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Ddl lobby, emendamento M5S: “Ci sia elenco online di chi entra in Parlamento”

Il disegno di legge è in discussione in commissione Affari costituzionali al Senato, ma ancora non si conoscono i tempi per l'approvazione: la data limite per il deposito delle richieste di modifica è slittata per 5 volte. Il relatore propone che il controllo del registro dei gruppi di interesse spetti agli stessi parlamentari

Un elenco online di tutti coloro che hanno avuto accesso al Parlamento, ma anche alla presidenza del Consiglio e ai ministeri. E’ questa la proposta del Movimento 5 Stelle che ha presentato un pacchetto di emendamenti al disegno di legge Lobby in discussione in commissione Affari costituzionali al Senato. Circa 150 le richieste di modifica depositate invece dal Partito democratico. Il provvedimento più volte rimandato è ora all’analisi del primo organo di Palazzo Madama e prevede una regolamentazione del sistema delle lobby. I 5 Stelle chiedono di offrire la possibilità ai normali cittadini di consultare la lista di chi entra ed esce dal Parlamento con l’indicazione del responsabile che ne ha autorizzato l’ingresso. Inoltre chiedono, sempre attraverso un emendamento, che anche i Comuni si adeguino per disciplinare l’attività dei rappresentanti di interessi.

L’iter del disegno di legge è appena cominciato e non si conoscono ancora i tempi della sua discussione. Le priorità del governo sono il ddl Boschi e la riforma del Terzo settore e per questo il provvedimento potrebbe ritardare ancora. Ad esempio, lo stesso termine per il deposito degli emendamenti è slittato cinque volte nelle ultime settimane, fino ad arrivare alla data del 17 giugno.

Intanto però il relatore Francesco Campanella, senatore ex M5S, ha fatto sapere che la discussione continua e nel merito potrebbe essere una commissione parlamentare l’organo che dovrà tenere il registro pubblico dei rappresentanti di interessi, verificare i requisiti per accedervi e aggiornarlo. La questione dirimente, per il sentore del gruppo Misto, resta comunque l’organo che dovrà vigilare sulla tenuta del registro. Uno dei punti sul quale si incagliò il disegno di legge del governo sulle lobby – all’epoca del governo Letta, nei primi mesi estivi del 2013 – era proprio questo, tra chi voleva affidare le funzioni di vigilanza sul registro alla vecchia Civit (poi diventata Anac) e chi voleva affidarle all’Antitrust. Il Movimento 5 Stelle ad esempio, chiede che sia proprio l’Autorità nazionale anticorruzione ad occuparsene.