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Maturità 2015, il latinista Gamberale commenta la versione di Tacito: ‘Difficile’

Secondo lo studioso, il testo proposto ai maturandi presenta diversi punti critici: "Non credo che un ragazzo si ricordi cosa accadde nel 37 dc". Un aiuto però può venire dal vocabolario: “Di alcuni nodi particolarmente intricati si può trovare la traduzione direttamente sul dizionario”

“Questo è un testo è abbastanza difficile secondo me. Non sarebbe stato facile anche per gli studenti di vent’anni fa, che erano più preparati sulla traduzione”. Così il latinista Leopoldo Gamberale giudica il brano scelto dal Miur per la seconda prova dell’esame di stato del liceo classico: i maturandi devono confrontarsi con un testo tratto dal VI libro degli Annales di Tacito, “Gli ultimi giorni di Tiberio” (QUI LA TRADUZIONE).

Diversi i punti critici: “Saranno molti gli aspetti che sicuramente metteranno in difficoltà gli studenti – prosegue Gamberale – a partire dall’identificazione dei personaggi: Macrone, ad esempio, prefetto del pretorio, viene citato alcuni capitoli precedentemente, parlando delle trame per la successione di Tiberio, ma qui viene fuori all’improvviso come colui che uccide l’imperatore soffocandolo, peccato che non si capisca da dove spunti. Così come non è chiaro chi sia Caio Cesare, ovvero il futuro imperatore Caligola, perché sui problemi di successione Tacito si è fermato nei capitoli precedenti”.

Insomma, per gli studenti del Classico si prospetta un compito non semplice: “Questo è un capitolo molto denso – specifica il latinista – la traduzione presenta alcuni punti molto complicati, non tanto per la sintassi, che qui non è al massimo della difficoltà, ma per la stringatezza di alcune frasi: alle prime righe, per esempio, c’è un ‘est‘ sottinteso che non è facile da identificare per uno studente. Poi, all’inizio del testo l’atteggiamento dissimulatorio di Tiberio è espresso con una frase molto bella ma complessa da tradurre”.

Eppure, di base, il linguaggio del brano non presenta particolari difficoltà: “Rischia, però, di creare alcuni equivoci – spiega Gamberale -. C’è il solito gioco di Tacito di puntare sugli imprevisti: viene detto che Tiberio è morto, ma poi non lo è, e ci sono alcuni momenti particolarmente intensi, come quando il medico fa capire all’imperatore che sta per morire e lui fa preparare un pranzo come se avesse un amico che sta per partire. Questo banchetto in realtà è una metafora della sua morte, ma questo non viene detto esplicitamente. Diciamo che è capitolo molto tacitiano, giocato sugli imprevisti e sulla reazione psicologica dei personaggi alla situazione. Il tutto espresso con una densità notevole che rende non semplice la resa in italiano”.

Un aiuto però può venire dal vocabolario: “Di alcuni nodi particolarmente intricati si può trovare la traduzione direttamente sul dizionario”. Tacito viene considerato il più grande storico dell’epoca latina, ma questo può non giocare a favore dei ragazzi: “Quello che rischia di rendere complicato il brano di uno storico è che non ci si ricordi degli eventi raccontati, che vengono studiato anni prima. Difficile credere che un ragazzo si ricordi cosa accadde nel 37 dc”.

La scelta di questo autore, però, non ha certo lasciato spiazzati i maturandi, che nel totonomi dei giorni scorsi, puntavano proprio sullo storico: secondo un sondaggio di skuola.net “il 37 per cento dei ragazzi” si aspettava proprio questa decisione da parte del ministero. Questo non significa, però che il mancato effetto sorpresa semplifichi la prova: “In genere Tacito viene considerato difficile anche all’università. Questo per il suo stile sintetico, dalla sintassi molto spezzata. In più gioca molto sui contrasti e sugli effetti, e questo spesso confonde. Rimane però un autore formidabile, la cui capacità pittorica di descrivere persone e stati d’animo è rimasta insuperata, peccato che spesso i giovani non lo comprendano”, conclude il latinista.