Politica

Sinistra: è possibile ricrearne le basi partendo dal Sovieticum pardon Italicum?

“Critica liberale” viene da assai lontano. Ora in forma cartacea viene pubblicata trimestralmente da Dedalo edizioni, e un anno fa abbiamo pensato di produrre pure un quindicinale di riflessione sull’attualità politica che si affiancasse agli interventi quotidiani del nostro sito.

Siamo abituati da tempo a battaglie di minoranza, eredi di un pensiero che in Italia ha avuto sempre scarsa fortuna. Anche se ha fatto la storia della maggior parte dei paesi a noi vicini. Forse è proprio per questo che il nostro paese sta andando in rovina. Imprigionato da una cultura politica dominata dai reduci dei totalitarismi novecenteschi e dalla cappa clericale, nonché dagli accordi perversi tra tutti questi  campioni dell’avversità storica alla democrazia liberale, il nostro paese non è riuscito a entrare pienamente nella Modernità. Le classifiche europee e mondiali ci danno per ultimi o quasi ultimi, siamo primi solo nella corruzione. Un paese dunque che sta alla disperazione.

Ricreare la Sinistra su altre basi è “vasto programma”. Che ognuno porti il suo mattone. Noi abbiamo alle nostre spalle grandi maestri, e poi la passione per il conflitto, per lo Stato di diritto, per il libero pensiero. In questo numero pubblichiamo due editoriali, uno di Giovanni Vetritto su cosa significa per noi essere liberali, e un altro di Giovanni La Torre su quella sciagura storica che è stato il neo liberismo. Noi abbiamo alle nostre spalle continue battaglie politiche contro il cesarismo, ora delinquenziale (vedi Berlusconi) ora peronista (vedi Renzi).

In questo numero abbiamo un Orientamento di Critica sul Sovieticum, pardon l’Italicum, che è giudicato come un vero e proprio attentato al principio liberale della divisione dei poteri. Abbiamo anche una cronaca (Riccardo Mastrorillo) delle ultime giornate dell’aula sorda e grigia in mano a una classe politica indecentemente arroccata in  difesa delle proprie rendite. Un’altra battaglia storica di Critica è il laicismo. Su questo abbiamo due articoli: Paolo Bonetti ci parla delle ultime sortite verbali di Francesco e con ironia introduce un argomento su cui batteremo sempre, ovvero la distanza siderale tra le parole e i fatti che contraddistingue da sempre la politica vaticana. Con giusta veemenza Maria Gigliola Toniollo ci narra di una tragica  vicenda di Veronica Bolina, modella nera trans gender, che ha molto a che  fare con la mentalità clericale. In ultimo, un provocatorio intervento sui black bloc. Lo ha scritto un “anarchico”. Per noi liberali i veri anarchici sono i “cugini ottimisti che sbagliano”. Ma a Milano l’anarchia non c’entra nulla. Ci piacerebbe che si aprisse un dibattito.

Criticaliberalepuntoit in ogni numero allega un supplemento mensile, uno è “Gli Stati Uniti d’europa”, che sarà presente il prossimo fascicolo) e il secondo è “9 novae”, diretto da Michele Fianco, che si dedica all’analisi dell”universo cultura’. Nel numero 7 ampio spazio è dedicato alla poesia sperimentale. Da quella di un secolo fa che fa “dello sprezzo delle regole, dopo di averle sapute” il suo progetto – come scrive Francesco Muzzioli parlando di Gian Pietro Lucini, alla poesia sperimentale contemporanea, con un ampia sezione di inediti di Lidia Riviello. Quindi, prosegue la redazione della Nuovissima Enciclopedia di Marcello Carlino; la riscrittura cioè per parole chiave di alcuni concetti essenziali della cultura. Infine, lo sguardo di Isabel Violante sullo ‘stato delle cose’ della produzione culturale in Francia, che prelude a un’indagine invece sulle scuole d’arte e la didattica: ne parlano Filippo Bianchi, relativamente al jazz, e Paolo Restuccia, per quanto riguarda le scuole di scrittura.

La copertina, questo mese, è di Dino Ignani.

Enzo Marzo
Direttore Critica Liberale

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