Elezioni 2015

Regionali 2015, preferenze perse dal Pd? Astenuti o verso M5s (logorato dal non voto)

Il 41 per cento delle Europee è finito "nel nulla" soprattutto in Toscana, Umbria, Veneto, Liguria. Intanto continua il trend della diminuzione del ricorso degli elettori alle preferenze

Chi scappa dal Pd, finisce nell’astensione e in minima parte nel bacino elettorale del Movimento Cinque Stelle. E’ uno dei dati usciti dall’analisi dei flussi elettorali dell’istituto Cattaneo sulle elezioni regionali in alcune città campione, in un confronto con le elezioni europee del 2014 che – precisa il Cattaneo – è comunque penalizzante perché “di fronte a quel risultato eccezionale (il celebre 41 per cento, ndr) è quasi inevitabile che il confronto odierno presenti voti in diminuzione”.Le città su cui si è basato l’esame dei voti sono La Spezia, Padova, Livorno, Perugia, Napoli, Salerno, Foggia.

L’altro elemento delle ricerche del Cattaneo è la diminuzione del tasso di preferenza, trend registrato negli ultimi 3 anni, alla faccia della grande battaglia in Parlamento tra pro e anti-preferenze nell’Italicum (che comunque prevede solo i capilista bloccati). Nelle Marche, il tasso cala di più di 4 punti, più o meno come in Liguria, mentre in Veneto il calo è di più di 5 punti. Un calo significativo si registra infine in Campania (dove diminuisce di 8 punti). La Toscana sembra essere l’unica regione in controtendenza.

Liguria
In Liguria il quadro elettorale è stato dominato dalla sconfitta del Partito democratico e anche i flussi elettorali di La Spezia vertono quasi esclusivamente sulle perdite del Pd. I flussi di voto in uscita dai democratici si sono indirizzati, in ordine decrescente, verso i Cinque stelle (4%), l’astensione (3,2%), la Lega Nord (3,0%), la sinistra radicale di Lista Pastorino e Rete a sinistra (2,3%). Fra i restanti flussi una certa importanza rivestono – secondo il Cattaneo – quelli in uscita dall’astensione: elettori che nelle europee si sono astenuti e che ora hanno votato i 5 Stelle (1,4%), Lega (1,2%), Altre liste (1,0 + 1,2%). C’è poi un flusso di voti dal Pd a liste in appoggio a Raffaella Paita (2,7%).

Veneto
La vittoria di Luca Zaia e della Lega e la simmetrica sconfitta del Pd e della sua candidata sono gli elementi che hanno caratterizzato il voto veneto. Su tutti gli spostamenti elettorali di Padova, uno domina nettamente: quello dal Pd verso l’astensione. Si tratta di un flusso di eccezionale misura rispetto alle misure normali di questi spostamenti, in quanto riguarda il 10% dell’elettorato. Il Pd perde anche verso le liste in appoggio a Zaia (1,7%, in Veneto la lista Zaia presidente è quella che ha avuto il massimo dei suffragi). Fra i movimenti minori un certo recupero dell’astensione: elettori che non si erano recati alle urne alle europee dell’anno scorso ora sono passati in maniera abbastanza consistente alla lista in appoggio a Zaia (2,9%), e in misura minore verso Pd (con un piccolo recupero quindi delle uscite da Pd verso l’astensione), M5s e Lega.

Toscana
Anche a Livorno il flusso di voti dominante (e di misura nettamente all’entità dei flussi che normalmente emergono da queste analisi) è stato quello del Pd verso l’astensione (11,7%). Il Pd perde anche verso M5s (2,8%) e verso la lista di sinistra radicale Sì Toscana a sinistra (2,0%). Molto rilevanti – secondo l’analisi – sono anche le perdite dei 5 Stelle verso l’astensione (6,3%). Infine il successo notevole in Toscana della Lega è dovuto a una sommatoria di flussi che vengono da Fi e M5s (entrambi 1,9%), Pd (1%) e Fratelli d’Italia (0,5%).

Umbria
Il risultato dell’Umbria non si è discostato molto dalle previsioni, fatto salvo un successo superiore alle attese da parte della coalizione di centrodestra, dove tutti i partiti di quest’area si sono presentati in appoggio a un unico candidato. Il risultato un po’ deludente del Pd è da addebitare, a Perugia, a flussi verso l’astensione (4,3%), il M5s (2,7%) e Altre liste per Ricci presidente (1,1%). La Sinistra radicale delle europee di Tsipras ha perso soprattutto verso l’astensione.

Campania
Il successo di De Luca si è costruito, oltre che sui voti di provenienza Pd, anche su quelli raccolti dalle liste collegate, che sono 9 e che hanno ottenuto il 20,9% dei voti validi. Da dove sono venuti questi voti? Analizzando congiuntamente i flussi di Salerno e Napoli, a Salerno (città di De Luca) un flusso rilevantissimo – per il Cattaneo – è venuto da elettori del Pd del 2014, che nella misura del 12,2% hanno preferito votare per esempio per De Luca presidente oppure per Campania libera invece che per il Pd stesso. Questo flusso è presente, anche se in misura minore (ma importante), pure a Napoli (2,2%). Altri flussi su liste collegate a De Luca sono venuti da Fi (sia a Napoli che a Salerno), da Ndc-Udc (a Salerno), da M5s e dall’astensione (a Napoli). In entrambe le città il Pd perde verso l’astensione. Sia a Napoli che a Salerno il Pd perde verso il M5s, ma a Salerno il flusso è annullato (anzi superato) da uno di segno opposto

Puglia
L’elemento dominante l’esito elettorale pugliese è rappresentato – in base alla ricerca – dal successo delle liste collegate a Emiliano in aggiunta al Pd stesso: 7 liste che assieme hanno cumulato il 32,7% dei voti validi. Questi voti sono venuti da elettori che nel 2014 avevano votato Pd (flusso rilevantissimo di 7%), M5s (2,7%), Ncd-Udc (1,7%), astensionisti (1,2%). Altri flussi molto importanti sono quelli verso l’astensione: moltissimo verso il non voto perde il M5s (9,9%) e molto anche Forza Italia (7,9%). Le liste che si richiamano a Raffaele Fitto (Oltre con Fitto e Movimento politico Schittulli, che sono andate attorno al 15% su voti validi), hanno preso a Foggia voti un po’ da tutto lo schieramento politico: Pd (1,7%), Fi (1,6%), Ndc-Udc (1,2%), Astensione (0,9%), Fratelli d’Italia (0,7%).