Diritti

Legge 40, cade divieto procreazione assistita per chi ha patologie genetiche

La decisione della Corte Costituzionale annulla anche il divieto di accedere alla diagnosi pre-impianto. Molte parti della norma erano già state eliminate tra cui il divieto assoluto alla fecondazione eterologa e il divieto di diagnosi pre-impianto per le coppie infertili. Rimane il no per coppie omosessuali e single

Le coppie fertili portatrici di patologie genetiche potranno ricorrere alla procreazione medicalmente assistita. A stabilirlo la Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità del divieto fino ad ora contenuto nella legge 40. Cade anche l’impossibilità di accedere alla diagnosi pre-impianto. La Consulta ha ricevuto il ricorso contro le due parti della legge 40 circa un anno fa. Lo scorso aprile c’era già stata un’udienza davanti alla Corte Costituzionale, che però aveva deciso di rinviare la decisione ad una successiva camera di consiglio.

Filomena Gallo, uno degli avvocati delle coppie coinvolte esprime così la sua soddisfazione: “Apprendo dai media la notizia che la Consulta ha dichiarato incostituzionale la norma che vieta la fecondazione assistita alle coppie fertili con malattie genetiche. Esprimo gioia e soddisfazione: ci aspettavamo una sentenza in tal senso, che rispettasse i diritti delle coppie che chiedono l’accesso ai trattamenti sanitari affinché siano rispettati diritto alla salute e principio di uguaglianza”.

In questi anni, molte parti delle legge 40 sono state eliminate. Si tratta del divieto di produzione di più di tre embrioni, l’obbligo contemporaneo di impianto di tutti gli embrioni prodotti, su cui è intervenuta appunto la Consulta nel 2009, il divieto di diagnosi pre-impianto per le coppie infertili, con intervento del Tar del Lazio, e, appunto, il divieto alla fecondazione eterologa. E’ invece rimasto in vigore il divieto di accesso alla fecondazione assistita per i single e le coppie omosessuali.