Numeri & News

Germania, procedura di infrazione Ue sul pedaggio stradale solo per stranieri

Finisce nel mirino della Commissione la legge che prevede un balzello che i tedeschi di fatto non pagherebbero e graverebbe quindi solo sui cittadini degli altri Paesi. Per Bruxelles si tratta di una discriminazione vietata dai Trattati. Il governo di Angela Merkel ha due mesi di tempo per rispondere alla lettera di messa in mora

La Commissione europea ha aperto una procedura d’infrazione contro la Germania a causa dell’approvazione della legge che dal 2016 obbligherà solo gli automobilisti stranieri (quelli con targhe degli altri Paesi) a pagare un pedaggio per l’utilizzo della rete stradale tedesca. Secondo Bruxelles, la norma viola l’articolo 18 del Trattato Ue che vieta discriminazioni tra cittadini dell’Unione. Il governo federale tedesco, per aggirare le norme comunitarie, aveva indicato nella legge che il futuro balzello dovesse essere pagato anche dai propri cittadini. Salvo che, contemporaneamente all’introduzione del pedaggio, aveva stabilito che fosse quasi azzerata la tassa di circolazione. Risultato: facendo le somme, i connazionali di Angela Merkel non avrebbero pagato l’aggravio.

“Un sistema di pedaggio può essere in linea con le norme Ue solo se rispetta il principio fondamentale di non discriminazione”, ha sottolineato la commissaria ai trasporti Violeta Bulc. “Abbiamo quindi deciso di agire rapidamente nell’interesse dei cittadini europei per chiarire tutti i dubbi sollevati applicando la procedura d’infrazione”. Inoltre, per Bruxelles, il prezzo del pedaggio previsto per un periodo di tempo molto limitato – una formula utilizzata soprattutto dagli stranieri in transito – risulta eccessivo rispetto al costo annuale.

Da Berlino il ministro dei Trasporti Alexander Dobrindt – esponente della Csu bavarese, che di questa misura ha fatto il cavallo di battaglia della legislatura – si è detto “arrabbiato” per il procedimento, “dal momento che in un dibattito articolato e intenso abbiamo trovato di comune accordo soluzioni adeguate a una lunga serie di questioni che si ponevano”. Il governo della Cancelliera ha ora due mesi di tempo per rispondere alla lettera di messa in mora inviata dalla Commissione.