5% chiesto dal Brussels group. La differenza verrebbe coperta, stando alla proposta, con “provvedimenti amministrativi”.

L’ultima versione del documento greco comprende poi una lenta riduzione dei prepensionamenti, misura da cui Atene spera di risparmiare 60 milioni di euro nel 2015 e 300 milioni nel 2016, e l’innalzamento graduale a 67 anni dell’età di ritiro dal lavoro. Previsto anche l’aumento dei contributi pensionistici al 3,9%, che porterebbe entrate aggiuntive di 350 milioni di euro nel 2015 e 800 milioni nel 2016. Aumenterebbero anche le contribuzioni per le pensioni complementari.

Domenica si erano diffuse indiscrezioni in base alle quali Tsipras avrebbe accettato di imporre ai connazionali tagli alle pensioni solo in cambio di una ristrutturazione del debito simile a quella concessa dai creditori a Samaras nel novembre 2012: riduzione degli interessi sui prestiti bilaterali, estensione di 15 anni delle scadenze di quelli multilaterali e pagamento degli interessi differito di 10 anni. Lunedì però il ministro dell’Economia Giorgios Stathakis ha negato che il piano vada a toccare le pensioni e il mercato del lavoro. In parallelo, ha detto, “per il momento” non ci sarà un accordo per ridurre la zavorra del debito.