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Pena di morte, il repubblicano Nebraska la abolisce. È il diciannovesimo Stato

Il parlamento ha raccolto abbastanza voti per rovesciare il veto posto dal governatore Pete Ricketts alla legge sullo stop delle esecuzioni. L'ultima risaliva al 1997

L’Assemblea legislativa del Nebraska ha deciso l’abrogazione della pena di morte. Ci sono voluti tre voti, com’è tradizione per il parlamento di questo Stato del Midwest, per cancellare dal proprio sistema giudiziario la condanna capitale. La cosa è tanto più importante perché il Nebraska è uno Stato conservatore, con una forte maggioranza repubblicana, e i repubblicani si sono impegnati in una battaglia lunga e durissima contro il governatore Pete Ricketts, anche lui repubblicano e convinto sostenitore della pena di morte. Dopo il voto che ha superato il veto di Ricketts, dalla balconata dell’Assemblea sono partiti degli applausi; ma si sono sentite anche le proteste di alcuni parenti delle vittime di omicidi, che in questi mesi hanno sostenuto l’azione del governatore. E così salgono a 19 gli stati americani che hanno abolito la pena di morte

“Quello che è successo in Nebraska è un microcosmo di una tendenza ormai stabile a livello nazionale”, spiega ora Robert Dunham, executive director del “Death Penalty Information Center”. La tendenza è quella di una progressiva ma inarrestabile evoluzione dell’opinione pubblica americana. Diciannove Stati, oltre al District of Columbia, bandiscono a questo punto la condanna capitale. “Il Nebraska è diventato il primo Stato a prevalenza repubblicana a cancellare la pena, da quando il North Dakota la abolì, nel 1973”, spiega ancora Dunham.

Il risultato è stato reso possibile grazie alla formazione di una coalizione che ha superato divisioni politiche e ideologiche. I fautori del no alla “death penalty” hanno conquistato l’appoggio dei senatori repubblicani sulla base di differenti motivazioni: che la pena di morte è inefficace come deterrente nei confronti della criminalità; che è troppo costosa e in contrasto con i valori morali e religiosi dello stesso partito repubblicano; che, di fatto, è già un ricordo del passato (in Nebraska non ci sono esecuzioni dal 1997). Nell’aula dell’Assemblea legislativa si sono sentite citazioni del Genesi e della giudice Ruth Bader Ginsburg. “La condanna a morte non è perfetta, ma ne abbiamo bisogno”, ha spiegato la senatrice Lydia Brasch, che ha notato che la maggioranza dei cittadini dello Stato appoggiano la condanna. “Oggi facciamo qualcosa che trascende questo Stato e questa legislatura – le ha risposto un altro senatore,
l’indipendente Ernie Chambers – oggi facciamo qualcosa che ha a che fare con la dignità dell’essere umano”.

Alla fine hanno vinto coloro che credono che la condanna capitale non abbia nulla a che fare con la “dignità dell’essere umano”. Il governatore Ricketts, che ha condotto una battaglia strenua, sino al tentativo finale di veto, ha rilasciato un commento durissimo: “Le parole non possono esprimere il mio stupore di fronte alla perdita di uno strumento così importante per proteggere le forze dell’ordine e le famiglie del Nebraska”. Gli sforzi di liberal e conservatori per mettere fuori legge la pena capitale non sono del resto nuovi nella capitale Lincoln. Il primo progetto di legge per bandire la pena risale al 1981 e il Nebraska nel 1999 impose una moratoria sulle esecuzioni. A questo punto, con la legge appena votata dall’Assemblea, le condanne a morte si tramutano in ergastolo.

Mentre il Nebraska compie questo passo storico, è comunque tutto il sistema, e tutti gli Stati Uniti, che sembrano sul punto di un ripensamento generale. Sei Stati, dal 2007, hanno abolito la sentenza capitale: Maryland, Connecticut, Illinois, New Mexico, New Jersey. Praticamente tutte le esecuzioni sono state bloccate, in attesa di una sentenza della Corte Suprema, che deve decidere se la “death penalty” costituisce una “punizione crudele e inusuale”, quindi in contrasto con la Costituzione.

Il caso, Glossip v Gross, è stato portato davanti ai nove giudici lo scorso aprile, e ruota attorno a quanto successo in Oklahoma nel 2014, quando il cocktail di medicinali usato per uccidere Clayton Lockett ebbe effetti disastrosi e ci vollero 43 minuti, e apparenti, atroci sofferenze, prima che il condannato fosse dichiarato morto. Molti Stati americani stanno del resto sperimentando una carenza dei medicinali di solito utilizzati per le iniezioni letali – in primo luogo il pentobarbital – che le aziende farmaceutiche europee, per paura di boicottaggi, non forniscono più. Ciò ha condotto all’uso di sostanze spesso non testate e dagli esiti imprevedibili, come nel caso di Lockett. Il Nebraska ha preferito non aspettare la sentenza della Corte e ha deciso di bandire, per sempre, l’uccisione di uomini e donne nelle sue prigioni.