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Imu, macchinari tassati come capannoni. “È una patrimoniale su chi investe”

Matteo Renzi l'ha definita "una cosa che non sta né in cielo né in terra", ma in molte parti d'Italia le Entrate continuano ad applicare l'imposta sugli immobili anche ai cosiddetti "imbullonati", i grandi impianti ancorati al suolo. Il caso dell'emiliana Novabell: "Pagheremo una cifra che basterebbe per assumere un giovane"

“È passato un principio senza senso. E a farne le spese sono soprattutto le imprese che vogliono investire. Pensi che la maggiore Imu che pagheremo in un anno corrisponde al costo della possibile assunzione di un giovane”. Marco Vaschieri è l’amministratore delegato della Novabell, una delle aziende del distretto emiliano della ceramica che già da quest’anno si troverà a pagare l’Imu sugliimbullonati’, ovvero su quei macchinari spesso di grandi dimensioni che sono ancorati al suolo. Sempre che il governo non intervenga, a seguito della “approfondita analisi” dell’Agenzia delle entrate promessa ad aprile dal sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti e finalizzata tra le altre cose a raggiungere uniformità di comportamento nelle varie propaggini territoriali del Fisco. Uniformità che sino a oggi non c’è stata, visto che solo in alcune aree sono stati sinora portati avanti gli accertamenti: “Noi siamo in provincia di Reggio Emilia – spiega Vaschieri –. Qui l’Agenzia delle entrate ne ha già fatti una decina, innalzando la rendita catastale del fabbricato per effetto dell’inclusione del valore degli impianti”. E poiché tale rendita costituisce la base per il calcolo dell’Imu, ecco che l’imposta viene accresciuta proprio per colpa degli imbullonati.

Ma come si è arrivati fin qui? Un decreto legge del 2005, dando un’interpretazione autentica di un regio decreto del 1939, ha stabilito per le sole centrali elettriche che certi impianti concorrono alla determinazione della rendita catastale. Nel 2008 la Corte Costituzionale, rispondendo alla questione di legittimità sollevata dalla Commissione tributaria regionale dell’Emilia Romagna, ha esteso il principio a tutti gli stabilimenti, inserendo nel calcolo il valore di altiforni, carriponte e altre apparecchiature di grandi dimensioni, regola in seguito ripresa dall’Agenzia delle entrate in una circolare del 2012. Così l’Imu, un’imposta pensata per tassare gli immobili, ha finito per colpire anche i macchinari, che proprio ‘immobili’ non sono.

“Una cosa che non sta né in cielo né in terra”. Parola di Renzi. Che però l’ha confermata

“Una cosa che non sta né in cielo né in terra”, l’ha definita il premier Matteo Renzi. Ma quando in molti ormai si aspettavano che sarebbe stato cancellato ogni rischio da Imu per gli imbullonati, l’ultima legge di Stabilità ha invece confermato la circolare delle Entrate. E così la macchina degli accertamenti ha preso a correre. Ma a macchia di leopardo, visto che gli ispettori si sono presentati soprattutto in provincia di Reggio Emilia, in diversi impianti siderurgici del bergamasco e del bresciano, in aziende chimiche e cartiere della Toscana, mentre altrove tutto tace. “Gli uffici dell’Agenzia delle entrate che non si sono ancora mossi stanno valutando che cosa fare – ipotizza Vaschieri -. Così però si ha un effetto distorsivo in termini di concorrenza: alcune aziende subiranno immediatamente un aumento delle imposte, altre non lo subiranno o lo subiranno solo più avanti”. Tra loro, come detto, la Novabell, che a Castellarano impiega 180 dipendenti per produrre piastrelle, con un fatturato annuo di 50 milioni di euro. “Ai 120mila euro che già versiamo di Imu ora ne dovremo aggiungere altri 25mila, oltre il 20% in più”.

Alla Novabell, per la rivalutazione della rendita catastale del fabbricato sono stati considerati i forni, bestioni lunghi un centinaio di metri, e i macchinari per la pressatura delle piastrelle, alti 5-6 metri. “Un’assurdità – commenta l’amministratore delegato -. I nostri macchinari sono imbullonati al suolo solo per questioni di staticità. Un forno non può essere appoggiato solo a terra. Che cosa succederebbe in caso di terremoto?”. Secondo Vaschieri è “inaccettabile” il principio secondo cui i macchinari contribuiscono a incrementare il valore del fabbricato: “Una cosa è un ascensore che può essere tolto solo dopo una ristrutturazione. Un’altra cosa sono gli impianti utili all’attività svolta, che vengono portati via se la produzione cambia”.

C’è poi un altro punto. “Nessuno ha capito in base a quale principio un macchinario viene associato o meno al fabbricato e ne aumenta la rendita catastale”. Così alla Novabell si sono salvati dall’Imu i pallettizzatori, utilizzati per impilare le scatole di piastrelle sui pallet. Eppure anche questi sono fissati al suolo. Dubbi anche su chi debba pagare l’imposta nel caso in cui i macchinari e il capannone abbiano una proprietà diversa. Una situazione di incertezza che certo non aiuta gli investimenti. “C’è tanta confusione – accusa Vaschieri -. Allo stato attuale non vi è neppure un minimo di chiarezza sul principio sostenuto dall’Agenzia delle entrate, con la conseguenza che un imprenditore che volesse investire rallenta”. E ancora: “Il maggior importo annuo per Imu in Novabell corrisponde al costo di una possibile assunzione di un giovane”. Una contraddizione per un governo che a parole ha sempre sostenuto di voler rilanciare la competitività delle aziende e l’occupazione. “Tanto più che l’Imu sugli imbullonati colpisce soprattutto chi, nonostante il periodo di crisi, ha investito negli ultimi anni in nuovi impianti. Il valore dei macchinari su cui si basa l’imposta è infatti legato anche alla loro anzianità”.

La nuova gabella contribuisce così a elevare una pressione fiscale ritenuta già insostenibile da Vaschieri: “Si voleva introdurre una patrimoniale sugli impianti? Allora chiamiamola così”. E mentre Confindustria continua a battersi perché il governo faccia marcia indietro, qualcuno ipotizza che prima o poi verranno tassate anche le librerie fissate alle pareti di casa. Uno scherzo? “Mica tanto – risponde l’ad di Novabell -. Una volta passato il principio, nulla esclude che in futuro ci siano ulteriori evoluzioni. Basta vedere come si è arrivati fin qui. Per quasi un secolo gli impianti si sono considerati impianti e i fabbricati fabbricati. Poi nel 2015 si è scoperto che gli impianti incrementano il valore dei fabbricati. Un’interpretazione più estensiva della norma potrebbe portare al paradosso che in un fabbricato a uso abitativo qualcosa di fisso alla parete ne aumenta il valore”.

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