Emilia Romagna

Sisma Emilia, terremotati vs Regione: “No a taglio fondi per chi è ancora senza casa”

L'ordinanza 20 del commissario alla ricostruzione post sisma, il governatore Pd Stefano Bonaccini, riduce i contributi di autonoma sistemazione per chi ha ancora l’abitazione in macerie. Protesta a Bologna: "E adesso come facciamo?"

Per gli sfollati dei terremoti del maggio 2012, che 3 anni dopo ancora si trovano senza casa, più che una manifestazione è una corsa contro il tempo. Una delegazione di 50 persone si è presentata sotto ai palazzi della Regione Emilia Romagna a Bologna, per protestare contro l’ordinanza 20 del commissario alla ricostruzione post sisma, il governatore Pd Stefano Bonaccini, che taglia i contributi di autonoma sistemazione per chi ha ancora l’abitazione in macerie. E i manifestanti oltre agli striscioni tra le mani tenevano una proposta. Quella, cioè, di congelare il provvedimento, guadagnare tempo, e chiedere all’ente locale un passo indietro.

Dopo i terremoti di tre anni fa, che devastarono l’Emilia, colpendo anche Lombardia e Veneto, del resto, l’ex presidente regionale Vasco Errani, nero su bianco aveva scritto che chi aveva perso la casa aveva diritto a ricevere un sostegno economico fino a quando l’abitazione in questione non fosse stata ricostruita. Le alternative, quindi, erano due: vivere in un container, cioè i moduli abitativi provvisori, oppure ricevere un Cas, un contributo di autonoma sistemazione, utile a coprire le spese dell’affitto di una nuova casa sempre in attesa di ricostruire la propria. La burocrazia, però, ha ingolfato il procedimento. “Oggi – spiega Sandro Romagnoli, del comitato Sisma.12 – siamo al 18 per cento della ricostruzione, eppure da un lato stanno smantellando i container, mandando via le persone che ci vivono all’interno, e dall’altro, Bonaccini ha tagliato i Cas, riducendo del 50 – 70 per cento gli aiuti destinati a chi ha preso in affitto una casa temporaneamente”.

Così, e a partire dal 1 luglio, i fondi destinati alle famiglie non basteranno più per coprire i costi di una casa provvisoria. “Fino ad oggi – racconta Liana Nutile di Novi di Modena, mamma di due bimbi – ricevevo 400 euro mensili di contributo, con i quali riuscivo a pagare l’affitto della casa in cui abito, perché la mia è stata distrutta dal terremoto. Con l’entrata in vigore dell’ordinanza 20, invece, prenderò 50 euro”. In piedi accanto a lei, davanti all’ingresso di viale Aldo Moro, sede della Regione, c’è Silvano Mascherini, che di anni ne ha 75. E’ disabile e vive a San Possidonio, in provincia di Modena, con una famiglia di 4 persone, di cui altre due sono a loro volta disabili. “Abitiamo in un modulo provvisorio – racconta – ma siccome vogliono smantellarli tutti entro la fine dell’anno ci hanno detto che dobbiamo andare via. Solo che la soluzione che ci hanno prospettato è un appartamento che ha solo una camera da letto. Come facciamo in 4?”.

Secondo i dati forniti a maggio scorso dalla Regione, a oggi ancora 1300 persone nella bassa terremotata vivono nei container. A cui vanno sommati, per fare la conta degli sfollati, i 3.700 nuclei familiari beneficiari dei Cas che l’ordinanza 20 intende tagliare, il 90% dei quali ha subito un danno di classe E alla propria casa, cioè pesante. “Ci vorranno anni – precisa Romagnoli – per ricostruire tutto”. Sempre secondo i dati della Regione, infatti, si sarebbe raggiunto il 60% della ricostruzione di case e imprese. Numeri che ai terremotati non tornano: “Dei 14.065 edifici privati inseriti nel processo di riedificazione, infatti, solo il 19% delle case, 2.803 in tutto, sono state effettivamente ricostruite”. Altre 2.263, cioè il 17%, continua Sisma.12, i lavori li hanno solamente iniziati, e in 2.303 casi si è appena conclusa l’istruttoria che precede l’avvio dei cantieri. Per quanto riguarda, poi, il restante 48% degli edifici, 1.638 sono le domande ancora da presentare, e 5.058 le prenotazioni già avanzate, preludio all’intero iter.

“Come si fa, quindi, a tagliare i contributi agli sfollati senza che si sia finito di ricostruire?”. Cinzia Pavan vive a Carpi, altro comune del cratere terremotato, e da due anni è alle prese con la burocrazia per riedificare la propria abitazione. “Ma tra una porta da allargare di 20 centimetri e le ordinanze che mi impongono di costruire più finestre di prima, non sono ancora riuscita a farmi approvare il progetto. E’ l’ottava volta che vado in Comune, tanto per fare un esempio”. Prima con il Cas ci pagava l’affitto, oggi gli aiuti non bastano a coprire le spese.

“Noi chiediamo che la Regione blocchi quest’ordinanza vergognosa. Ma come, spendono 7 milioni di euro per partecipare all’Expo e poi tolgono gli aiuti ai terremotati?”. Istanze raccolte dai consiglieri regionali Giulia Gibertoni del Movimento 5 Stelle, Roberto Poli del Pd e Marco Pettazzoni della Lega Nord, che potrebbero essere convogliate in un’audizione alla presenza dell’assessore alla Ricostruzione Palma Costi la prossima settimana. “Noi li appoggeremo – sottolinea Gibertoni, che presenterà un provvedimento per portare la questione in Assemblea legislativa – il Pd deve fare un passo indietro”. Che però, stando alle parole della stessa Costi, pare improbabile: “E’ evidente – aveva detto a poche ore dalla protesta dei terremotati – che nessuno può pensare che le misure di assistenza non debbano essere aggiornate in relazione al procedere della ricostruzione”.