Diritti

Nozze per tutti: se gli integralisti cattolici abbracciano il divorzio per ripicca

matrimonio gay 640Uno dei corollari più comuni riguardo alle nozze per tutti è che se lo Stato riconosce alle coppie dello stesso sesso di potersi sposare, alle coppie eterosessuali non accade niente. Occorre rivedere il corollario: alle coppie eterosessuali pregne di amore, buon senso e un’oncia di altruismo, non accade proprio niente. Quelle che dovessero riconscersi nel radicalismo integralista cattolico, invece, potrebbero decidere di seguire il geniale suggerimento della ‘fondamentalista’ Costanza Miriano che, nel suo blog, propone:

Faccio una proposta: separiamoci tutti. Se lo Stato dovesse dare una valenza pubblica alle unioni di persone dello stesso sesso, se addirittura dovesse passare il ddl Cirinnà, che non solo dà un riconoscimento alle convivenze di persone indipendentemente dal sesso, ma le equipara in tutto tranne che nel nome al matrimonio, ritengo che noi che investiamo nella famiglia ci dovremmo separare civilmente. Tanto, adesso, col divorzio breve è un attimo, si fa prima a rompere un matrimonio che a cambiare gestore telefonico“.

Ora, tralasciamo il fatto che il governo Renzi ha approvato una riforma del divorzio civile che ha portato i tempi per divorziare da tre anni, passando per un giudice, a un anno o sei mesi, eventualmente senza giudice se c’è consensualità e non ci sono figli minori. Un anno per divorziare, che a me pare un divorzio in tempi dignitosi, non certo “brevi”; e cara Miriano, se a lei occorre un anno per cambiare gestore telefonico questo è un altro problema tutto suo, non della collettività. Il divorzio in tempi brevi, per me, è quello che si può ottenere a Las Vegas, dove l’altro grosso integralista cattolico Mario Adinolfi è giustamente convolato in seconde nozze, e dove è normale leggere “Vi sposiamo in dieci minuti e vi divorziamo in sette“, o dove addirittura hanno istituito il matrimonio e il divorzio drive-in nei quale non è nemmeno necessario scendere dall’automobile. Minchia, quello sì è un divorzio breve!

L’idea di Miriano (anzi: di suo marito, come ci tiene a specificare la signora), per altro, non ha niente di originale. E’ plagiata da quanto proposto pochi giorni fa da Nick e Sarah Jensen, coppia di integralisti cattolici di Canberra, che ha rilasciato lo scorso 11 giugno una conferenza stampa minacciando la stessa cosa: “Divorzieremo se il governo approva il matrimonio per tutti“.

Sulla falsa riga di Nick e Sarah, Costanza e suo marito spiegano:

“Io e mio marito siamo d’accordo (per la precisione, l’idea è sua): per i sentimenti non abbiamo bisogno dello Stato. È una cosa che ci vediamo tra noi. Più profondamente tra noi e Dio. Quel tipo di sigillo sulla nostra unione non ci interessa, anzi ci sembra un’intollerabile intromissione dello Stato nella nostra sfera privatissima e inviolabile. Volete il matrimonio? Tenetevelo. A noi non interessa così, in questa forma depotenziata di valore simbolico, svuotata di garanzie reali, resa un ologramma”.

Ora, varrebbe qualcosa spiegare ai coniugi Miriano che il Ddl Cirinnà oggi e l’estensione al diritto al matrimonio per tutti domani, non inficiano giuridicamente in nessun modo sul matrimonio delle coppie eterosessuali? Che quel “sigillo” sulla loro unione non è minimamente intaccato dal fatto che, un domani, esisterà anche per lo Stato italiano un altro sigillo (l’unione civile del Ddl Cirinnà) destinato a coppie dello stesso sesso? Che la loro “sfera privatissima e inviolabile” rimane esattamente tanto “privatissima e inviolabile” quanto lo è oggi, per il semplice motivo che lo Stato non se ne futt’ proprio di diventare più invadente nei loro confronti nel momento in cui riconosce il progetto di vita di una coppia dello stesso sesso?

Non credo che queste considerazioni logiche possano servire a nulla, nel caso dei Miriano. Come dico sempre io, il buon senso è tale per chi lo ha. Qui siamo evidentemente nel campo della ripicca in malafede, una malafede frustrata e incattivita dal fatto che la civiltà occidentale continua il suo assai lento ma inesorabile cammino verso quei principi di eguaglianza, fratellanza, libertà che sono – per sventura di tutti i fondamentalisti religiosi – alla base della Rivoluzione francese, senza dubbio sentita anche questa come un’onta dai due coniugi.

Tuttavia, un passaggio del post di Miriano mi pare portare una luce di verità in tutto questo ragionamento:

Senza contare che a essere separati rimanendo insieme ci sono invece un sacco di vantaggi fiscali“.

Ecco: senza contare. Non contiamolo proprio questo fattore, come possibile reale motivo di questo divorzio fra due piccioncini che in realtà si amano tanto davanti a Dio. Lungi da noi credere che sia questa la considerazione che porta i coniugi Miriano a divorziare, a cominciare a vivere nel peccato mortale secondo la dottrina cattolica, perché chi vive in stato di “concubinaggio” e continua ad avere rapporti sessuali, per i credenti altro non fa.

E in tutto ciò, a noi uniti in matrimonio con una persona del sesso opposto al nostro, noi che non abbiamo alcuna intenzione di divorziare per ottenere vantaggi fiscali, e tanto meno per invidia o ripicca contro l’estensione di un diritto civile nei confronti di chi oggi ancora non se lo è visto riconosciuto dallo Stato, vogliamo interpretare anche questa piccineria in toni positivi e ottimisti. Se l’estensione al matrimonio per tutti è quello che serve affinché anche i fondamentalisti cattolici possano finalmente abbracciare l’istituto laico del divorzio, e che dire signori, ben venga il matrimonio per tutti.