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Ttip, in attesa del 9 giugno non ci resta che cinguettare

Oggi la Commissione Commercio internazionale del Parlamento europeo (Inta) comincia l’esame della risoluzione che l’emiciclo di Bruxelles tutto voterà il 9 giugno prossimo per esprimere il suo parere sul negoziato Transatlantico per la liberalizzazione di commercio e investimenti tra Usa e Ue o Ttip. E’ un modo per dire alla Commissione europea come la pensano le famiglie politiche degli Stati membri su come sta andando la trattativa, anche se non obbliga la Commissione in alcun modo a modificare la sua linea. Ma è anche un modo per noi cittadini di capire se veramente le nostre preoccupazioni sul Ttip sono state raccolte o no.

E qui cominciano le soprese. Qualche mese fa al parlamentare socialdemocratico tedesco Bernd Lange è stato affidato il compito di redigere una relazione che fungesse da bozza per la relazione. E ieri notte in parlamento europeo il pover’uomo è stato oggetto di una reazione a strilli e mazzate dai colleghi di maggioranza, socialdemocratico e popolari. Nei mesi scorsi, infatti, le diverse commissioni del Parlamento europeo avevano espresso il loro parere sulla relazione, ed erano emerse molte preoccupazioni che Lange non si è sentito di non raccogliere. E’ così che nell’elenco di emendamenti di compromesso elaborati in vista del voto di oggi raccogliendo l’accordo del numero più alto possibile di gruppi parlamentari ed entrati in Commissione Inta ieri sera, si prevedeva, tra l’altro, di chiedere la non introduzione del meccanismo di arbitrato privato (ISDS) in cui le imprese potevano citare gli Stati al di qua e al di là dell’Atlantico se una loro decisione non gli fosse gradita (emendamento di compromesso o cam 50).

Gli stessi gruppi politici popolare e socialdemocratico, nei propri emendamenti di compromesso (11 e 12), chiedono a Lange di riconoscere che “ormai sono disponibili i risultati della consultazione pubblica” promossa online dalla Commissione sull’ISDS, che al 97% circa degli oltre 150mila pareri espresso si è rivelata contraria al meccanismo, e che questo “ha innescato una riflessione nelle istituzioni europee e uno scambio con la società civile e le imprese su quale sia il modo migliore per proteggere gli investimenti assicurando al tempo stesso agli stati il proprio diritto a legiferare”.

Eppure, nell’emendamento specifico relativo all’arbitrato, dopo una nottata di accapigliamento contro il povero Lange, che voleva difendere questa linea perché era quella uscita anche dalle opinioni delle altre commissioni, il testo finale redatto sotto la responsabilità del presidente e che oggi va al voto, si riconosce il valore della proposta della Commissaria al Commercio Cecilia Malmstrom, presentata in commissione il 7 maggio scorso, in cui si prende atto del fatto che un Isds sia già stato introdotto nel trattato di liberalizzazione commerciale già concordato con il Canada (Ceta) – che aspetta la ratifica da parte dello stesso Parlamento europeo – e su quella base, dato dunque per scontato che l’Isds non si possa evitare come chiesto invece dalla consultazione popolare, si raccomanda di far sì che le eventuali cause vengano trattate nel modo più trasparente possibile e che si preveda un meccanismo di appello, oggi non contemplato.

Insomma una resa senza condizioni agli interessi dei grandi gruppi produttivi e finanziari da parte della maggioranza parlamentare, cui si oppongono nettamente gli emendamenti di Verdi, Sinistra e Efdd, cui appartengono i 5 stelle italiani. Una resa contro al quale si è schierato anche il giurista italiano Stefano Rodotà, che in questo video di appoggio alla campagna Stop Ttip Italia spiega il suo punto di vista, e perché sia importante firmare tutti la petizione popolare europea che chiede di fermare questo negoziato, e che il 6 e 7 giugno prossimo verrà portata nelle piazze di molte città italiane grazie alla collaborazione tra Greenpeace e la campagna nazionale.

Questo del Ttip è il caso più eclatante, ma se si scorrono gli emendamenti con una certa attenzione, è chiaro l’obiettivo dei socialdemocratici di assecondare la spinta dei popolari pro-Ttip costi quel che costi, considerato che questi ultimi hanno minacciato più volte di far cadere il proprio appoggio alla risoluzione se non fosse pienamente favorevole all’approvazione del trattato secondo le indicazioni attuali della Commissione, ossia completamente pro-liberalizzazioni e pro-deregulation.

Per questo la rete Stop Ttip in tutta Europa, da oggi e fino al 9 giugno prossimo, ha deciso di mettere sotto pressione i parlamentari europei, per far capire loro che nessuna di queste loro mosse di maquillage emendatorio passerà inosservato. Per raggiungerli anche all’interno delle aule parlamentari si è deciso di… cinguettare! Siccome nessun parlamentare spegne il cellulare in aula, con twitter è possibile far loro sentire il nostro dissenso in diretta partecipando al twitter storm che parte oggi con una prima “tempesta” per intensificarsi nel giorno del voto finale.

Gli account a cui indirizzare i tweet sono riportati nel link di seguito, mentre l’hashtag da inserire è #StopTTIP. Ecco come sostenere la mobilitazione in occasione del voto alla Commissione Commercio. Ecco come sostenere la petizione europea verso i due milioni di firme.