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Cassa depositi, l’utile cala. Ma a Tesoro e fondazioni bancarie 853 milioni di cedola

Nel 2014 il gruppo che gestisce i risparmi raccolti da Poste Italiane ha visto il margine di interesse calare del 54%, a poco più di un miliardo dai 2,5 miliardi del 2013. Il margine di intermediazione è scivolato del 14,4% e l'utile è sceso del 7,6% a 2,2 miliardi. La raccolta però sale a 344 miliardi

Per i risparmiatori postali i rendimenti di libretti e buoni fruttiferi sono ridotti al lumicino, per i soci di Cassa depositi e prestiti la cedola è invece in linea con quella dell’anno precedente nonostante gli indicatori di redditività siano tutti in calo. L’assemblea del gruppo, che gestisce i risparmi raccolti da Poste Italiane, ha deciso infatti di staccare un dividendo da 853 milioni. Di questa somma 156 milioni finiranno nei forzieri delle fondazioni bancarie azioniste che sono proprietarie del 18,4% di Cdp. Al ministero dell’Economia, che detiene l’80,1% di Cdp, andranno invece 683 milioni.

Al Tesoro però hanno poco di cui gioire, dal momento che i risultati della Cassa sono tutti in peggioramento sia a livello di capogruppo che di consolidato. Il margine di interesse della spa è infatti calato del 54% a poco più di un miliardo dai circa 2,5 miliardi del 2013. Il margine di intermediazione è scivolato del 14,4% alleggerendosi di 450 milioni. Il risultato di gestione si è contratto del 18,4% e l’utile è sceso del 7,6% a 2,2 miliardi. Il trend è analogo a livello consolidato: il margine di interesse cala del 61,8% scendendo sotto il miliardo, il risultato di gestione scende del 26,5% a 5 miliardi e l’utile d’esercizio si riduce di oltre un quinto (-22,4%) attestandosi a 2,6 miliardi contro i 3,4 miliardi del 2013.

L’utile in calo, spiega Cdp nella relazione al bilancio, è legato ad “una preventivata contrazione registrata dal margine di interesse” che è figlia della “discesa del rendimento del conto corrente di Tesoreria a livelli minimi storici anche per effetto delle novità introdotte dal DM 28 maggio 2014 relative alla revisione delle modalità di calcolo della remunerazione delle giacenze”. Alla base della flessione ci sarebbe quindi essenzialmente una motivazione di carattere sostanzialmente tecnico. Non si può però tralasciare il fatto che Cdp ha anche subito la flessione del 50% degli utili e dividendi delle partecipazioni (632 milioni). Per fortuna che, nonostante la crisi, la raccolta continua ad aumentare (+10% a 344 miliardi), testimoniando la fiducia degli italiani nella Cassa depositi e prestiti. Che registra un attivo patrimoniale da 402 miliardi (+9%) e 184 miliardi di disponibilità liquide.

Il dato è particolarmente rilevante perché le preziose risorse raccolte dalla Cdp sono impiegate per finanziare i progetti degli enti locali e per “supportare la crescita dimensionale e lo sviluppo internazionale delle pmi e di imprese di rilevanza strategica”, come ricorda il bilancio 2014. Si tratta di risorse che, scrive il presidente Franco Bassanini, “vanno attentamente tutelate e adeguatamente remunerate ed è per questo motivo che i criteri di investimento in società partecipate sono orientati al rispetto di requisiti cruciali, tra cui la stabilità dell’equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico e adeguate prospettive di redditività”. Secondo queste linee di intervento il gruppo Cdp continuerà “a costituire nel prossimo futuro un pilastro fondamentale di sostegno all’economia del nostro Paese”. Almeno finchè Bassanini, il cui mandato scade ad aprile 2016, resterà in sella.